sabato 29 giugno 2013

OLTREMARE di Paolo Secondini e Luca Filippi

  - Devi farlo tornare a qualsiasi costo... Non posso vivere senza di lui... lontano dal suo amore.
     La voce implorante di Charlotte tradiva l’angoscia che la tormentava da tempo. Il suo gracile corpo era scosso da un tremito lieve, come a volte le capitava.
     Senza aspettare risposta, distolse lo sguardo dal vecchio sacerdote che era con lei, e lo volse verso le acque tranquille del mare. Quella vista parve calmarla. Emise un sospiro profondo e sentì la mano del prelato stringerle un braccio con dolcezza. Si girò di nuovo a guardarlo. Aveva gli occhi lacrimosi, ma di un limpido blu cobalto, come il colore degli occhi del suo amato Massimiliano.
      - Altezza - disse in tono sereno il sacerdote. - Non credete sia meglio rientrare? Tra poco sarà buio, e già soffia una brezza fastidiosa, piuttosto fredda.
    Charlotte non rispose; improntò le labbra a un lieve sorriso. Poi, dopo avere gettato ancora un’occhiata alle acque del mare, si volse a guardare, alle sue spalle, la bianca facciata della villa, che il sole morente tingeva di un pallido rosa. Quella lussuosa dimora - lei ricordò - era stata eretta sopra un’altura abitata da alcuni eremiti, i quali, scacciati senza pietà da quel luogo di preghiera, avevano lanciato, come si diceva, terribili maledizioni. In queste Charlotte non aveva mai creduto. Ma a volte rabbrividiva, ripensando alla sorte di Massimiliano, fucilato come un nemico nel lontano Messico.
      Massimiliano!
      Si rammaricò di non avergli dato un erede; di non essergli stata vicina nell’ultimo istante della sua vita; di non avere potuto baciare per l’ultima volta le sue labbra.
“Amore mio!” pensò Charlotte. “Perché il nostro destino è stato tanto crudele? Perché la vita ha voluto impedirci di essere felici?”
   - Vi prego, Altezza - disse di nuovo il sacerdote, spingendola avanti con dolcezza, - è meglio rientrare. La vostra salute mi preoccupa.
L’ansia del vecchio prelato pareva sincera. Ancora una volta lei non rispose, ma acconsentì annuendo con il capo.
      Quel prete, che Pio XI aveva messo al suo fianco, le era di grande conforto. Era la sola persona che, con parole e modi cortesi, le rendesse ancora gradita l’esistenza. Sembrava che Charlotte non potesse più vivere senza sentire la sua voce, senza la sua comprensione, senza il continuo incitamento a non avvilirsi, a reagire con coraggio alle varie difficoltà della vita. E Charlotte, che aveva bisogno di lui, lo cercava solitamente nel luogo dove l’anziano sacerdote passava il suo tempo: la cappella della villa.
     Una sera il prelato, mentre era in preghiera ai piedi dell’altare, si girò di scatto, sentendosi chiamare da Sua Altezza. Fece per alzarsi ma lei, andandogli incontro a passi veloci, si gettò ai suoi piedi.
     - Devi farlo tornare a qualsiasi costo. Ti scongiuro! - implorò Charlotte, con voce rotta dall’emozione. - Solo tu, padre Arduino, puoi farlo. Prega il tuo Dio, quel Dio che è stato crudele con me, che lo faccia tornare... Ti supplico!... A te certamente darà ascolto.
     - Rialzatevi, Altezza. Sono io che vi supplico... Vi supplico con umiltà di non essere ingiusta con Dio. Nessuno conosce i disegni della sua mente imperscrutabile.
      Aiutò Charlotte a rimettersi in piedi poi, guardandola intensamente negli occhi:
      - Voglio aiutarvi, Altezza. Farò quello che posso per alleviare il vostro dolore. Vedervi così mi rattrista, mi addolora profondamente. Voglio che abbiate ancora fiducia nella vita e, soprattutto, nel vostro unico Dio, al quale voi siete molto cara, più di quanto possiate immaginare.
Dopo averle accarezzato una spalla con dolcezza, padre Arduino condusse Sua Altezza presso l’altare e, fissandola negli occhi:
    - Quando mi vedrete cadere per terra, controllate che il mio vecchio cuore non abbia più battiti, chiudetemi gli occhi e sussurratemi in viso il nome del vostro amatissimo sposo.
Lì per lì Charlotte non capì il senso di quelle parole. Ricambiò inebetita lo sguardo del prete, le labbra semiaperte.
      - Vi prego - ripeté il prete, - fate come vi ho detto. La vostra salute mi sta a cuore, Altezza. Voglio che finalmente voi ritroviate la pace, quella pace che posso donarvi soltanto in un modo... Non abbiate paura. Fidatevi di me.
