mercoledì 22 maggio 2013

LE DUE ARPE di Paolo Secondini



Dai neri cancelli della notte pendono due arpe: una è lucida, grande, splendente di perle e pietre preziose, che al chiaro di luna sembrano lacrime di stelle; l’altra è piccola, scura, brutta a vedersi, dalle corde contorte e arrugginite.
Un suono si leva melodioso nel silenzio della notte, e quanti lo ascoltano pensano all’arpa più grande e più bella. 

* * *
Sui neri cancelli della notte un’arpa soltanto gli uomini hanno voluto che restasse, quella splendente di perle e pietre preziose; l’altra, piccola e brutta, l’hanno donata a un vecchio mendicante, perché la portasse con sé nel suo continuo vagabondare, cercando di trarne qualcosa per vivere.
Ora, nel silenzio della notte, una voce si leva sgraziata, lamentosa, dall’unica arpa, quella lucida e grande; una voce che, irrompendo nei sogni, atterrisce i cuori, trasforma, in grida spaventose, i sospiri degli innamorati.
Un suono invece si ode, soave e melodioso, lontano, in ignote contrade del mondo.



3 commenti:

  1. Splendida e sintetica metafora della stupidità umana. Per fortuna tra noi resiste sempre qualche povero mendicante; un opportunità (l'unica?) di salvezza.

    Sauro Nieddu

    RispondiElimina
  2. Racconto bonsai davvero, ma molto carino, e anche con la morale.

    RispondiElimina
  3. Un raccontino nello stile della'apologo, breve, intenso e molto significativo.

    Giuseppe Novellino

    RispondiElimina