lunedì 16 dicembre 2013

BEATO ANGELICO di Giuseppe C. Budetta



      Per un fenomeno di non-località legato alla meccanica quantistica secondo l’equazione di Scrhödinger, l’affresco il giorno prima compiuto ebbe una profonda trasfigurazione. Là dove apparivano il Cristo risorto e la Maddalena, c’erano immagini sataniche di un dipinto surreale firmato Francis Bacon, pittore inglese del Novecento. Il quattro - cinquecentesco Noli me tangere del  domenicano Beato Angelico sostituito da Tre studi di figura per la base di una crocifissione (1944) di Francis Bacon, impregnatasi sulla superficie della parete come affresco.    
   Il fatto riportato in un racconto degli Ecatommiti di Giraldi Cintio, letterato vissuto una sessantina di anni dopo Beato Angelico. C’è l’ipotesi che il Giraldi avesse raccolto la notizia da un disperso libello del poeta Gian Giorgio Trissino. Il Girali accennava ad un portento accaduto in Firenze la notte tra il diciotto ed il diciannove maggio,  anno Domini 1443. Per la precisione, il fatto accadde nella VII cella, appena finita di affrescare nel convento di San Marco. Il Giraldi dice che sebbene beato ed angelico, oltre che frate domenicano con papale protezione, Beato Angelico stette per svenire dallo shock. Il novizio che l’accudiva ed accompagnava aveva esclamato:
“Frate Angelico, la pittura s’è squagliata.”
Era mattutino. Tra veglia e sonno, Angelico Beato disse: “Come?”
“Forse l’umido. La pittura s’è squagliata. Vedete.”
Sgomento. Beato Angelico non sapeva che pensare ed era impallidito. I suoi occhi stentavano a fissare lo stravolgimento dei volti e dei corpi che l’affresco mostrava. Al posto delle sue composite figure in geometrici spazi raccolte, macchie informi dalla cupa parvenza umana. C’era però la firma in chiare lettere: Francis Bacon. Il cognome era inglese. C’era da indagare. All’albeggiante tremolio, Angelico Beato mandò via il novizio, si chiuse dentro ed osservò meglio il portento. La sua pittura armoniosa e calma dai contorni netti, i volti santi ed immacolati discioltasi, ma non del tutto. Era come se una mano creativa si fosse sovrapposta alla sua e nella notte avesse ricomposto quei corpi santi in orribili carcasse, uscite da un carnaio. A vedere bene, la pittura si era diluita e ricomposta in figure umane deformate. Realtà evocante gl’incubi dei sogni. Non salvezza, ma perdizione. Non causa dell’umido, non di un difetto dell’impasto sottostante, o di friabile parete. C’era una logica soggiacente, difficile da capire. Opera demoniaca, alchimia e stregoneria. Corpi umani nudi e deformi al limite della comprensione. Facce stravolte e tarlate dipinte con colori strani, l’opposto delle sue armoniche composizioni. Là dove c’era la certezza dello spirito, appariva l’orrore della carne. Beato Angelico ne udiva i lamenti, i rantoli ed i gemiti. Quei corpi deformi gridavano la loro disperazione che trapassava la materia e ti penetrava nell’anima, turbandola nel profondo. E’ questo dunque l’inferno?
   Nel suo Noli me tangere, le mani del Cristo puntavano sicure verso il cielo. Indicavano la strada da seguire per il paradiso. Lì, il Cristo stava per elevarsi alla destra di Dio onnipotente:

Onnipotens Deus. Pater nostre qui es in coelis.

   Accadeva che le mani del Signore e quelle della Maddalena giungessero quasi a toccarsi. Però la sovrapposizione dei piani non ne dava certezza. Le dita della Maddalena toccavano solo i raggi della gloria, non tastavano il corpo del Cristo risorto. La fede avrebbe dovuto annullare il dubbio. La celeste ambiguità sostituita dallo sfacelo umano, opera di un diavolo di nome Francis Bacon. Beato Angelico aveva dipinto le mani della Maddalena tese verso Gesù, ma senza toccarlo: le dita allungate cercano di afferrarlo, di sfiorarne il corpo, carpirne la presenza corporale. Le mani del Cristo la tengono a distanza, come dovuto. Tutto combacia secondo i canoni del Vangelo. Figure che si articolano nello spazio con sicurezza, distanziate in una armonica composizione, sottolineata dagl’insistiti scorci delle mani e dalla calcolata inclinazione delle teste.
Il Cristo dice alla Maddalena: “Non toccarmi, perché non sono ancora asceso al Padre, ma ora va’ dai miei discepoli e di’ loro: Ascendo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro.”
   Maria Maddalena corse ad annunciare ai discepoli: “Ho visto il Signore.” E raccontò ciò che le aveva detto.
   Angelico Beato, domenicano monaco aveva riportato la evangelica visione: la Maddalena vede che la pietra del sepolcro è rovesciata e vede il Cristo risorto. Il demoniaco dipinto di Francis Bacon era arte, ma con una stravolta verità: “Tu vedi, ma è visione pura…una visione non palpabile. Tu vedi qualcosa che non è presente. Tu vedi colui che va via. Tu vedi il transeunte. Tu vuoi toccare ciò che sfugge.”    
   Il maligno aveva distrutto l’aureo dipinto, sostituendolo con una infernale visione dove tutto è opinabile e si offre alla perdizione. Osservando bene, il domenicano si rese conto che il dipinto del Bacon operava nel profondo: entrava nell’anima e la stravolgeva. Le certezze vacillavano. Il diavolo Bacon mostrava l’esistenza umana, abbandonata a se stessa. L’uomo solo davanti al mistero eterno. L’esistenza umana e la sua sconfinata disperazione. Il diavolo dal nome inglese Bacon aveva dunque osato portare i lumi dell’arte oltre la cristianità, oltre le tenebre della morte, oltre l’odio e l’amore, oltre la luce e la speranza e le nebbie dei vorticosi sogni. Bacon mostrava l’uomo e l’angoscia del Tempo, la profondità dei secoli:

