lunedì 8 aprile 2013

L'ASSALTO di Paolo Secondini


Al riparo dietro i sacchetti di sabbia della trincea, il sergente guardava verso le linee nemiche, distanti all’incirca trecento metri. Anche i soldati, con i fucili tra le mani, guardavano in quella direzione.
Silenziosi e immobili, avevano un’espressione preoccupata. Ognuno di loro, infatti, si aspettava l’assalto decisivo – per lo meno il più spaventoso – di quella terribile guerra che ormai durava da più di un anno.
«Maledetta attesa!» ringhiò d’un tratto il sergente e sputò oltre il parapetto della trincea. «Non c’è nulla di più snervante.»
«Forse… è il caso di rompere gli indugi,» osservò, timidamente, un soldato, «e andare all’assalto per primi.»
«Sarebbe inutile, come lo è stato finora,» rispose il sergente. «Quei bastardi trovano sempre il modo di rimettersi in piedi e attaccarci di nuovo, ogni volta più baldanzosi di prima.»
«E allora?... Che facciamo?»
«Allora niente. Aspettiamo. Prima o poi dovranno decidersi…»
All’improvviso un cupo frastuono giunse dalle linee nemiche.
«Eccoli!» esclamò il sergente volgendo la testa di lato. Poi, alzando la voce in modo che tutti sentissero: «Tenetevi pronti. Che nessuno abbandoni il suo posto.»
«Ho una… paura dannata!» mormorò un soldato che era al suo fianco.
«Anch’io!» gli rispose il sergente. «Ciò nonostante sparerò, senza esitare, su quei luridi figli di Satana. Per la tua e nostra salvezza consiglio anche a te di farlo.»
«Lo farò… lo farò…» disse il soldato, ma senza convinzione.
«Molto bene!»
Da lontano, intanto, un biancore ondeggiante avanzava velocemente come sospinto da urla inumane.
«Non lasciatevi intimorire!» gridò il sergente, la cui voce, per un momento, sovrastò il fragore dei nemici. «Mirate in mezzo alla fronte, dietro cui si annida il loro cervello schifoso. Mirate e sparate. Abbattetele tutte quelle carogne!»
«Signorsì!» risposero insieme i soldati che, a quelle parole, parvero rincuorarsi.
Non appena i nemici furono vicini:
«Fuoco!» gridò di nuovo il sergente. «Non lasciateli avvicinare.»
I fucili crepitarono all’istante, riempiendo l’aria di fumo e odore di polvere da sparo.
Le teste di molti nemici esplosero letteralmente, spargendo all’intorno spruzzi di sangue, frammenti di ossa e cervello. Non per questo gli assaltatori che venivano dietro arrestarono la corsa. Urlando più forte, scavalcarono il corpo dei compagni caduti, mostrando chiaramente, alla vivida luce del sole, le orbite vuote e i ghigni crudeli dei loro orribili teschi, solo in parte coperti di carne o brandelli di pelle.
«Dannati zombie!» latrò il sergente. «Fatevi sotto! C’è piombo per tutti.»

1 commento:

  1. Fulminante... e bello! Con la tecnica di Brown, si scivola dalla prima guerra mondiale all'invasione zombie. Idea arguta per un racconto davvero divertente.

    Giuseppe Novellino

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