martedì 21 aprile 2015

HOMO SAPIENS SAPIENS di Giuseppe C. Budetta



È una vecchia statua, posta da qualche secolo o più, nell’androne di casa. Entrando a sinistra della scalinata, di lato alla porta che immette nel giardino e nei locali a piano terra, c’è la statua torreggiante su un cubico basamento di pietra dura. Ha altezza di oltre i due metri. Sembra una sentinella muta a guardia dell’antico immobile. Rappresenta una copia dell’arringatore. L’originale è conservato nel museo archeologico di Firenze, risalente al I sec. avanti Cristo.  La bronzea statua è di lato alla marmorea scalinata e rappresenta un uomo maturo vestito con una corta toga della Roma antica, la toga praetexta. La destra sollevata e la mano nel gesto di aprirsi nel parlare in pubblico. L’uomo chiede l’attenzione della folla, di qui il nome di cui è nota: l’arringatore. Il personaggio rappresentato era un etrusco anche se veste in maniera, ormai romana.
   Non me l’aspettavo da una statua, fissa e muta. L’avevo vista sempre come un oggetto inanimato per l’abbellimento dell’androne. Nel vederla, si avvertiva un senso di solennità come entrando in una cattedrale del medioevo.  Faceva impressione questo sì, ma a parlare come un essere vivente ce ne passa! E invece, di punto in bianco mi parlò.
   Il mio arringatore fu commissionato se non erro dal padre di un bisnonno, presumo paterno. Il mio casato proviene da remoti conti della vecchia dinastia borbonica che nel medioevo alto furono anche paladini di Carlo Magno. Di certo, gli antenati pensarono che una statua antica come la copia dell’arringatore avrebbe incrementato i fregi e gli araldici corredi. Questo di certo pensò chi commissionò il falso arringatore, ponendolo all’inizio dell’ampia scalinata. Passate ormai le vecchie glorie col declino della nobiltà e della monarchia in genere, avendo voluto rinnovare l’arredamento, pensai bene di disfarmi dell’arringatore. Una statua troppo imponente ed invadente con quel gesto di saluto strafottente: la mano destra, sollevata in direzione del portone. Ormai, non c’era nessuno da salutare, tranne qualche amico di stramacchio e un parente alla lontana che entrava in casa per qualsivoglia motivo. Molti s’impressionavano nel vederlo e qualcuno addirittura si segnava, pensando ad una statua santa. La luce del giorno proveniente dalla finestra ovale al di sopra dell’arcata del portone, giocava a dargli in faccia e per tutto il corpo magici riflessi. Di notte, col lucore della luna piena, assomigliava ad un fantasma di altri tempi, rimasto lì impalato all’inizio dell’ampia scalinata.
   Una bronzea statua di oltre i due metri così imponente nell’androne, intimoriva anche me. Per un motivo pecuniario, o per atavica antipatia, dovevo disfarmene. L’avrei trasportato in garage, in attesa di una nuova definitiva ubicazione. Volevo far valutare la bronzea statua da occhi esperti e poi venderla al mercato di Poggioreale, o presso quello di Porta Portese, a Roma.
  Quella volta, entrando e chiudendomi il portone alle spalle, avevo salutato con reverenza l’arringatore. Avevo avuto un vago senso di colpa,  un senso di vergogna per la mia coscienza sporca. Stava fermo nel magnanimo saluto, mentre avevo già preso la decisione di portarlo via da lì. Da ragazzo, lo sbeffeggiavo per la benevola aria di superiorità con quel braccio sollevato come accennasse ad un enfatico ammonimento. Gli dicevo:
   “Salutami a soreta.
   La statua essendo tale, taceva con pazienza e reverenza, racchiusa nello stato inferiore del metallo modellato ad arte. Essendo entrato quella volta in casa, gli ebbi detto:
“Salve o arringatore. A giorni, ti trasferirò altrove. Mi dispiace, ma devo farlo…”
   Stavo per sollevare il piede sinistro e salire sul primo gradino che l’arringatore disse. Con suasiva pacatezza ed autorità vataljò come ad una folla di altri tempi:
“Saluto a tutti quanti, a chi mi vuole bene e a chi mi vuole male. Dico a te che stai salendo la scalinata per i piani superiori. Proprio a te, proprietario di questa casa. Avrei taciuto ancora, ma adesso non è cosa.”
Avendo messo da parte sia la meraviglia che lo spavento, dissi:
“Salute a te, o arringatore. Dimmi cosa hai da dirmi di così importante? Fallo subito perché dovrei andare alla toilette. Cosa ti spinge a parlarmi, uscendo dalla vera identità di statua muta?”
“La decisione di disfarti di me. Ti dico un fatto perché capisca l’importanza di certe opere, anche se copie degli originali. L’opera d’arte comunque è sacra. Poi, io sarei una copia effettuata dal celebre artista napoletano Micco Spataro. Al museo di Capodimonte, ci sono ancora alcune sculture del sommo maestro.”
“Micco Spataro, un artista dell’Ottocento napoletano. Allora, vali. Allora, ti posso vendere al mercato dell’antiquariato di Porta Portese, dove c’è maggiore richiesta.”
“Ma non scherziamo. Sarebbe un atto grave e degno di equanime vendetta.”
“Perché che mi faresti? Sei comunque una statua amorfa. Per giunta imitazione di un’altra, molto più degna di ammirazione e di rispetto, oltre che d’inestimabile valore.”
“Sono una statua che può portare male o bene, a seconda delle circostanze. Potrei farti morire all’istante, adesso per esempio.”
“Calma. Ragioniamo. Non è che mi fai paura. Però, non la mettiamo su certi livelli e ragioniamo con ponderazione. Io ho bisogno di soldi e se è vero che vali molto, allora è bene che ti venda al miglior offerente. Tanto a te che te ne fotte. O qui in questa casa o altrove, sempre statua sei.”
“Tu non capisci. Io sto qua, da quasi due secoli. Fui concepita per starmene qui. Un tuo bisnonno di cui non hai ricordo alcuno perché deceduto una quarantina di anni prima che tu nascessi, aveva ordinato al fabbro-ferraio del paese un certo Masto Giacomo di San Vito, di saldarmi su questo piedistallo di pietra dura con dei fermagli in ferro, non visibili dall’esterno. Il tuo saggio antenato aveva stabilito che restassi per sempre qui, seguendo i destini dello stabile. Io qui sono inamovibile per atavico volere.”
“Posso ordinare di schiodarti di sana pianta dal piedistallo e mandarti via quando voglio. Adesso, comando io qui.”
 “Il mio destino è legato a questo stabile. Essendo una entità che ragiona come la persona che rappresento, cioè un oratore, cerchiamo un compromesso. Io ti faccio vincere al lotto la somma equivalente che otterresti se mi vendessi all’asta. Va bene?”
“Cosa chiedi in cambio?”
“Di lasciarmi dove sto.”
“Affare fatto. E quando vincerei questa somma al lotto?”
“A fine settimana. Giocati questi tre numeri sulla ruota di Napoli e statti bene. I numeri sono, prendi nota: 5, 77, 88. Ti devi giocare in tutto dieci euro e non fare il furbo. Se giochi di più, non vinci niente e se mi vendi, ti coglierà la mia maledizione.”
“Domani in mattinata, mi giocherò i dieci euro. Va bene? Però sarebbe meglio una quaterna, o cinquina secca.”
“O terno secco, o niente.”
“Va bene. Continua. Che vuoi ancora?”
“Ascolta questa storia e poi vai al cesso a fare i tuoi bisogni.”
“Io ascolto. Però, dopo devi mantenere la promessa. Terno secco su Napoli.”
“Questa è la storia strana che devo raccontarti. Una storia da tenere un poco a monito per i tuoi futuri giorni.”
“Dimmi.”     
   “O tu che mi stai davanti e in vereconda posa ascolti le alate mie parole, poni orecchie a questo fatto strano che sembra fantasia, ma non lo è. Dopo aver ascoltato in ascetico silenzio, vai pure al cesso ad urinare in santa pace. Questo è il fatto.”
“Parla. Non mi muovo dal tuo cospetto. Sto ai tuoi ordini.”
“Una volta tanto.”
“Allora?”
“Comincio la narrazione?”
“Vai avanti, non dilungarti perché all’in piedi mi stanco pure. Allora?”
   “Devi sapere che nell’estreme lande dell’universo su un pianeta ameno, ci fu il longevo popolo delle Aeree Divine Entità (A.D.E.) che visse in pace ed in prosperità. C’erano come qua però alcuni predicatori invasati, fanatici e inascoltati. Vati che pupullarono nella crisi generale, in vista dell’incombente cataclisma dove infine la Morte avrebbe trionfato. Ma non anticipiamo i fatti che portarono all’infausta fine.”
“Parla.” 
