«Non mi ha mai
dimostrato la sua simpatia, né la sua benevolenza, signorina Luisa. E pensare
che io l’amavo immensamente, seppure in segreto… Non ha mai compreso il mio
sentimento inconfessato; né dal mio sguardo, dalla mia compostezza, dalla mia
attenzione, dal mio silenzio ha colto quello che in ogni momento provavo per
lei. Oh, l’amavo! Sì! Io l’amavo! Non so dirle con esattezza che cosa di lei mi
avesse colpito: se gli occhi azzurri, grandi, se le labbra rosse e carnose, se
i lunghi capelli sciolti sulle spalle. Può darsi sia stato l’insieme del suo
aspetto grazioso, gentile, ad avere esercitato su di me un fascino
irresistibile… Pendevo dalle sue labbra quando, seduta dietro la cattedra, lei
parlava di letteratura, di storia, di geografia. Le sue lezioni erano
interessanti, piacevoli, rese tali anche dalla sua voce calda e vellutata –
appena un sussurro –, che lambiva il mio cuore come una dolce carezza… Oh,
signorina Luisa! Che bei ricordi e che nostalgia delle sue ore di lezione!
Sedevo in fondo alla classe – ricorda? –, da solo nel banco. Ero il più alto e
grande perché ripetente. Avevo quindici anni, allora: pochi, purtroppo, per
dichiararle il mio amore – sognavo di farlo stringendo la sua mano tra le mie
–, per sposarla, per abbracciarla, per baciarla… Saremmo stati felici insieme,
ne sono sicuro… Ma lei, ripeto, non ha mai compreso i miei sentimenti nei suoi
confronti o, probabilmente, li ha sempre ignorati in modo deliberato. A volte
pensavo che mi detestasse – non so per quale ragione –, che mi odiasse. Sì, sì,
non poteva essere diversamente, specie quando mi guardava con un’espressione un
po’ dura, arcigna, che non le era abituale… Sono io, ora, che detesto lei, che
la odio dal profondo del cuore; ora che sono un uomo di più di trent’anni e lei
una donna di oltre sessanta. La detesto, sì, la odio, per avermi lasciato
soffrire… Spero che adesso, guardando i miei occhi, mentre stringo con le mie
mani il suo collo sottile, lei comprenda il male che le voglio... E dire che
l’amavo, signorina Luisa! Sì, l’amav… Ma che succede? Come è possibile? Il suo
collo resiste alla pressione delle mie dita robuste, si ingrossa, si indurisce…
Non riesco a stringerlo, per quanto mi sforzi. Non ce la faccio. Ma… ma… chi è
lei? Che cos’è? Non un essere umano. No, no… Non può esserlo. Le sue fattezze
sono di colpo mutate… sono terribili, spaventose, irreali… Un mostro… un
mostro… Lei… lei è un mostro raccapricciante…»
«Un mostro? No! Mi
considero semplicemente un hectoniano sotto mentite spoglie,» disse infine
l’anziana Luisa, interrompendo il soliloquio dell’ex alunno, «venuto su Terra
per conoscere i suoi abitanti, per studiarli, per capirli… E capivo
perfettamente che provavi per me quello che voi terrestri chiamate amore. L’ho provato anch’io per te –
dovevo sperimentare ogni cosa: pensare, sentire, agire… calarmi completamente
in voi, per sembrare in tutto e per tutto simile a voi – ma non potevo
dimostrartelo. No! Per diversi motivi: innanzitutto – e questo è già di per sé
sufficiente – perché ero la tua insegnante… Ma l’ho provato, e abbastanza
forte, credo, tanto è vero che, contrariamente ad alcuni ragazzi scomparsi nella tua città e dintorni, ti
ho risparmiato.»
Un’espressione
stupita sostituì quella di orrore sul viso dell’uomo.
«Che cosa vuol dire
che mi ha risparmiato?» domandò.
«Non ti ho ucciso,
non ti ho fatto a pezzi, non ti ho divorato, come avrei dovuto per un
impellente bisogno naturale, e come mi accingo a fare adesso.»
«No, no, no! Non
può, signorina Luisa. Lei… lei ha detto… di amarmi…»
«Un tempo, certo!
Cose del tutto passate, mio caro! Ma
ora basta parlare. Basta!» urlò con voce stentorea, gracchiante, del tutto
inumana.
Poi
l’anziana Luisa emise una risata sonora, terribile. Si avvinghiò, con le
braccia lunghe e nere come tentacoli, al corpo tremante dell’uomo, che non
tentò alcuna difesa di se stesso. Infine, con un morso della sua bocca enorme e
irta di denti acuminati, gli staccò la testa dal busto.
Per
un po’ si udì solamente il sinistro rumore di ossa maciullate.
Oddio!
RispondiEliminaCerto la fantasia in questo racconto non manca. Fantascenza, horror, comico. Davvero spassoso.