lunedì 20 gennaio 2014

È UN ORDINE! di Paolo Secondini



In quel che restava della cabina di pilotaggio, tra lamiere contorte, cavi spezzati e strumenti fuori uso, vi erano un uomo e una donna: gli unici sopravvissuti dei trenta membri dell’astronave Ligeia.
Per una improvvisa avaria, era stata costretta a un atterraggio di fortuna sulla superficie rocciosa del pianeta Heryon.
Nonostante l’abilità del pilota, l’impatto col suolo era stato disastroso.
Era, quella, la prima notte che i due trascorrevano, del tutto soli, su un mondo a loro sconosciuto.
L’energia era quasi esaurita; il freddo, intenso.

* * *

Il comandante Also Righera tremava visibilmente.
«Siamo… alla fine… La temperatura è scesa notevolmente,» disse a stento, mentre un denso vapore gli usciva dalla bocca. «Credo che sarà… una notte terribile… Il relitto è il nostro… unico rifugio… Il pianeta… non sembra offrire ripari migliori…»
«Sono certa che ce la faremo, comandante. Per fortuna nessuno dei due è ferito in modo grave.»
«Già, Helmya!... Abbiamo… cibo sintetico a sufficienza… per molto tempo… Ma il freddo… il freddo è davvero micidiale.» Si fregò energicamente le mani; alitò su di esse. «Mai sentito… niente di simile in tutta la mia vita.»
La donna accostò il suo viso a quello di Righera.
«Se lei acconsente, comandante, credo che potremmo…»
«Che cosa… tenente?»
«…scaldarci a vicenda.»
«E come?»
Seguì un momento di silenzio. Quindi, in tono deciso:
«Venga tra le mie braccia,» lei rispose.
Also Righera la guardò stupito (sedevano l’uno accanto all’altra).
«Che cosa… ha detto?»
«Su, coraggio!»
Il comandante la fissò di nuovo, più a lungo, poi emise un breve sospiro e si rannicchiò, come un bambino, tra le sue braccia.
«Ecco, così,» lei disse. «Si accosti al mio petto. La stringo appena. Non abbia timore.»
Dopo un po’:
«Il suo corpo è caldo, tenente… molto caldo…» disse Righera. «Sprigiona  abbastanza tepore e…»
«Non parli, comandante. Chiuda gli occhi e cerchi di dormire. Ne ha bisogno. Domani lanceremo altri segnali di soccorso, finché ci sarà energia sufficiente. Vedrà che qualcuno, prima o poi, verrà a salvarci.»
«Mi stringa di più, tenente,» disse Righera. «È caldo… tra le sue braccia… Mi stringa più forte.»
«No, comandante! È meglio che io non lo faccia.»
Ma l’uomo insistette:
«Mi stringa, tenente… mi stringa di più… di più…»
Helmya scosse la testa, vivacemente.
«Non me lo chieda, la prego! Resista. Tra poco il caldo…»
«Non tra poco… ora, dannazione!… Stringa, stringa…»
«Perdoni la franchezza, comandante, ma temo che il freddo le impedisca di riflettere, di comprendere in pieno la situazione. Si ricordi che io…»
«Mi stringa di più, ho detto,» la interruppe bruscamente. «È un ordine!»
«Come vuole!»
E il tenente strinse, strinse, strinse, sempre più forte, fino a quando…
Crack!
Il torace di Also Righera rimase orribilmente schiacciato tra le braccia d’acciaio di Helmya, robot di serie MK-348.

9 commenti:

  1. Un buon racconto, Paolo. Una storia che ricorda i racconti dell'imprevisto di Roald Dhal, pregni di black humor tipicamente inglese.
    Danilo

    RispondiElimina
  2. Bello e imprevedibile. Un abbraccio non tanto forte, Adriana

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Simpaticissimo il tuo commento, cara Adriana... No, non sentirai nessun "crack".
      Paolo

      Elimina
  3. Troppo carino il tuo racconto Paolo e con un finale che mi ha lasciata senza parole, cosa abbastanza difficile. Un abbraccio, ma stringo piano :)

    RispondiElimina
  4. Sulla scia di Fredric Brown... brevità e sorpresa!

    RispondiElimina
  5. Bello Paolo; la sorpresa finale viene anticipata lievemente dall'insistenza del protagonista, ma il racconto, ben lungi dall'esserne guastato, ci guadagna in significato profondo.

    RispondiElimina
  6. Mai farsi abbracciare da un robot, né per scaldarsi, nè per altri motivi.Oltre che innaturale è anche pericoloso e comunque poco pratico. Bella la sorpresa finale. Fino a un certo punto si pensava ad altre cose, poi... Il racconto, nella sua brevità è molto efficace nel trasmettere una situazione esistenziale di alta drammaticità sullo sfondo dei voli spaziali e della tecnologia imperante. Il tutto condito con una gustosa leggerezza e un po' di amara ironia. Mi è piaciuto.

    Giuseppe Novellino

    RispondiElimina
  7. Racconto bello e sorprendente.
    G.S.

    RispondiElimina
  8. Bravo Paolo. Mi è davvero piaciuto il tuo racconto. Breve e dal finale grottesco.
    Helmya sarà programmata per i sensi di colpa?

    RispondiElimina