 “Ecco qui tre esempi dei vati inascoltati. Ecco cosa disse il primo predicatore inascoltato del mondo di ADE: O gente mia perbene, ascoltate la predicazione di chi indica la vera vita eterna. Che senso ha vivere mille anni o dieci di fronte alle migliaia, milioni e miliardi di anni che ci hanno preceduto e ci succederanno? Che senso ha la nostra comunque breve vita rispetto all’eternità? E’ necessario prima morire. E’ necessario che il proprio corpo si decomponga nella polvere ingloriosa. Solo dopo la morte corporale, l’anima accederà all’eterna felicità, dove tutto è bellezza e riso e gioia...Sentitemi bene: Tutto converge nell’armonia dell’Essere. AMEN.
 Chi ascoltava gli rispondeva: fottiti.”
“Non aveva torto.” 
 “Secondo predicatore inascoltato del modo di ADE: Popolo di ADE, io grido ai quattro venti: la vita eterna non può essere corporea, ma libera di materiali affetti. Chi si lega alla grettezza, all’egoismo, al potere ed alla ricchezza, mai si salverà e non parteciperà all’eterna perfezione dell’Essere che ci sovrasta. AMEN.
 Chi ascoltava diceva con indifferenza lo stesso: fottiti.”
“Giusto.”
 “Terzo predicatore inascoltato del mondo di ADE: O gente distratta dalla volontà di esistere per sempre, sentitemi bene: l’enigma si scioglie nella grande sera. Accettate la fine della vita e non arrovellatevi a prolungarla artificiosamente. Non perdetevi nelle illusioni della scienza e della tecnica. La vera esistenza non è questa, dove tutto è transeunte ed ogni cosa soggiace al mutante tempo. Nulla può la scienza contro l’incedere del tempo. L’esistenza eterna oltrepassa le barriere materiali di questo mondo ed apre infiniti spazi dove la luce è viva e ci dona l’eterna perfezione. Oltre inconcepibili barriere, c’è il vero mondo che per omonimia fa ADE. Lì tutto è tenebra. Noi siamo dentro e fuori l’esistenza. Siamo dentro la vita e dentro la Morte. Siamo immersi nella luce del giorno e dentro il mondo infero che è profondo, chiuso e buio.
   Tutto converge nella  sacralità divina. AMEN.”
“Dopo queste prediche, cosa accadde d’interessante?”
“Cose portentose.”
 “Guarda, o arringatore, di questi tre predicatori non me ne fotte un cazzo, ma vai avanti e fammi vincere al lotto come abbiamo pattuito, se no ti distruggo, seduta stante.”
“Continuo?”
“Sì.”
“Molti di passaggio nei pressi degl’inascoltati predicatori, facevano scongiuri e pernacchie. Molti erano scocciati e molti irritati. Qualcuno come eccezione che conferma la regola, distrattamente li ascoltava.”
 “E’ normale che uno si scoccia. Anch’io in chiesa, se la predica dura troppo.”
 “Invece, nel Grande Osservatorio Centrale (G.O.C.) una voce amplificata, trionfante annunciò al popolo: Ascoltate, gente, c’è una nuova specie intelligente nell’universo.”
   Lo osservavo, cercando di capire dove finisse in lui la bronzea materia e dove cominciasse l’uomo dell’antichità che rappresentava. Alla fine dissi: “E allora?”
 “Per la precisione, questa trionfante voce era di E/4, dove E sta per Entità ed il numero 4 indica l’appartenenza al quarto osservatorio planetario. Chiese tosto il Direttore del GOC: Si può far evolvere questa nuova specie intelligente, così da ottenere presto l’avvento di una grande quantità di geni nel campo artistico?”
   E/4: Dice sì il mega computer explorer.”
Incuriosito, dissi: “ Facevano indagini interplanetarie perché cercavano pittori?”
“Pittori, scultori, fotografi di pregio…artisti delle arti figurative in genere.”
Facendo finta di capire, dissi: “Capisco.”
 “Dunque, eravamo rimasti a ciò che il Direttore diceva. Infatti, disse ad E/4:
“Domani all’alba, riunirò la Commissione dei Quasi Eterni (CO.QU.E.) per comunicare la scoperta e valutare le possibilità di evoluzione di questa nuova specie intelligente.”
“E allora?”
   E/4 fu soddisfatta. Era la prima scoperta rilevante dopo tanto tempo. Una scoperta di portata straordinaria che gli avrebbe di certo fruttato la propria promozione ai vertici della società scientifica. La sensazionale scoperta riguardava il pianeta Terra, il terzo dei corpi celesti a ruotare intorno all’astro centrale, il Sole. Per l’abbondanza di acqua, il pianeta apparve sul monitor di colore azzurro. Una specie di ominide lo abitava. Un ominide intelligente e sensibile che evolvendosi, avrebbe potuto sviluppare artistiche doti di eccellente qualità. Di questo, tutti gli ADE osservatori furono certi. L’ominide terrestre derivava dagli scimpanzè arboricoli della foresta pluviale primaria era onnivoro e prediligeva la stazione eretta.”
“Come lo sono anch’io: uomo, onnivoro e quindi eretto, ma non retto, ahimè.”
“La Commissione dei Quasi Eterni aveva il compito di promuovere l’evoluzione di specie intelligenti su pianeti compatibili. Prerogativa indispensabile per la sopravvivenza delle Aeree Divine Entità (A.D.E) era che potessero restare a lungo in vita, solo se di tanto in tanto osservavano, nutrendosene, opere artistiche di alto valore. Ciò evitava la graduale, inevitabile degenerazione intellettiva, prolungando quasi all’infinito l’esistenza corporea. Per la precisione, è bene specificare che gli A.D.E non mangiavano un’opera d’arte.”
   Stringendomi ogni tanto le pudende con una mano a causa dell’impellenza ad urinare, dissi:
   “Questo fatto non mi è chiaro. Le opere d’arte facevano vivere a lungo questo strano popolo di nome ADE, abitante di una sfera planetaria più o meno come la Terra.”
   “Ti spiego meglio o tu che ascolti muto e ti storci tutto per l’urina trattenuta. La cosa funzionava in questo modo. Gli A.D.E. osservavano un’opera d’insuperabile valore. Attraverso gli occhi, l’immagine era veicolata al centro del cervello, dove speciali neuroni la scomponevano, elaborando biochimiche sostanze, riversate nel torrente circolatorio. Tali sostanze – dette Sostanze Arte Dipendenti o S. A. D.- interagivano con recettori di specifica struttura, distribuendosi all’interno delle cellule che si proteggevano in questo modo dall’usura. Sebbene l’azione eterea delle S.A.D. avesse effetto prolungato, col tempo scompariva dal sangue circolante. Per questo, gli A.D.E. erano alla continua ricerca di opere d’arte d’elevato valore da cui attingere energia novella e vita prolungata. Gli scienziati degli A.D.E. sostenevano che le S. A. D. elaborate dalla mente con legami covalenti, erano strutturalmente uniche e non riproducibili. Secondo alcuni l’effluvio, la luce, la vita viva della Verità, la forza creativa che un’opera artistica emana, raggiungevano tutti insieme la mente attraverso gli occhi, inducendo l’elaborazione delle inimitabili molecole anti deterioramento corporale. Molecole anti-età, davvero efficaci e non come quelle reclamizzate al presente sulla Terra.
   Potevano essere quadri dipinti ad olio, ad acquerello o a tempera, oppure statue come me, o sinfonie eteree, o tutte e quattro queste cose assieme. Inoltre, le pitture avrebbero potuto essere eseguite anche con tecniche miste, ma l’importante era che fossero d’insuperabile valore al fine d’indurre nei loro cervelli che tramite gli occhi la realtà osservano, le preziosissime molecole, dette S.A.D., come sopra riferito. A sostegno delle scientifiche ricerche, qualcuno teorizzò che i più grandi doni della Natura fossero quattro: la salute, una vita lunga a dismisura, un’intelligenza superiore e la bellezza del proprio corpo, sempre in gioventù. Chi avesse posseduto questi quattro doni avrebbe raggiunto facilmente anche la ricchezza, l’agio e la felicità. Sui quattro doni della Natura, campeggiava l’Arte, come un eterno sole che vivifica e fortifica.”
“Hai finito? Posso andare al cesso?”
“No. Ti devi trattenere, se no l’accordo va a farsi fottere.”
“Va bene. Dimmi. Io ascolto.”
“Ti spiego cosa sarebbero queste S.A.D. Penso che te lo sarai chiesto.”
“Tre pensieri e quello quattro. Ma racconta, se no mi piscio addosso.”
 “Le S.A.D. (Sostanze – Arte – Dipendenti) sarebbero come l’acqua di un ruscello limpido e immacolato che nasce dal cervello e infiltratosi nel suolo nel restante organismo, provvederebbe alla traslazione di energia novella, supporto non eludibile per la corretta longevità. Qui sulla Terra, Eraclito lo aveva intuito quando si mise a scrivere:
Per le anime è morte diventare acqua;
e per l’acqua è morte diventare terra.
Dalla terra sorge l’acqua e dall’acqua l’anima.”
“Capisco ciò che dici. Si tratta dell’eterna metamorfosi e rinnovamento dell’anima, attraverso l’acqua. E’ una cosa risaputa, ripresa anche da Freud. I liquidi ancestrali…quelli dell’amnios prima della nascita…i liquidi che uno sogna e che nel sogno rinnoverebbero l’anima del sognatore.”
