mercoledì 14 agosto 2013

UN INCONTRO di Paolo Secondini




A Giuseppe Novellino

«Oh, Shel! Che piacere vederti!»
«Ciao, Giuseppe, come stai? Non ci sentiamo dal giorno della mia intervista.»
«Direi proprio di sì.»
«Avrei voluto chiamarti, scriverti almeno una mail, ma i molti impegni mi lasciano solo il tempo di respirare… Penso di essere imperdonabile.»
«Ma che dici! Non lo sei affatto.»
«Sì, invece!»
«Ti assicuro di no!»
«La verità è che sei, come il solito, di una gentilezza unica, squisita…»
«Dài, non farmi arrossire…»
«Dico sul serio.»
«Lo so… ma non merito i tuoi complimenti.»
«Meriti anzi di più e, proprio per questo, voglio confidarti una notizia di cui nessuno è al corrente; una notizia che ho sempre tenuta segreta.»
«Mi incuriosisci. Conoscendoti, non può che trattarsi di qualcosa di strepitoso.»
«Hai detto bene. Qualcosa che, sicuramente,  produrrà uno shock nei miei ammiratori, vecchi e nuovi.»
«Insomma, di che si tratta?... Ora non sto nella pelle.»
«Tutti quanti mi conoscono come Shel Shapiro, invece…»
«...invece ti chiami Norman David Shapiro, lo so… Shel è soltanto un nome d’arte, fittizio insomma.»
«Non è esatto.»
«No?»
«No, Giuseppe… Shel è il nome del mio gemello.»
«Come?... Hai un fratello gemello?»
«Sì! Un bravo cantante e chitarrista… Quello che, in sostanza, ha sempre interpretato tutti i successi dei Rokes.»
«Aspetta, Shel… cioè Norman David... credo di non capire… Vorresti dire che lo Shel Shapiro dei Rokes non eri tu, ma il tuo gemello?»
«Non proprio… Ero io fisicamente, ma a cantare e suonare era mio fratello. Io facevo solo finta. Muovevo la bocca e le mani, ma senza pronunciare una parola, senza sfiorare le corde della chitarra.»
«Caspita, Shel, cioè Norman!… Questa sì che è una vera notizia!… Ma perché ricorrere a un sotterfugio? Non poteva cantare e suonare direttamente il tuo gemello?»
«No, non poteva… Troppo timido per apparire, ma troppo bravo per non farsi sentire. Così io, che non ho mai cantato né suonato in vita mia…»
«Hai avuto quel vasto successo che invece spettava a tuo fratello, il vero Shel.»
«Proprio così!... Ma ora voglio si sappia come stanno le cose, voglio tu scriva un articolo, un racconto, o che mi faccia un’altra intervista per far conoscere la verità.»
«Perché, Norman?»
«Per dare finalmente a Shel ciò che gli spetta di diritto: perché possa essere fiero e soddisfatto…»
«Penso che già lo sia, completamente. Chi potrebbe non esserlo avendo per fratello una persona onesta, sincera, come sei in questo momento?»
«Sì… ma ho rivelato la verità solo ora, dopo tant’anni… Un po’ troppo tardi, non credi?»
«Forse è vero, Norman David Shapiro!… Ma in Italia – ormai dovresti saperlo – c’è il detto: meglio tardi che mai.»

(Ovviamente è “un incontro” di pura fantasia)

6 commenti:

  1. Ah ah ah ah! Sei un grande Paolo! Divertente. Lo scrittore si vede anche da questo... basta un'ispirazione per gettare le basi di una storia.
    Speravo che il racconto si concludesse con una chiave fantastica ma va bene così.

    DOM MAIOLO

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  2. Grande, Paolo!!! Divertentissimo questo tuo racconto in forma dialogica, che non fa una grinza. Ti sei ispirato al mio terzo racconto sui Rokes, impostando la narrazione come se fosse una cosa vera. A questo punto, Shel dovrebbe proprio intervenire... dopo essersi fatto una risata, naturalmente.
    E sai che mi hai proprio caratterizzato? E' la prima volta che compaio come personaggio in un racconto. Ti ringrazio molto. Sei fortissimo!!!

    Giuseppe Novellino

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  3. Grazie Domenico.
    E grazie Giuseppe. Meno male che l'hai presa simpaticamente. In effetti il raccontino - ispirato proprio dalla tua trilogia sui Rokes - non intendeva altro che strappare un sorriso.
    A proposito: nella illustrazione vedo che tu e Shel vi state per abbracciare. Dove è avvenuto questo?

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  4. In un mondo parallelo. Ma il nostro era semplicemente un abbraccio (per così dire) accademico... nulla di più. Sia io che lui siamo tradizionalisti. Amiamo abbracciare le donne... e in modo non così accademico, ovviamente.

    Giuseppe Novellino

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  5. "Amiamo abbracciare le donne... e in modo non così accademico, ovviamente."
    Non ne dubitavo affatto, caro Giuseppe.
    Ciao

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  6. Un racconto davvero allegro.
    Bravo Paolo.
    Spassoso anche lo scambio di messaggi tra Paolo e Giuseppe.

    Antonio Ognibene

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