sabato 30 marzo 2013

CONFESSIONE DI UN VAMPIRO di Paolo Secondini

                                

 Timişoara, Romania, 1832.
Il barone Brad Corneliu allontanò dalle labbra la coppa di cristallo e rimase a osservare, alla tremula luce delle candele, il liquido denso e vermiglio in essa contenuto. Poi volse lo sguardo verso il suo ospite inglese, il giornalista Harold Mallory (del London Evening News), che sedeva a tavola alla sua destra, con in mano un bicchiere di cherry.
«La notte!» esclamò, pacato, il barone. «Solo la notte accoglie i nostri respiri, vede le nostre figure aggirarsi nelle vie di paesi e villaggi in cerca di sangue, necessario alla nostra esistenza… La luce del giorno, invece, ci annienta; riduce a un mucchio di cenere il nostro esile corpo, dopo averlo bruciato inesorabilmente; distrugge in pochissimi istanti una vita che dura da secoli… Sia maledetta la luce del giorno!... L’esserne privi non rappresenta per noi un motivo di angoscia.» Rimase un momento in silenzio, quindi, levando gli occhi al soffitto, aggiunse, con voce ispirata: «Noi siamo i signori delle tenebre, del cui triste colore ci vestiamo, ci ammantiamo. Al contrario, voi esseri umani siete da esse atterriti… Ma è proprio di notte che i vostri cuori pulsano più del dovuto, con gioia o dolore, per un sentimento che in fondo ci accomuna: l’amore.» S’interruppe di nuovo. Bevve un piccolo sorso dalla coppa di cristallo. Si asciugò le labbra con la punta del dito che lambì con la lingua, voluttuosamente. Riprese: «Per amore godiamo o ci disperiamo come voi, che per esso, a volte, rinunciate alla vita, specialmente quando le pene del cuore diventano insopportabili al punto di rendere tetri e sgradevoli i vostri giorni; per esso, talora, noi diventiamo fragili e vulnerabili, tanto da andare stoicamente incontro al destino, nella luce più viva e accecante del giorno.» Il barone Brad Corneliu rimase ancora in silenzio, quindi, dopo un sospiro: «La mia adorata Brandusa, fedele compagna per anni, mi attende già cenere e io, tra poco, a lei mi unirò.»
Portò di nuovo la coppa alle labbra e bevve quanto restava del liquido denso, vermiglio. Poi si alzò lentamente dalla sedia e, a piccoli passi, si avvicinò alla parte centrale di una tenda, in fondo alla sala. Ne afferrò i lembi di due metà accostate fra loro e, con rapido gesto, le allontanò l’una dall’altra, dischiudendole.
La luce del sole, filtrando attraverso una grande finestra, lo investì pienamente.
Brad Corneliu rimase immobile, la testa china sul petto. Dopo qualche momento, si volse verso il suo ospite inglese ancora seduto a tavola, lo sguardo attonito, il bicchiere di cherry nella mano.
Ad Harold Mallory parve di scorgere, sulle livide labbra del barone, un lieve sorriso. 
Corneliu tornò a guardare la luce del sole, le braccia distese di lato, parallele al pavimento, le mani che ancora stringevano i lembi delle metà della tenda.
Si udì una lieve, ovattata esplosione sul suo corpo, che fu all’istante avvolto dalle fiamme. Benché queste lo divorassero, egli non ebbe alcuna reazione, né gridò dal dolore.
Stette fermo, le braccia aperte, come in croce.
Con la mente e il cuore pieni di orrore, Harold Mallory udì per l’ultima volta la voce, ferma e tranquilla, del barone:
«Eccomi, mia diletta Brandusa. Finalmente!... Tra poco saremo di nuovo insieme… Niente e nessuno potranno separarci.»
Dopo di che il suo corpo, ancora in preda alle fiamme, si accasciò lentamente a terra. Continuò a bruciare per molto – emanando un puzzo nauseante – finché non divenne un mucchio di cenere.
Per tutto il tempo, il giornalista restò in uno stato di torpore, quasi paralizzato sulla sedia. Infine si scosse e depose il bicchiere sulla tavola. Poi si alzò e, con le gambe tremanti, compì qualche passo nella sala. Aveva sul volto un pallore mortale.
Nel silenzio assoluto gli parve di udire una voce soave di donna:
«Ti aspettavo, mio amatissimo Brad. Il nostro destino è compiuto.»
A un tratto dal mucchio di cenere, sul pavimento, si alzò in volo, con rumore appena percettibile, qualcosa di piccolo e scuro che andò ad aggrapparsi a una trave, in un angolo buio del soffitto.
Ad Harold Mallory parve un pipistrello.


2 commenti:

  1. L'elemento forte del racconto sta proprio nella riflessione del vampiro. In essa si scavano le ragioni di quel tormento d'oltretomba che accomuna tutti i mitici succhiatori di sangue. E' il mistero dell'incontro tra vita e morte, tra l'amore e il nulla. Qui, in una perfetta unità di tempo e di spazio, si aprono gli orizzonti su questo mistero e il tutto regala al lettore un brivido non indifferente. Bella la forma espressiva.

    Giuseppe Novellino

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  2. Commento magistrale, il tuo, caro Giuseppe, ti ringrazio.

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