L’arringatore sgranò gli occhi, o così mi parve, visto che avevo capito il suo pensiero. Disse dunque:
“Uno di questi A.D.E. lo aveva ammesso: L’Arte ci penetra con le sue voci interiori e le armonie silenti. Abbiamo la sensazione di una beatitudine che addolcisce e ringiovanisce. E’ forza soprannaturale che rinnova le membra, infonde energia, contro il dilagare del fluttuante Tempo. Per questo, l’Arte rinvia la Morte sine die.
 “Importante…”
  “L’Arte era luce inaccessibile, in essa albergava l’eternità a pieno titolo. I suoi frutti erano dunque gocce di questa eternità che solo gli A.D.E. data la superiore civiltà, avrebbe potuto cogliere pienamente. Però, un’opera d’arte osservata a lungo, a lungo andare avrebbe perso l’efficacia rinverdente. Come lo stesso cibo che in primo acchito può fare bene, ma a dosi giornaliere comporta scompensi vitaminici, minerali ed alimentari in genere. In altre parole, dopo circa un secolo, l’opera d’arte andava sostituita con una nuova. Nei giganteschi musei degli A.D.E., c’erano scomparti di centinaia di metri, alcuni con opere d’arte nuove ed efficaci, altri di serie B con opere desuete che stavano perdendo effetto, mentre specie di scantinati bui contenevano nei sotterranei, opere ormai prive d’efficacia ed ivi accantonate, solo per la catalogazione d’epoca.”
   L’arringatore sembrava un voro oratore. Continuò a spiegarmi: 
    “Artistiche creazioni, procurate nella spasmodica ricerca di giovinezza eterna, dopo un po’ si deterioravano nell’essenza e se ristrutturate nei minimi particolari, perdevano lo stesso l’effetto iniziale. Da qui, la necessità di munirsi dopo un certo arco di tempo di opere d’arte nuove. Quanto più erano fresche, singolari e di artistico valore, tanto più benefici effluvi di ringiovanimento donavano.”
   Contenendomi dal pisciare, dissi: “Ciò mi sembra strano. Qui sulla Terra, l’arte sovrabbonda. I mercatini dell’usato ne sono pieni.”
 “Il fatto è questo. Gli A.D.E. per quanto intelligenti e avanti nella tecnica, non furono mai in grado di produrre vera Arte. I loro artisti si cimentavano a dipingere un quadro, o a creare una scultura o altro, però alcun benefico effetto queste opere conferivano nel prolungare l’esistenza corporale. Secondo gli A.D.E., solo esseri intelligenti e davvero coscienti della Morte dopo una vita relativamente breve, potevano generare opere artistiche, salvifiche finestre di vera, corporale eternità.”
“Dicono, o arringatore, che l’Arte si avvicini alla schizofrenia. Ciò che distingue davvero l’Uomo dagli animali è la schizofrenia. I grandi artisti erano tutti schizofrenici bipolari, più o meno. Si parla di cultura collegata ad una condizione schizoide.”
 “Agli ADE, questo non importava. Importava entrare in sintonia con una vera opera d’arte, scultura, pittura, fotomontaggio e similari.”
    “C’è da specificare un’altra cosa, o tu che ascolti me in vereconda attesa, davanti a questa scala. Non tutti gli esseri intelligenti di un dato pianeta producono opere di celestiale bellezza,  perfezione ed armonia. Solo pochi, i cosiddetti geni, immortali nella loro arte, producono capolavori eterni. Le specie intelligenti poi sono molto rare, così come i pianeti compatibili con la vita.”
“Ho capito. Ma chi me l’ha fatto fare di scolarmi al bar tutta quella birra che adesso mi riempie la vescica!”
    “C’è da aggiungere un’altra cosa.”
  “Lo sai? Una lunga pisciata è una delle cose più belle della vita. Ti senti risollevato. Quante belle pisciate mi faccio. Le più belle, quando bevo birra.”
 “Un cataclisma improvviso come meteora che precipita, può distruggere in poco tempo gran parte della vita di un pianeta, bloccando o rallentando l’evoluzione delle specie. Erano tutti eventi temuti dagli A.D.E.”
“Importante!”
    “E prima di andare oltre, c’è da specificare questa cosa. Una volta, gli A.D.E. vivevano molto meno a lungo. Erano come comuni mortali, dalla vita media di poche decine di anni. Poi vennero i progressi in biologia, l’ingegneria genetica e la scoperta dei geni soppressori, dei geni della morte cellulare programmata e dei geni regolatori. In virtù di ciò, gli A.D.E. allungarono la durata dell’esistenza di alcuni secoli, né pochi e manco tanti, ma alla fine bisognava pur morire e questo pensiero li terrorizzava. Finirono col considerare la Morte corporale il principale nemico da combattere con ogni mezzo. La Morte divenne una vera ossessione. Finire nel Nulla eterno fu incomprensibile. Avevano vinto altri pericoli: non si facevano più guerre tra loro e avevano messo sotto rigido controllo l’incremento demografico con un livello di crescita uguale a zero. Anche l’effetto serra a causa dell’inquinamento atmosferico era stato abbattuto, grazie ai motori all’idrogeno che davano come scarto di combustione solo acqua. Gli A.D.E. erano tutti ricchi e felici, questo è innegabile.”
“Beati loro e non disperati come me, unico rampollo di un nobile casato, in decadenza ed in completa estinzione, visto che non ho figli.”
 “Robot – servitori accudivano le principali faccende delle loro ville ed erano robot del tutto simili ad esseri viventi con corpo, testa e compagnia bella. Solo che erano robot esecutori e non individui pensanti. Se uno li vedeva camminar per strada, mica distingueva l’ADE naturale dall’artificiale. Hai capito?”
“Beati loro!”
  “Frange estreme di fanatici si discostavano dal vivere comune, criticando la stessa civiltà e invogliando l’accettazione della morte corporale, senza la minima esitazione. Era una frange ignorata dalla maggioranza e tollerata democraticamente.”
“Hai finito?”
 “Dopo queste premesse, adesso entriamo nel vivo del racconto perché riguarda direttamente il nostro pianeta e la nostra civiltà.”
“Io mi siedo su questo primo gradino. Tu parla. Permetti se mi siedo?”
“Fa pure, sei a casa tua…”
 “La scoperta di E/4 indusse l’apposita Commissione dei Quasi Eterni (Co.Qu.E.) a valutare la possibilità di favorire o meno l’evoluzione della nuova specie intelligente sulla Terra. La CO.QU.E. operò seguendo parametri pre-definiti che determinavano a priori se una specie evolvendosi, avrebbe prodotto opere d’arte d’inestimabile valore. I parametri pre-definiti furono i seguenti. Uno. Rapporto cervello/massa corporea uguale a 1,5. Per esempio i delfini e l’elefante hanno massa cerebrale superiore a quella umana, ma il rapporto massa cerebrale/massa corporea è inferiore al nostro. Due. Cervelletto voluminoso con elevata densità neuronale. Tre. Elevata complessità cerebrale. Quattro. I due arti superiori molto mobili con mani munite di numerose dita. Inoltre c’era bisogno di mantenere una stazione eretta, oltre alla possibilità di un eloquio complesso. Infine, l’immancabile auto coscienza e la consequenziale paura della morte.
  Nel processo evolutivo, la specie intelligente, acquisendo questi aspetti anatomici e fisiologici, avrebbe prodotto opere d’inestimabile valore, come un albero che si fortifica e cresce, fino a donare frutti salutari.
   La CO.QU.E. esaminò i dati e vide che la nuova specie arboricola del pianeta Terra si stava sviluppando in una ristretta zona equatoriale, dove abbondavano l’acqua, le piogge torrenziali ed il cibo vegetale. La nuova specie arboricola aveva anche una buona capacità cranica, di circa 400 cc, appena superiore a quella degli scimpanzé. Evolvendosi, questa nuova specie avrebbe sviluppato un cervello di 1300 cc, con elevata complessità.
    La CO.QU.E. sapeva di un pericolo capitale, l’altra faccia della medaglia. La Co.Qu.E. auspicava e temeva la genialità umana.”
In che senso?”
“Nell’evoluzione della specie umana, sarebbero di tanto in tanto nati geni della scienza e della matematica che avrebbero conferito ad alcuni popoli della Terra grande potenza, pericolosa per la stirpe degli A.D.E. C’era la probabilità che i terrestri potessero un giorno scoprire la reale presenza degli A.D.E e combatterli. Questo sarebbe potuto accadere con ogni civiltà, sviluppata sui più remoti pianeti. Ecco perché le planetarie civiltà dovevano essere spiate nella loro evoluzione, selezionate e sfruttate per la loro Arte ed al momento critico, eliminate.”
“O arringatore, una volta sui venti anni, facemmo a gara a chi avesse la più lunga pisciata. Ci eravamo ingozzati di birra, dopo le partite a tressette. Era quasi mezzanotte e la strada dal paese deserta. Ci mettemmo in fila a pisciare contro gli alberelli di oleandro, sui marciapiedi. Vinse un mio diretto concorrente la cui pisciata inondò il cerchio di terra in cui era stato piantato l’alberello, che per inciso, il giorno dopo seccò.”