saecula saeculorum.

  L’Uomo e la vanità della vita. L’Uomo e la gloria effimera. Tutto cede allo sfacelo. Deriva del destino: il nulla eterno. Angelico Beato capì: non è il Diavolo, ma Arte. Non finzione, ma verità. La storia umana è un mostro che gronda sangue. Ecco cosa mostrava colui che si era firmato come Francis Bacon. Noli me tangere: non toccare lo sfacelo che gli uomini fanno, chiusi nell’egoismo e nell’odio. Beato Angelico non volle distruggere il dipinto. Disse all’abate che intendeva affrescare le restanti mura della cella secondo i canoni usuali, ma che non toccassero quella parete. In un secondo tempo avrebbe provveduto lui di persona sul da farsi. Adesso, la pittura andava lasciata così com’era. Sarebbe stata coperta da una tenda. L’abate non ci capì gran che. Disse:
“Frate Angelico, ma perchè lasciare sulla parete quell’obbrobrio che fa paura solo se lo si guarda?”
“Un giorno ci dipingerò una visione angelica. Lasciamolo così. Mi dà ispirazione. Un giorno, aggrazierò quelle deformità.”
“Fanno paura.”
“Nascondiamole dietro una tenda.”
   Chi crede nel Figlio ha vita eterna; chi si rifiuta di credere nel Figlio non vedrà la vita. Giov. 3-15.
Credere nel Figlio, significa credere nell’Uomo? Significa accettarne la possibile perdizione eterna?
   Si dice che decenni dopo, il Michelangelo dormendo in quella cella come ospite del convento, avesse scostato il manto che copriva il diabolico dipinto e ne avesse tratto ispirazione per il suo Giudizio universale alla Sistina. Il nobel Dawkins (2005) dichiara che non c’è cultura umana che non abbia sviluppato un senso religioso. Per capirlo bisogna esplorare strade diverse. Lo scienziato fa l’esempio dei bambini che secondo leggi di sopravvivenza evolutiva devono credere ai genitori ed ai nonni. Egli afferma: ”Per ottime ragioni di sopravvivenza, il cervello del bambino deve credere ai ge­nitori, e deve credere ai capi ai quali i ge­nitori gli dicono di credere. Ciò vuole dire che chi crede non ha modo di distingue­re un consiglio buono da uno cattivo. Un bambino non è in grado di dire che un buon consiglio è «se nuoti nel fiume, i coccodrilli ti mangeranno», e che è un consiglio cattivo «se non sacrifichi una capra sotto la luna piena, il raccolto an­drà male». Entrambi sembrano altrettan­to degni di fiducia. Provengono entram­bi da una fonte fidata e dispen­sati con la stessa convinzione che impo­ne rispetto e richiede obbedienza. Lo stesso avviene con le asserzioni sul mon­do, sull'universo, sulla moralità, sulla na­tura umana. E, naturalmente, quando il bambino cresce e a sua volta diventa ge­nitore, trasmette ai figli tutto ciò - sia il senso che il non-senso - con lo stesso tono grave ed efficace.”
   Il Bacon Francis e il Michelangelo Buonarroti spezzano certezze millenarie, aprendo squarci su nuove e traballanti realtà.

3 commenti:

  1. Racconto indubbiamente interessante e originale, quello di Budetta, per stile e argomento.

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  2. Ho immaginato le facce del Beato Angelico e del novizio nel ritrovarsi di fronte a un opera di Bacon. Questo già di per se vale il racconto. Ma sono molto interessanti anche le riflessioni sul senso generale dell'arte e di ciò che la ispira. I miei complimenti.

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  3. Inquietante e affascinante racconto sul tema dell'arte e dei misteri biblico-teologici a cui sovente si ispira e si è ispirata. Il racconto unisce elementi fantastici (direi fantaarte) a elementi di vera erudizione e di riflessione su argomenti di carattere religioso. Molto ben scritto.

    Giuseppe Novellino

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