domenica 1 settembre 2013

BRADBURY di Peppe Murro



                   

 Il vento smuoveva una leggera polvere rossastra… Bradbury era stato lì, a raccogliere le ultime voci del silenzio marziano ed ora io ne seguivo le tracce, col suo libro fra le mani.
Come ha fatto a capire il silenzio, mi chiedevo, e le voci di questa desolazione…? Quale sortilegio gli ha suggerito storie e parole di un mondo perduto…?
E  intanto mi dicevo che ero stupido, era chiaro che avesse inventato tutto… si sa, gli scrittori di fantascienza inventano le storie più incredibili… eppure avevo colto poesia nelle sue pagine, e la tristezza senza fine di chi ha perduto tutto…
Camminavo frastornato dal silenzio, torturando le pagine del libro e chiedevo a Bradbury  perché proprio a lui quel mondo morto avesse parlato… ma forse quelli come lui sono gli ultimi  poeti, che sanno ascoltare il vento…  e qualche volta le voci del cuore.
Tu sei Tom, tu eri Tom….
Ma perché parlare a lui? Perché quel silenzio gli si era confidato con l’estrema dolcezza di un addio?
Perché a lui e non a me?  A me, che ero il solo ad averne diritto!
E quel vento, che continuava a forzare volute stanche di polvere rossa, e memorie di città di viaggi di incontri, storie di persone dense d’odio e d’amore, e pensieri e speranze… quel vento che parla solo a  chi sa ascoltare, quel vento custode crudele o indifferente di memorie… io ne avvertivo la presenza inquieta, e mi chiedevo perché mi nascondesse il suo mistero… proprio a me… e rileggevo, rileggevo  pagine consumate chiedendomi come, rileggevo e guardavo l’orizzonte, se mai vi fosse stato un segno un’illuminazione una parola… ma quel mondo era morto, lo vedevo bene, e il suo silenzio mi era ostile e incomprensibile.
Tutto in quel mondo di fantasmi appariva in equilibrio, il passato e il presente, le vele che solcavano mari estinti e le passioni che avevano infuocato gli incontri… dappertutto polvere e morte si contendevano gli scacchi rossastri di quel mondo silenzioso.
Chissà perché nell’universo l’equilibrio assoluto corrisponde al massimo grado di confusione, eppure tutto tende al massimo equilibrio, la morte… tutto, cose persone passioni, tutto…
Tu sei Tom, tu eri Tom….io non sono nessuno
Ora sto fermo, cerco di cogliere le parole del vento, cerco di capire… di cogliere quanto ho perduto, o di rinascere.
 A casa mia… perché, vedete, io sono l’ultimo marziano.

5 commenti:

  1. Davvero un poetico omaggio alla poesia di Bradbury. Racconto molto bello.

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  2. Un affettuoso omaggio al grande scrittore americano. Ben scritto e venato di struggente poesia... con rivelazione finale. Mi è piaciuto.

    Giuseppe Novellino

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  3. Ho letto il racconto: bello, poetico, forse un po' troppo breve. D'altra parte, come poteva non piacere a uno che adora Bradbury?
    Ciao!
    Fabio Calabrese

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  4. Molto suggestivo, complimenti.

    Matteo Bigarella

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  5. Forte il finale.
    Ottimo stile narrativo, breve ma energico.

    Antonio Ognibene

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