    “Scusami, ma non m’interrompere, se no addio al terno secco.”
    “Continua pure, ma io mi piscio sotto.”
   “E vai pure al cesso.”
    Di corsa, scesi per le scale di lato al ballatoio dell’entrata. Quelle scale una volta portavano alle stalle dov’erano rinchiusi i cavalli ed i muli per la campagna. Adesso, c’erano altri locali pavimentati tra cui uno dei tre cessi di cui l’edificio è fornito. Urinato a piacere con un sospiro di sollievo, tornai dalla mia statua parlante che queste cose disse:
   “La CO.QU.E. riunitasi in pompa magna, esaminò i dati pervenuti dalla Terra che testualmente riportavano quanto segue. Uno. C’era la reale possibilità di evoluzione degli ominidi arboricoli, abitatori della foresta pluviale primaria. Si tratta di un evento con elevate probabilità. Due. Il periodo evolutivo che abbracciava l’arco di tempo tra ominidi arboricoli, Homo sapiens fino ad Homo sapiens sapiens era esattamente (anno meno, anno più) di sette milioni di anni. Durante tale arco di tempo, ci sarebbero state ben sei specie di ominidi, qui elencate. Uno. Ominidi arboricoli abitanti le parti inferiori degli alberi della foresta pluviale primaria; le parti superiori degli stessi alberi sarebbero state frequentate da gruppi di scimpanzè più numerosi e forti. Spesso gli ominidi arboricoli erano costretti a scendere ed a camminare a terra affrontando gravi pericoli. Seguirebbero gli Australopithecus afarensis con capacità cranica di circa 401 centimetri cubici. A questi, si succederebbero gli Australopithecus africanus con cavità cranica media di 442 centimetri cubici. Subentrerebbero quindi sulla scena evolutiva gli Homo habilis: con capacità cranica di circa 644. A questo stadio evolutivo, la specie umana potrebbe già cominciare a produrre oggetti lavorati, sia pure rudimentali come utensili ed armi da taglio con schegge di pietra. Gli ADE capirono che se Homo habilis fosse stato davvero in grado di lavorare le pietre e le ossa di animali uccisi, avrebbe avuto ottime possibilità che i discendenti, continuando ad evolversi, un giorno avrebbe prodotto opere d’arte di grande valore. Infine, ecco gli Homo sapiens (neanderthalis) con capacità cranica di 1487 centimetri cubici e quindi Homo sapiens ed Homo sapiens sapiens con capacità cranica di 1230 cc, leggermente inferiore al precedente Homo Neanderthalis. Ciò non stupì la CO.QU.E. che osservava con attenzione i dati sui monitor. La minore capacità cranica di Homo sapiens sapiens, rispetto ad Homo neandethalianus era indice di una migliore organizzazione cerebrale e di una maggiore efficienza intellettiva. Homo sapiens sapiens avrebbe prodotto opere d’arte di grande valore, frutto di profonde intuizioni. A partire del Neolitico, la specie Homo avrebbe prodotto già manufatti con un apprezzabile valore nel campo artistico ed avrebbe cominciato a dipingere le pareti di alcune caverne, abitate in particolare nei periodi delle grandi piogge e nelle gelate.”
“Tutto qui? Posso andare di nuovo al cesso, adesso?”
“Di nuovo?”
“E’ per via dell’anti ipertensivo. Il medico mi ha prescritto anche un diuretico da prendere a giorni alterni.”
“Prego, fa pure. Scaricati pure e poi torna qua. Sto a metà storia. Intesi?”
Replay per il cesso dove urinai in abbondanza e ritorno in sede, davanti al bronzeo arringatore.
“Sentiamo come va a finire. Tu permetti che mi chiuda la brachetta…me n’ero dimenticato per la fretta. Fa anche rima baciata: brachetta-fretta. Dicono che porti bene.”
“Sì, ma ora ascolta. E’ importante.”
“Fa presto!”
   “La CO.QU.E. discusse i dati elaborati dal super computer ed analizzò gli stadi evolutivi del genere Homo sapiens. Ci sarebbe stata la necessità di seguire gli eventi storici di Homo sapiens e di Homo sapiens sapiens. Sicuramente, ci sarebbero state guerre tra i popoli, le nazioni e le diverse civiltà con il pericolo che avrebbero prevalso popoli poco dediti all’arte. Ci sarebbe stato il bisogno di pilotare alcune grandi battaglie, evitando in particolare una conflagrazione nucleare su vasta scala, una volta che l’umanità sulla Terra si fosse impadronita della bomba atomica.”
   “Mi sembra logico. E quindi?”
   “Raggiunto il punto critico cioè il limite insuperabile della civiltà umana, gli ADE avrebbero spedito gli Angeli della Morte a distruggere la stirpe umana, sterilizzando la Terra, ma lasciando intatti animali e piante. Solo due individui eletti, uno maschio ed uno femmina, in salute e giovani, con elevato quoziente intellettivo, sarebbero stati messi in salvo. Questi due individui si sarebbero chiamati Adamo ed Eva ed avrebbero dato inizio ad una nuova stirpe umana: la stirpe-umana-due.”
“Sì, ma non capisco….siamo già in piena era atomica e di Adamo ed Eva sono stramorti.”
“Per favore, lasciami spiegare. Calma, calma e sangue freddo.”
“Fa con comodo, scusa pure…” 
“La CO.QU.E. dichiarò terminati i lavori. Prima che la folla uscisse fuori dal palazzo imperiale, disperdendosi per i lucidi, ampi e marmorei gradini in direzione del corso principale, questa solenne vocazione di rito fu sollevata al cielo: O Arte eccelsa, vento sublime che ci rassereni e ci fai vivere nei secoli, allontana da noi per sempre l’odiata Morte. Abbiamo eseguito trapianti d’organi da animali e da individui decerebrati appena nati, ma solo tu o Arte eccelsa, preservi l’incontaminata mente e ci protrai l’esistenza, oltre ogni stringente limite. Solo tu o Arte eccelsa, sorreggi le nostre menti e ci rinnovi il corpo che trae novella forza per respingere la Morte corporale.  Tu e solo tu induci in noi la produzione delle preziose molecole S.A.D. che distribuite dal sangue in tutto l’organismo ci danno energia vitale e ci rinnovano l’esistenza. Arte, armonia sottile, eterna, luce e vita che ci disseti e ci proteggi. Arte, sottile melodia eterna che entri in noi e ci consoli. Arte, bellezza pura, eterna che tocchi ciò che ci è più profondo e ci preservi dalla corruzione corporale, dall’usura del Tempo e dal decadimento cerebrale. Arte, la tua potenza preservi noi dal devastante turbine del Nulla.”
“Importante…”
 “Passarono gli anni, anzi è dir poco anni, passarono invece i secoli ed i millenni. Dall’alto del loro mondo, gli ADE osservavano l’evolversi delle specie sul pianeta Terra, in particolare di Homo. Nel frattempo per sopravvivere, si nutrivano di sottoprodotti artistici, provenienti da altri pianeti di cui è costellato l’universo intero. Ogni tanto a dire il vero, un ADE moriva per denutrizione artistica prontamente rimpiazzato da un neonato, in modo da evitare l’estinzione della specie. Le opere d’arte di cui gli A.D.E dovettero “nutrirsi” permisero una sopravvivenza di pochi secoli, veramente un tempo breve, essi che volevano solo vivere ed eternamente vivere. Comunque, la loro esistenza non era eterna e anche se molto lunga e prolungabile col sentore dell’Arte pura, era comunque soggetta alla biologia del corpo ed alla fine non c’era niente da fare e si sarebbe estinta.
    Spettacolo orribile, quando un A.D.E. sentiva la propria morte appropinquarsi. Non c’era medico che lo salvasse, o opera creativa, pronta a contrastare l’eterna fine. Tutto si annullava, condannando l’individuo alla Morte eterna! Egli levava grida disperate. Aiuto di qua e aiuto di là. Gli strilli duravano in media tre o quattro giorni, mettendo tutti in fuga. Una volta morto, l’A.D.E era imbalsamato e conservato in eterno in un mausoleo, adibito allo scopo. Punto e basta. Pace all’anima sua. Da buon cristiano, potrai obiettare che forse un’anima quell’ADE non l’aveva. Questo pure è vero, ma non lo si può assolutamente dire.”
“Infatti, lo pensavo…non si sa mai con lo spirito divino.”
 “Ma andiamo avanti e non interrompere ché perdo il filo ed il fiato.”
“Scusate, scusate tanto, fate come se non ci fossi…”
 “Da qualche tempo dunque, gli A.D.E si aspettavano che in un remoto pianeta, almeno uno in tanti che ce ne sono, si creassero capolavori eccelsi grazie ai quali, essi potevano vivere oltre i dieci secoli. Per questo, presero ad osservare con entusiasmo i graffiti degli uomini neolitici sulla Terra.”
   “Importante.”