      Detto questo, padre Arduino si segnò e prese a biascicare una preghiera. Il suo sguardo parve fissare un punto imprecisato della cappella, mentre i suoi occhi si dilatavano, diventando di un blu ancora più intenso. A un tratto cessò di pregare, sospirò, poi, con lentezza, si accasciò a terra.
     D’istinto Charlotte si portò le mani alla bocca, quasi volesse trattenere un grido. Rimase un istante a fissare il corpo del sacerdote, che non dava più segni di vita. Con trepidazione si piegò sulle ginocchia e, dopo aver constatato la morte di padre Arduino, gli chiuse le palpebre con la punta delle dita. Infine, sussurrò sul suo volto - come le era stato detto - il nome che sempre avrebbe custodito nel cuore: Massimiliano.
* * *
  Il principe Philippe guardò sua sorella, imperatrice abdicataria del Messico, principessa reale del Belgio, e non la riconobbe. Da un po’ ella aveva sul viso un’espressione un po’ strana, indecifrabile, a volte stralunata.
     - È così da quando è stata trovata accanto al vecchio cappellano, morto di infarto mentre pregava - informò la dama di compagnia, anziana vedova di un conte belga, mentre si aggiustava la crinolina. - Era un uomo strano, il prete... Le voci, Altezza, dicevano che fosse un santone o una sorta di stregone... che parlava con i defunti...
    Philippe si avvicinò al parapetto a picco sul golfo. Affacciandosi, fu colto da grande malinconia, e sentì il castello di Miramare gravargli addosso come un’oscura minaccia.
      Da quando Charlotte era tornata dal Messico, dopo che l’imperatore Massimiliano era stato ammazzato, senza che nessun monarca d’Europa - neppure Francesco Giuseppe, suo fratello - avesse mosso un dito per salvarlo, lei non era più stata la stessa.
      - Fate venire la carrozza, riportiamo Charlotte a casa - ordinò il principe rientrando in villa.
Sua Altezza, che proprio in quel momento scendeva una imponente scalinata, sentì Philippe pronunciare quelle parole.
      Tese la mano alla sua destra per appoggiarla sul braccio di Massimiliano che era al suo fianco. Si girò a guardarlo; gli sorrise. Ricordò in quel momento le parole di padre Arduino: “Voglio che abbiate ancora fiducia nella vita e, soprattutto, nel vostro unico Dio.” Come poteva non averne, ora che il suo amatissimo sposo era di nuovo con lei?
    Mentre scendeva la scalinata tutti si volsero a guardarla, chi scuotendo la testa, chi con espressione pietosa negli occhi. Sua Altezza non ci badò, né le diede fastidio la compassione degli altri.
    La carrozza era già pronta davanti all’ingresso della villa. Quando Charlotte la raggiunse, attese che Massimiliano le porgesse la mano per aiutarla a salire. Sedettero l’uno vicino all’altra, felici come un tempo.
Poi la carrozza si mosse e, dopo un po’, il bianco castello sul mare scolorò nella bruma.

5 commenti:

  1. Bellissimo racconto fanta-storico; la scrittura è perfetta, non ho trovato una sbavatura. E il tema beh, quantomeno inquietante.
    Sauro Nieddu

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  2. Bellissimo racconto, elegante nella sua struttura, dove la storia (perfettamente rievocata) si sposa armonicamente con l'elemento fantastico.

    Giuseppe Novellino

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  3. Caro Paolo,
    che emozione rileggere questo racconto, scritto insieme tanti anni fa!
    E' sempre bello vedere i frutti di una buona collaborazione...
    a presto!

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  4. Ciao, Luca.
    Sì, racconto di qualche anno fa: forse cinque o sei, non ricordoo bene. Bello davvero! Sono contento che sia piaciuto anche a Sauro e Giuseppe.

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  5. Emotivamente trascinante...
    L'idea dell'autore/autori di far incontrare il redivivo Massimiliano con la sua amata Charlotte in una dimensione surreale è molto interessante. Emerge in questo racconto la vulnerabilità della donna in quanto tale, che accostata alla ipersensensibilità di cuii spesso è fautrice, riesce a trasmettere al lettore il senso sottile dell'innamoramento.

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