lunedì 27 novembre 2017

ZOGOMORF di Marco Viggi

Era domenica pomeriggio. La TV trasmetteva programmi contenitore per anziani soli.
D'un tratto tutte le reti mostrarono il volto di un cronista inquadrato di fretta, sullo sfondo il cielo grigio sopra il parcheggio di un centro commerciale.
Si aggiustava ancora l'auricolare mentre guardava nella telecamera con un sorriso tirato: "Buona domenica, siamo qui per una notizia straordinaria. Ci è stato appena comunicato che..."
Un lampo di luce squarciò le nuvole, il cronista abbassò la testa, l’inquadratura traballò. Nel cielo apparve un oggetto argenteo, a forma di salsiccia, con tanti oblò e fasci di luce che illuminavano il terreno.
Scese con un sibilo assordante e folate di vento. Tutto tremò, il cronista parlò ma non si sentì molto: "Alieni... Zogomorf... messaggio di pace... doni... autorità..."
Nel piazzale intanto arrivarono auto della polizia; due elicotteri militari apparvero ma rimasero lontani. L'UFO si abbassò, uscirono sei gambe snodate e si posò molleggiando sugli arti.
Vento e rumore cessarono. Il cronista tentò di dare forma al ciuffo ribelle: "L'evento è epocale. Gli alieni sono atterrati sulla Terra. Da mesi i governi mondiali hanno preso contatti con loro, nel massimo riserbo per evitare disordini. Sono una popolazione pacifica, a quanto appurato dalle autorità, e non c'è alcun motivo di temere, anzi, la loro venuta è definita propizia."
Dalla nave un portello si aprì. Nella luce si stagliavano alcune figure. Una passerella si allungò fino a terra. Quattro profili umanoidi si incamminarono a percorrerla. Erano alti e sottili, in una tuta gonfia con un casco. I volti erano di colore verde lattiginoso, allungati e affilati, senza naso e dagli occhi enormi, neri e lucidi.
Intanto un’auto della polizia si era portata davanti alla passerella, erano scesi due agenti e dietro un uomo in nero che venne inquadrato dalla telecamera: “Ecco, vedete, il presidente delle Nazioni Unite è stato incaricato di accogliere i nostri ospiti.”
Gli alieni si fermarono a metà passerella.
Uno era più avanti, la tuta verde. Gli altri tre avevano tute azzurre.
Il primo alzò una mano. Uno dietro operò con le dita sull’interno dell’avambraccio. L’alieno davanti mosse la bocca e l’astronave amplificò la sua voce: “Terrestri, noi siamo gli Zogomorf. Vi portiamo il saluto del nostro pianeta.” Poi guardò l’uomo in nero: “Egregio emissario, può parlarci nella sua lingua, il nostro sistema di conversione idiomica ci permette di comprendervi.”
Il terrestre alzò la mano: “Salve a voi viaggiatori dello spazio. L’intero nostro pianeta vi saluta. Ordunque parlate: ci avete avvisato di avere una comunicazione della massima urgenza per noi.”
L’alieno capo alzò la mano: “Terrestri! La nostra civiltà è molto avanzata. Non conosciamo guerre, criminalità, malattie e sofferenze.” Poi venne un suono che fece tin ti-ting! L’alieno riprese con un tono più acuto e parole serrate: “Ma soprattutto abbiamo la Gabrintcha!” Gli altri dietro estrassero dai tasconi nelle tute dei barattoli trasparenti, contenenti una sostanza gelatinosa fucsia punteggiata di brillantini. Il capo continuò: “Gabrintcha è la bevanda adatta ai tuoi viaggi interstellari, come a dissetare in qualunque momento della giornata, dai palati più fini a quelli più golosi.” Uno dietro allungò in avanti il barattolo, il capo lo indicò con le mani, girandosi di lato: “Assaggiate Gabrintcha, non potrete più farne a meno! Gabrintcha, a soli sei Pshik al bicchiere. Ma, per questo viaggio promozionale, il primo miliardo di assaggi è gratis! Scendete in strada, non fatevi scappare il vero piacere dell’altro mondo!” Tin ti-ting!
L’immagine nella TV rimase immobile e silente per lunghi secondi. Intanto la passerella rientrava, gli alieni tornarono nell’astronave, che decollò e uscì dall'inquadratura.
La telecamera puntò di nuovo il cronista, che guardava in cielo e biascicò: “Andiamo bene.” Poi abbassò la testa, quando caddero dall’alto sfere gommose trasparenti, dotate di beccuccio, piene di gel fucsia coi brillantini. Ne raccolse una e la guardò: “Bella cagata.” Ma la portò alla bocca.

3 commenti:

  1. Divertente e piacevole il racconto di Marco, cui rivolgiamo un bentornato su Pegasus.

    RispondiElimina
  2. Divertente.Buon racconto di fantascienza umoristica con i suoi risvolti satirici.

    Giuseppe Novellino

    RispondiElimina