  “Arrivarono le prime grandi civiltà: gli Assiri, i Babilonesi, gli Ittiti, gli Egizi ed i Fenici, per non parlare di altri popoli nella Cina, o nelle Americhe. Gli A.D.E ammiravano estasiati la produzione delle piramidi, dei geroglifici, delle pitture murali e delle sontuose statue nei templi e nelle regge. Si complimentarono l’un l’altro.”
“Presumo che tramite l’arte umana del Neolitico, gli A.D.E. fossero ormai certi di poter risolvere gli assillanti problemi di sopravvivenza corporale.”
“Infatti…”
“E allora che fecero?”
“Prontamente, azionarono il grande convertitore di materia e trasferirono le riproduzioni delle prime opere d’arte terrestri nei loro musei nazionali. Cioè intendiamoci bene. Le opere d’arte rimasero sulla Terra in appositi musei, o in abitazioni private, o ad abbellire piazze, vie, o le pareti delle grotte del Neolitico. Però, gli A.D.E. col loro convertitore di materia, detto il Grande Convertitore di Materia Artistica (G.C.M.A.) riproducevano un’opera d’arte terrestre, alla perfezione ed all’istante. Tra l’originale sulla Terra ed il duplicato nel mondo etereo degli A.D.E. non c’era differenza alcuna. Era come se l’artista a sua insaputa, avesse riprodotto in contemporanea due opere. Una rimaneva visibile sulla Terra ed una grazie all’entangment ed il G.C.M.A., trasferita a insaputa dell’autore nel mondo degli A.D.E., pronta ad agire sul prolungamento della vita. Hai capito? Hai inquadrato bene il fatto?”
“Sì. Gli A.D.E. utilizzavano l’Arte terrestre per prolungare di secoli l’esistenza, rinviando così l’inevitabile attimo della propria morte.”
“Più o meno.”
“Cioè, essi non potevano abolire la propria Morte, ma rinviarla, questo sì, per secoli grazie all’Arte pura. Però, è tutto difficile di comprensorio.”
“Non mi sembri convinto. Ti spiego. Il fenomeno è conosciuto come entanglement e permette di trasferire all’istante le proprietà di particelle elementari, collegate a distanza tra loro. Gli A.D.E., molto più avanti di noi, avevano perfezionato al massimo questa proprietà della materia e la utilizzavano tramite la speciale macchina G.C.M.A.”
“Ho capito. Vai avanti che mi piscio di nuovo addosso. Forse, comincio ad essere incontinente. La vecchiaia si avvicina, caro mio. La prostata…le pillole contro l’ipertensione…i diuretici, altro che Arte ed eterna giovinezza.” 
“Voi umani non siete gli ADE.”
“Questo è vero ed è forse meglio, ma va avanti.”
  “L’osservazione da parte degli A.D.E. delle prime opere di Homo sapiens ebbe un che di grandioso e di misterioso. Gli A.D.E. fecero la fila nei musei per ammirare le creazioni, provenienti dalla Terra. Ammirandole, il loro cervello super-sensibile ai frutti dello spirito universale, fabbricava S.A.D. in grande quantità. La vita si allungò a dismisura, tanto che alcuni pensavano di non morire più. I loro musei diventarono veri santuari. Qualcuno si metteva a gridare per l’entusiasmo: signori, non si muore più. L’Arte terrena ci renderà eterni. Qualcun altro gli ricordava che si poteva solo rinviare la propria fine, che anche se dopo secoli, era ineluttabile. Amen.”
“Bisogna sempre morire.”
 “Quando pervennero le prime opere arcaiche appunto della Magna Grecia, la gioia diventò tripudio. Tutti gli ADE tranne i predicatori inascoltati, osservavano quei capolavori grandiosi ed unici nella loro perfezione. Il grande convertitore di materia trasferì nei loro musei in tempo reale, le sculture e gli affreschi tombali dei greci e dopo dei latini. Col passare dei secoli, le migliori composizioni umane della Terra, prodotte nel travaglio della creazione passavano in aldilà, nell’apparente mondo perfetto degli ADE. Nei loro sterminati musei, gli ADE respiravano eternità. La loro vita prese ad allungarsi ancora e solo di tanto in tanto qualcuno moriva tra i mille spasimi che il terrore dell’avversa Morte generava. Man mano che le riproduzioni ad hoc affluivano dalla Terra, si aprirono altri sontuosi musei. Il mangiare, il bere, il vestire e far l’amore passarono in secondo piano. Solo la visione di opere artistiche della Terra dava il pieno appagamento. Artisti unici nella loro grandezza come Mirone, Scopa, Prassitele e Lisippo inviavano a loro insaputa una di queste copie salutari al mondo degli A.D.E. per non parlare degli artisti del romano impero e di quelli del medioevo come Giotto. Appena una nuova opera d’Arte traslava all’istante dalla Terra agli A.D.E., la gente faceva la fila ad ammirarla, ricevendone novella esistenza.
  La storia umana posta sotto attenta osservazione e monitoraggio da parte degli A.D.E. che la usavano come una delle più preziose miniere dell’universo.”
 La statua dell’arringatore fece una pausa come a prendere fiato, o ravvivare l’ispirazione del racconto. Pressato dall’impellenza di andare di nuovo al cesso, dissi:
“Allora, come finì la faccenda?”
“Nell’alto Medioevo, la gran parte delle opere artistiche era di scarso valore e gli A.D.E. pur non potendo evitare l’avvento di questa epoca nefasta, ne limitarono durata e i danni. Arginarono l’onda dei barbari in Europa (la zona del pianeta più evoluta artisticamente e culturalmente) e favorirono la ripresa della vita nelle città a partire dall’anno Mille. In epoche successive, limitarono pure le devastazioni di due guerre mondiali ed arginarono le guerre, i conflitti e le devastazioni locali, sorte dopo i due conflitti mondiali.”
“Cerchiamo di sintetizzare. Se facciamo tutta la storia artistica dal medioevo fino a noi, non basterà il giorno e la notte.”
 “Arrivò l’era moderna dell’umanità, con le scoperte sulla relatività che indirettamente influenzò anche il filone artistico delle neo-avanguardie. Però, il mondo ameno degli A.D.E. cominciò ad allarmarsi. Importanti ricerche e scoperte scientifiche degli Homo sapiens sapiens stavano avvenendo in vari campi, dalla biologia alla fisica molecolare. Gli A.D.E. avrebbero potuto ordinare alla chetichella l’uccisione di scienziati eminenti, ma il progresso umano, comunque sarebbe andato avanti e qualcuno avrebbe avanzato il sospetto che dietro la Storia umana, ci fossero esseri superiori che la pilotavano alla chetichella. Bisognava fare una sola cosa. Decretare l’estinzione dell’umanità ed attuare il Codice Zero (C.Z.). Gli uomini erano divenuti troppo potenti ed intelligenti, un reale pericolo per gli A.D.E. L’Arte stava passando in secondo piano. A regolare gli umani flussi ed i riflussi nella storia c’era l’economia, il web ed i media in generale. Le arti figurative in genere, compresa la scultura e la letteratura erano ormai entità obsolete. Grazie alla Scienza pura, gli umani, come nel mito di Prometeo, stavano lì per lì per manipolare le dimensioni dello Spazio-Tempo. Inoltre cosa altrettanto grave, avrebbero dato somma importanza alla Scienza e quasi niente all’Arte, considerata ormai un sottoprodotto in estinzione dell’attività umana. La gente ci faceva i soldi col web, con le scienze della fisica nucleare e con l’economia, giocando in borsa. L’Arte non serviva più alla specie umana. Gli A.D.E. avevano capito che si era giunti al momento critico.”
“Cioè?”
Sospirando, la copia esatta dell’arringatore disse:
 “Era arrivato il momento critico, ahimè! Si era alla soglia del non-ritorno. La Storia umana andava drasticamente eliminata dal contesto dell’universo.”
“Terribile.”
 “Terribile, sì.”
“Questi ADE sono solo stronzi.”
“Perché gli esseri umani no?”
“Sì, noi siamo stronzi, ma non fino a questo punto.”
“In alcuni casi, è peggio.”
“Dimmi il seguito. Cioè dimmi cosa accadrà nel prossimo futuro, visto che ormai queste profezie sembrano già avverarsi. Il dominio assoluto della Scienza ed il declino dell’Arte sono già in atto.”
“Non hai capito.”
“Cosa non avrei capito?”
 “C’è una prima fase di distruzione e dopo ci sarà una nuova resurrezione dell’umanità. La fase della distruzione avvenne millenni fa, ai tempi del diluvio universale, o forse molto prima ancora. Un cataclisma generale che distrusse l’umanità.”
“Allora che accadde nei particolari?” 
   “Gli Angeli della Morte (A.M.) in clandestinità e nell’invisibilità totale, scesero sulla Terra, segnando la fine dell’umanità. Arrivarono in frotte, oscurando il tramonto vermiglio simili del tutto a nubi nere, foriere di tempesta. La gente cadde in un profondo torpore, cui seguì la Morte. I TG di allora parlarono di virus mutanti e peste incurabile, da tempo silente. Città brulicanti si spopolarono con strade piene di cadaveri. Nessuno riuscì a capirne la vera causa. Nessuno potette porvi rimedio, data la rapidità d’azione sui centri nervosi delle letali sostanze. Due esseri prescelti si salvarono, un uomo ed una donna, entrambi giovani ed in salute. I due appartennero a differenti razze, questo per rendere migliore la discendenza. I due si chiamarono Adamo ed Eva due. Da Adamo ed Eva di seconda generazione, o A.E. Due, discenderà una nuova stirpe umana, la nostra, l’attuale, capace più di prima, di produrre opere d’arte originali, grandiose e rigeneranti.”
