lunedì 25 febbraio 2013

LA STREGA di Apuleio

                                  
   

«Zitto, per carità!... Stai zitto, per tutti gli dei dell’Olimpo!» esclamò il mio amico pieno di spavento. Poi si volse a guardare a destra e a sinistra, per accertarsi che nessuno avesse ascoltato i nostri discorsi.
«Ma che succede?» chiesi. «Che cosa ti prende?»
«Non parlare più male di quella donna,» rispose. «È una strega!… Ci potrebbe accadere qualcosa di spiacevole.»
«Qualcosa…?»
«Già! Proprio!»
Lo guardai stupefatto.
«Ma che vai blaterando?»
«È una strega, ti dico, capace di far cadere la volta celeste, di sollevare la terra, di pietrificare mari e fiumi, di liquefare monti e colline.»
«Smettila con le tue stupidaggini. Non ho mai sentito niente di più assurdo.»
«Non mi credi?»
«No!»
«Allora ti voglio narrare due o tre cose che ha combinato quell’orribile strega… Un suo amante, che l’aveva tradita con un’altra donna, molto più bella di lei, lo ha trasformato in un castoro. È risaputo che questo animale, per non essere catturato, si sbarazza dei suoi inseguitori recidendosi i genitali: voleva, dunque, che al suo amante accadesse la stessa cosa. Capisci?... Un oste pettegolo, suo vicino, lo ha trasformato in una rana, e ora il povero vecchio nuota in una botte del suo vino e, sepolto nella feccia, chiama, gracidando, i suoi avventori, perché accorrano a liberarlo da quell’incantesimo. Quanto alla moglie di un altro suo amante, siccome le aveva rivolto una frase ingiuriosa, l'ha condannata a essere incinta per sempre. E dal momento che quella poveretta aspettava già un bambino, la strega, con un sortilegio, le ha chiuso l'utero e ritardato il momento del parto; insomma, secondo i calcoli della gente, il fardello è già di otto anni, e la poverina si è gonfiata come se dovesse partorire un elefante.»
A quelle parole rimasi profondamente turbato: non sapevo se spaventarmi sul serio o burlarmi del mio amico.
(Libera traduzione da L’asino d’oro – Illustrazione: Le streghe di J. H. Fussli)
               

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