“La Storia si ripete dunque. I flussi ed i riflussi storici…”
“Comunque, non sono certo se voi siete gli A.E. – Due. Forse, è più probabile che siete gli A.E. Tre, non importa ai fini del racconto.”  
“A.E. Due o A.E. Tre, sarebbe dunque lo stesso. Cambierebbe solo la scala temporale.”
   “Però ad un certo punto avvenne l’imprevedibile. Nei cielo del loro pianeta, si udì distinta la biblica voce che disse: Stolti, l’età dell’universo è di circa cinquanta miliardi di anni. La vostra esistenza sia pur secolare è pura illusione. Di ognuno di voi, come anche del vostro pianeta non esisterà niente, nel lungo silenzio della stasi assoluta post-universo.
“Ci mancava pure la biblica voce a dire che gli ADE erano nell’intima essenza degli stronzi. Stronzi nati, cresciuti e pasciuti. Nazisti veri, anzi peggio.”  
“Gli A.D.E cominciarono a morire di nuovo come millenni prima. Morivano dopo una breve esistenza. Si fa per dire dopo breve vita, visto che vivevano in media per alcuni secoli. Fatto sta che il loro organismo giovane cominciò a deperire ed invecchiare.”
“ Tié!”
“L’esistenza s’accorciò all’improvviso e di molto. Belli cazzi! Alcuni erano disperati, altri impazzirono quasi. Sui loro corpi e sulle loro coscienze, le opere d’arte non ebbero più effetto. Di conseguenza, dovevano morire più o meno come voi, come comuni mortali, dopo breve (si fa per dire) vita. Dopo un poco, il popolo degli A.D.E cessò fatalmente d’esistere. Parlo al passato remoto anche se non sono certo sull’epoca della loro definitiva estinzione. Perché oltre la morte individuale dopo una brave vita, l’intero popolo si estinse. L’estinzione potrebbe essersi verificata da poco, ma ciò non è rilevante.”
“Cazzo! Avrebbe detto Omero: Stolti che osaro violare i sacri al Sole Iperion candidi buoi.”
“Non lo so che avrebbe detto Omero.”  
“Capisco. Meno male che non ci sono più.”
 “E’ da precisare che gli ADE non sollevarono l’ira di alcun Dio che li distrusse, almeno è questa l’ipotesi più accreditata. Gli A.D.E. morirono tutti chi prima chi dopo, anche quelli nati da poco, perché i loro cervelli smisero di produrre molecole salva vita, dette anche S.A.D. che come ho detto sarebbero le Sostanze – Arte - Dipendenti. L’intero popolo degli A.D.E. avrebbe potuto riprendere a riprodursi, fare figli e mettere su famiglia. Almeno si perpetuava la stirpe, anche se di vita breve. Invece, l’attaccamento spasmodico alla vita, agli agi ed ai viaggi li aveva resi indifferenti all’amore fisico, ad Eros ed al sesso in sé e per sé. Gli A.D.E. consideravano questi trastulli una prerogativa dell’inferiore pianeta Terra, una perdita di tempo, nonché dannosa. Le terminazioni nervose ai genitali si erano da tempo atrofizzate, per cui l’atto sessuale era privo di erotico piacere. Erano diventati impotenti e non più fertili. Vivendo per secoli, erano diventati tutti libertini nati. Coi loro super-macchinari, si davano altri tipi di piaceri smisurati e l’accoppiamento tra i sessi, considerato retaggio animalesco. Per non parlare dei figli, la cui esistenza stava a indicare che un giorno i genitori sarebbero morti ed i discendenti sarebbero sopravvissuti alla loro morte definitiva. Idee da aborrire ab initio. I figli davano l’insana idea che i genitori, prima o poi sarebbero invecchiati e morti per sempre. Inoltre come ho specificato, la loro esistenza pressoché illimitata imponeva un drastico controllo sulle nascite.”
“Cioè non potevano neanche fottere più.”
“Era un’idea che ad essi non interessava, di secondo piano. Il sesso un semplice trastullo di portata secondaria, appannaggio degli esseri inferiori.”
“Tutti froci…”
“Più o meno…”
“Se ho ben capito, ammesso che volessero scopare, non se lo potevano permettere per evitare che la popolazione su quel pianeta esplodesse, visto che ognuno viveva a dismisura. La bomba biologica la chiamano qui.”
 “Molto tempo dopo, scienziati di seconda generazione, discendenti da quegli Adamo ed Eva salvati dall’ecatombe umana, scoprirono il mondo degli A.D.E., la loro sconcertante storia e l’estinzione di massa, si può dire improvvisa. Fiorirono diverse teorie sulla loro misteriosa e per noi provvidenziale dipartita. Come per gli Etruschi che non si sa bene da dove venissero e come si siano estinti, così si sono avute numerose e contrastanti teorie sulla scomparsa improvvisa del popolo civile e quasi eterno degli A.D.E.”
“Dico che ciò accade sempre se un popolo scompare per vie misteriose. Le teorie fioriscono, circa la scomparsa improvvisa di un lontano popolo. Lontano nel tempo e in questo caso, anche nello spazio siderale.”
“La tesi più accreditata sulla loro scomparsa è questa.”
“Sentiamo.”
“L’Arte di per sé non è comunque eterna. Il carattere indefinito dell’Arte, anche quella prodotta da noi umani, rinvia ad un mondo con insolite valenze, dove Spazio e Tempo hanno un criptico significato. Come ogni cosa del resto, l’Arte è la via che indica l’eternità e nello stesso tempo è il tramite che ci apre la posta su qualcosa di totalmente nuovo, percepibile solo dopo la Morte corporale. I sensi sono collegati col cervello, ma l’Arte ha un significato che oltrepassa il tempo fenomenico e gli umani sensi. L’Arte rinvia ad un mondo etereo, eccelso e di per sé perfetto. Un mondo extra, vivibile solo se si è privi del corpo materiale e di percezione sensoriale. In questo caso, la Morte diventa non un momento di pura angoscia, ma di calma eterna ed assoluta pace. Il mondo si attenua, si cancella, dandoci l’impressione che un altro stia nascendo. C’è infatti qualcosa di più alto che il semplice vivere: è il donarsi. La Morte è una nuova nascita che tutte le nostre capacità ed i desideri, lasciano intuire, solo se lo vogliamo. Gli A.D.E. non vollero mai questo. Non accettarono questa idea. Capito?”
“Sembri un predicatore sul pulpito di una chiesa. Sono cose risapute, anche se applicate agli ADE.”
“Sono cose risapute, ma inascoltate sia qui sulla Terra, dove continuiamo a scannarci, sia tra gli ADE che fecero una brutta fine, illudendosi di aver conquistato l’eternità in virtù dell’Arte.”
“Quando avrai finito, mi farò una pisciata fenomenale. Una pisciata in tuo onore. ”
“Ma pisci sempre?”
“Te l’ho detto, è per via del diuretico. Ma continua.”
 “Sì, ma l’imput alla loro distruzione – secondo la scuola di Francoforte - avvenne quando gli ADE cominciarono ad osservare a turno una particolare opera d’arte nei loro musei e dopo quest’attenta osservazione, a turno cominciarono a morire. Questa opera d’arte agli A.D.E. fatale, conteneva una maggiore carica di contraddizioni ed ambiguità.”
“Cioè, spiegati meglio. Ci sarebbe dunque una nuova teoria, quella della scuola di Francoforte.”
“Giusto.”
“Spiegati meglio.”
 “Tieni presente il sorriso enigmatico della Gioconda leonardesca? Una cosa abbastanza simile causò la fine degli A.D.E. Un’opera di eccellente valore e conturbante al massimo, capace di dare sindromi di Stendhal a raffica.”
“Suppongo una tela ad olio, 120 x 240.”
“No, una pala lignea, tre metri per tre e mezzo.”  
“Che rappresentava?”
“Non ci è dato sapere a quale artista terrestre appartenesse, a che epoca risalisse e se fosse stata una statua, un dipinto od altro. Si sanno solo alcuni particolari di secondo piano sulle intenzioni dell’Autore, tanto per curiosità. L’artista avrebbe voluto affermare attraverso la sua opera, in primis l’incomprensibilità del mondo e poi l’inesistenza di un’Arte sovrana ed assoluta, davanti alla quale inchinarsi. Quell’opera dichiarava l’impossibilità di superare il mondo delle apparenze, non potendo rompere la catena del dolore nelle cui maglie la vita è comunque stretta, dalla nascita alla morte. Tu potresti dire: Sì, ma coi cazzi che questo Artista non si sa chi fosse stato. Un Artista fatale ed in incognito la cui opera accelerò la definitiva scomparsa degli A.D.E. sembra tutto strano. Strangers. Un artista fatale per la storia degli ADE. Un artista che li vinse alla fine, come un vero dio trascendente.”
“Stavo pensando proprio a questo. Mi leggi nel pensiero. Come si fa a rimanere in incognito, dopo aver causato una catastrofe planetaria?”
“Avresti detto: Strano. A un certo punto per colpa di qualcuno, per colpa di un semplice artista terrestre, un intero popolo di una civiltà superiore si estingue e va a farsi friggere e questo artista non si sa chi è. Strano!”
Infatti...”
   “Ti rispondo: neanche di Cristo che fece quel che fece nella storia umana, si sa con certezza molto. Su Cristo, molte congetture, ma pochi fatti certi. Così di questo Artista.”
“Potresti avere ragione. A volte non è importante il semplice soggetto, ma la sua Arte e ciò che si è lasciato dietro.”
“Infatti… Per accennare ad un esempio più calzante: mica è certo che Omero sia esistito. Anzi, è certo che l’Odissea fu scritta come minimo settant’anni dopo l’Iliade. Avrebbe detto Foscolo e tu mi dai ragione…e involve tutte cose l’oblio nella sua notte…Aggiungo io adesso: oh stolti A.D.E. Stolti due volte! che presi da egoismo, non capiste il senso vero dell’esistenza. Egoisti e stolti.
“Bravo, hai ragione. Aggiungo, anche stronzi.”
“Per farti contento, ti riporto un’altra tesi sulla scomparsa di questi esseri superiori, illusi di vincere la Morte corporale. E’ però la tesi meno accreditata.”
“Quale sarebbe questa nuova tesi, meno accreditata?”
“Artisti delle varie parti dell’universo, in particolare quelli sulla Terra, per motivi vari, smisero di produrre opere di alto valore. Alcuni creativi addirittura si misero a riprodurre in serie le loro opere. Vedi da noi Andy Warhol. E’ come se tutti gli artisti delle varie parti dell’universo si fossero messi d’accordo. Secondo alcuni critici, critici di un certo livello, questo accordo sarebbe stato impossibile. La crisi dell’arte – a detta di questi acuti critici - fu solo la nefasta conseguenza dell’evoluzione dei movimenti culturali, convergenti verso una forma di decadenza universale, o se vuoi, verso una forma inferiore di espressione artistica. Dopo aver raggiunto l’apice, l’Arte universale aveva cominciato una rapida e inevitabile discesa verso l’insignificanza, la superficialità e l’indeterminazione pura. Tant’è che neanche i critici di alto livello ci raccapezzavano più un fico secco. Nell’arte decadente prevaleva la fiction.O.K.?”
“E’ logico.”
“Gli A.D.E. che avevano continuato a trasportare nelle loro gallerie e musei questi pezzi d’arte decadente, si accorsero che non c’era più l’effetto desiderato. Nell’ammirazione artistica, i loro corpi ed i loro sensi restavano mosci ed indifferenti nella sostanza.”
“Se l’erano voluta….avevano esagerato come tanti popoli qui da noi. Con l’eternità, non si scherza. Illusi…scemi, pieni di superbia e stronzi.”
“La nuova Arte non induceva più la produzione nel sangue delle miracolose SAD. In alcuni individui di forte fibra, si aveva questa produzione di molecole salva vita, ma non in concentrazioni ottimali. Cosa molto più tragica, gli ADE capirono che cessavano di esistere per davvero e solo dopo una manciata di decenni.”
“AMEN.”
 “Gli ADE lanciarono è vero l’allarme generale, ma non ci fu niente da fare: l’estinzione fu inarrestabile. Secondo la scuola di Parigi, invece le cose avvennero così. La rapida ed improvvisa e forse provvidenziale per noi, scomparsa degli A.D.E. avvenne quando sulla Terra prese a dominare la Tecnica e la Scienza di seconda generazione. L’Arte passò di nuovo in secondo piano. Gli A.D.E. allora si convinsero della necessità di distruggere gli umani, troppo intelligenti, perversi e potenti. Questa ancestrale distruzione di massa avvenne. Dopo la fine degli umani – si salvarono come ho detto solo Adamo ed Eva Secondi, o A.E. Due o forse, addirittura A.E.Tre – il decadimento degli A.D.E. fu inarrestabile. Non avrebbero trovato in tutto l’universo opere d’arte di valore inestimabile, come quelle prodotte una volta sulla Terra. Su remoti pianeti, c’erano ancora degli esseri intelligenti, ma inadatti alla creazione di Arte eccelsa, del tipo terrestre, come una volta generatasi. La creatività terrestre stava andando a farsi friggere e non c’era niente da fare. Non restò valida alternativa agli ADE che di morire, come tante altre specie estinte. Avevano sì pensato di distruggerci di nuovo, lasciando come  germi di ripopolamento un Adamo ed Eva tre, o forse Adamo ed Eva quattro, ma la loro estinzione questa volta fu troppo rapida e non ebbero il tempo di organizzare la nuova spedizione, a largo raggio, degli Angeli della Morte. ”
“Amen.” 
“C’è un’altra teoria non ultima in assoluto, diciamo l’ultima tra le principali.”
“Un’altra teoria? Allora, aspetta io vado al cesso.”
Dopo le mie cose intime, lavatomi le mani e guardatomi allo specchio con un sospiro pacato, risalii dalla parlante, nonché bronzea statua (copia dell’originale) che disse testualmente ciò:  “Dice questo….”
“Questo cosa?”
“Parlavo della teoria che dovrebbe spiegare l’estinzione del popolo degli ADE, causata dall’Arte degenerata, o di minore qualità.”
“Ah, la nuova teoria, dimmi tutto.”
“L’Arte non può cogliere il nesso inscindibile dello Spazio-Tempo. O coglie l’uno, o l’altro. Per esempio, la statua del Mosé di Michelangelo che fece gridare all’autore: perché non parli? contiene la massa volumica, modellata in modo insuperabile da Michelangelo, ma questa massa marmorea resta fissata nel tempo, nel momento in cui l’Artista la concepì. L’occhio e la mente dell’osservatore colgono questa discrepanza universale, insita nell’Arte in sé. L’Arte è infatti allegoria, specchio ed artifizio. Attraverso l’Arte videmus nunc per speculum in aenigmate.”
“L’Arte come specchio, questo è pure vero.”
“Era l’artifizio puro che l’Arte universale contiene come essenza e da sempre, a generare negli A.D.E. le specifiche molecole salva vita – le famose SAD - che li facevano vivere tanto a lungo. Poi ci fu il patatrac. Ci sarebbe stato un artista insuperabile e stranamente ignoto che avrebbe oltrepassato i limiti apparentemente invalicabili, insiti nell’Arte. Questo sommo ed ignoto artista avrebbe colto il nesso inscindibile tra lo Spazio assoluto ed il Tempo assoluto. L’ignoto artista avrebbe trasferito in una sua opera questo potente nesso. Si tratterebbe di una statua bronzea come me, o un quadro, o una pala lignea. L’opera insuperabile doveva comunque essere molto vicina alla realtà, quasi una foto, una specie d’istantanea atemporale, fissata in un eterno presente e capace di ritrarre la realtà così com’è. Però, è da dire che la fotografia coglie il Tempo fissato in un momento, non lo Spazio.”
“Sono d’accordo.”
 “Secondo noti esperti, tra i quali il critico francese De Illusionibus, questo sommo Artista che consciamente, o inconsciamente decretò la fine degli A.D.E. aveva dipinto un quadro strano in cui l’invisibile era stato traslato nel visibile, contaminando il mondo superiore. L’ammirazione del fatale dipinto avrebbe indotto nel corpo degli A.D.E. la sintesi di molecole aberranti, dette pseudo molecole salva-vita e queste furono la causa della loro rapida morte. Il quadro fatale avrebbe conferito profondità e duplicità alla comune esistenza. Verosimilmente, l’opera conteneva fantasmi aerei, immagini buie, cupi anfratti a rappresentare il mondo ombra del profondo, copia esatta del quotidiano, ma in senso inverso. Il sommo Artista avrebbe rappresentato la infera realtà, dove solo l’Ombra di ognuno ha sostanza: solo ciò che in ogni essere umano è in ombra ha vera importanza ed esiste in aeternitate.  
   Stupidamente, gli A.D.E duplicarono la tela e in base al fenomeno quantistico e quindi intangibile dell’entanglement,  trasferirono la fatale opera nel loro mondo, ammirandolo a lungo. Tutti fecero la fila per vedere l’insuperabile immagine che avrebbe prolungato loro l’esistenza per molti secoli. Tutti rimasero ammirati ed estasiati. Assetati di vita, furono certi dell’effetto benefico sui loro corpi. Erano sicuri che più l’impressione e la meraviglia generate dal fatidico dipinto si accresceva in essi e più l’esistenza materiale si prolungava negli anni a venire. I corpi transeunti sarebbero divenuti quasi eterni ed avrebbero attinto dall’Arte il continuo, divino nutrimento. La vita aveva uno spasmodico bisogno della sostanza artistica di valore e delle immagini aeree ad essa correlata. Tutti, in un delirio dei sensi, si sentivano assetati di Arte vera, famelici di Arte pura e dei consequenziali piaceri del rispettivo corpo.”
“Chi è che non vuole vivere molto a lungo, o forse per l’eternità? Qui non è lo stesso?”
“Alcuni, secondo me, si scoccerebbero. Ma torniamo agli ADE ed alla loro singolare estinzione di massa. All’inizio furono contenti, così infatti si deduce dall’analisi dei referti cartacei. Si vede che era un popolo felice, più o meno come i Pompeiani, prima che il Vesuvio li seppellisse. Poi all’improvviso, gli A.D.E. morirono tutti ed in pochi decenni. E’ da presumere che accortisi del danno, un vero cavallo di Troia da essi introdotto in loco, abbiano distrutto la fatale opera d’arte che inneggiava all’Ombra pura. Un’ombra che aveva le radici nel profondo della psiche individuale. Secondo altri, non si trattava di una vera opera d’arte, ma la Sacra Sindone, scambiata dagli A.D.E. per un eccelso capolavoro.”
   “Hai finito? Posso andare di nuovo alla toilette?”
   “Di nuovo adesso? Mentre vai, rifletti.”
   Espletati i residui bisogni corporali, lavatomi le mani, specchiatomi di sfuggita ed aggiustatomi i capelli ribelli, tornai dalla statua. Non mi era piaciuto tanto quel suo modo spicciolo di fare. Era come se fosse stato lui il padrone dello stabile ed io un suo esecutore, un servo, un umile e devoto dipendente. Davanti a lui diritto anche se mi sovrastava, dissi:
“O caro Arringatore, non te la prendere, però ti voglio dire.”
“Dì pure, però non ti agitare troppo. E’ per via della pressione alta di cui da un bel poco soffri.”
“Sono calmo. Però ti voglio dire. Ti sembra davvero il caso che mentre in questa regione di merda dove in cinque giorni ci sono stati dieci omicidi ed un undicesimo è agonizzante al Cardarelli, dico: in questa regione affamata e disastrata tu ti metti a raccontare storie strane? Chi se ne fotte degli ADE e compagnia bella? Qui dobbiamo sopravvivere di giorno in giorno. Qui arrivano immigrati da tutto il mondo. Oggi ne sono approdati in Sicilia oltre mille. Oltre mille bocche al giorno da sfamare. Ci sono centinaia di bambini sbarcati nel Meridione, come se non bastassero i notri atavici disoccupati.”
“Hai finito?”
“No, questa regione è piena di munnezza di ogni tipo...”
“Hai finito?”
“No. Ti dico una cosa importante. Sai cosa è accaduto a Napoli?”
“No.”
“Negli ultimi tempi, parlo a partire dal 2003, c’è stato un assalto indiscriminato all’occupazione di posti statali meglio remunerativi e dei posti di dirigenza nel settore privato. Questo accaparramento è avvenuto ed avviene da parte dei politici di ogni ordine e grado. L’espansione della politica con l’istituzione dei consigli di circoscrizione, comunali, provinciali, regionali e l’elevato numero dei deputati, ha prodotto asfissia e sclerosi dello Stato democratico. Questa situazione abnorme ha spianato il campo alla corruzione e ad organizzazioni criminali, come la camorra che rassomiglia ad un ente del parastato.  Va bene?”
“Ai miei tempi, nel I secolo avanti Cristo, andava meglio. In tutti i sensi. La natura era dominante e brevi e relativamente pochi i morti nelle guerre. Non c’era il casino di adesso. Adesso, ne siete troppi. Come ai tempi dell’Impero, verso il IV, V secolo dopo Cristo, la situazione non è più governabile. Altro che A.D.E…. ”
“Aspetta.”
“E chi si muove.”
“Ti leggo un passo di un giornalista napoletano. La data dell’articolo sul giornale Il Globo è del 1836, prima dell’unità d’Italia. Il titolo fu: - SULL’USO DELLA FORZA CONTRO I DEBOLI. –
Allora leggo?”
“Prego, accomodati.”
      La terra appartiene al più forte. Ercole che strangola il leone nella Selva Nemea. Ercole che doma il furioso toro di Creta. Ercole che soffoca nelle sue braccia il gigante Anteo. Ercole che squarta le montagne di Abile e Calpe, unendo così l’Oceano al Mediterraneo. Ercole è il mito della forza che supplice alla coscienza, al codice, al vangelo ed alla filosofia.
   Libertà, Eguaglianza e Fratellanza sono belle parole che illudono i popoli, che fanno la fortuna dei più scaltri e forti. Ercole ha sempre ragione. Gli apologhi del lupo e dello agnello, del leone che si appropria di tutto il bottino, contengono la quinta essenza della filosofia e del magistero del mondo. Il debole ha sempre la parte peggiore e la più scadente. Prendete tutti i libri stampati nei secoli del Guttemberg fino al presente e buttateli in fondo all’oceano. Il consiglio è valido anche per i libri futuri. Tutta l’umana sapienza non arriverà mai a sostituire al Diritto della Forza, la Forza del Diritto.  NAPOLI, 1836.
   Hai capito o caro arringatore, anzi copia dell’originale fermo lì sul podio in vereconda attesa?”
   “Ti sei sfogato? Io invece che pensare ai fatti di Napoli, una città degenerata che meritava molto di più a livello locale ed internazionale, penso all’avvenire di tutta l’umanità. Ti dico un’altra cosa.”
“Prego. Adesso, non ho fretta. Anzi, ho sempre fretta, ma ti ascolto volentieri. Per esempio, devo giocare i numeri che mi hai dato, più per curiosità. Però, posso aspettare ancora un poco.”
“Sono numeri vincenti.”
“Non ho mai vinto in vita mia niente d’importante. Qualche ambo striminzito, qualche dodici al totocalcio. Tu dici che adesso farei una grossa vincita. Speriamo. Se vincerò molti soldi come prometti, mi sposerò la barista del bar in piazza, una ragazza fenomenale che non si mette con uno come me per il semplice fatto che  non sono straricco come i miei antenati.”
“Adesso, ascolta e poi vai al lotto.”
“Dimmi tutto.”
“L’Occidente è il viandante che si sta sempre più allontanando dal divino. La potenza vincente della tecnica vi allontana dagli dei. Come l’impero romano allontanò i pagani dai loro dei, così la tecnica che è alla base di un nuovo ed invisibile impero, allontana dal divino. L’apparato scientifico- tecnologico costituisce ormai l’essenza della vostra civiltà e vi dominerà, allontanandovi dai valori universali. Amerete la guerra, la distruzione ed il nuovo, formidabile Impero. Sarete indifferenti al divino da cui vi allontanerete, causando la vostra fine.”
“O caro arringatore, hai finito? Sembri uno dell’ISIS. Uno stronzo che va sgozzando la gente in giro. L’umanità non è ingenua come quella degli A.D.E.”
“L’Impero crollerà.”
“Lo dicono quelli dell’ISIS.”
“Non me ne fotte in cazzo dell’ISIS. L’Impero non crollerà a causa di una organizzazione di merda come gl’invasati dell’ISIS, ma se dovesse un giorno crollare, saranno le sue contraddizioni. L’Impero si sta allontanando dai valori universali, alcuni dei quali espressi dall’Arte pura.”
  Preso dalla furia in parte oratoria ed in parte incazzatoria, afferrai uno sgabello a mi piazzai di fronte alla superba statua. Dissi, strillando un poco:
“O caro arringatore, adesso te ne dico un’altra. Voglio sfogarmi. Ho urinato ed adesso voglio sfogarmi coi pensieri. Un’altra cosa emblematica ti dico. Un fatto che riflette la vita reale qui e adesso, in questo paesino di merda, parte di una società più vasta, ma corrotta. Giorni fa, l’agenzia delle entrate m’intima entro sessanta giorni di ripresentare la documentazione risalente a quattro anni fa – anno 2002 – della denuncia dei redditi sul modello 730. Capito? Io che sono dipendente pubblico e come tale ho tutto sotto controllo perché mi è impossibile evadere non avendo altre attività. Pago le tasse sulle trattenute a fonte sullo stipendio. Ebbene, c’è in questo Stato di merda chi ci guadagna a sbafo, andandosene in giro per il mondo, alloggiando in alberghi di lusso e facendo shopping gratis nelle migliori atelier di moda.”
“Puoi essere più concreto? La cosa m’incuriosisce un poco.”
Alessandra Leophardus, la Presidentessa della Regione Campania ha uno stipendio d’oro, preben­de inimmaginabili, portaborse ed auto blu ventiquattrore su ventiquattro. Ci mancava la parade a Manhattan in occasione del Columbus day. Alessandri­na Leophardus in Mistella, la presidente del Consi­glio regionale, si è recata a Nuova York con una delegazione di 160 persone: presidenti provinciali, sindaci, assessori a vario titolo e addetti stampa, più un certo numero di mo­gli, che sarebbero «a carico dei mariti». Alessandrina ha incontrato Hillary Clinton, candidata alle prossime presidenziali USA. Forse, l’unico fine di questa parade costata alle casse regionali circa 700 mila euro è stato questo incontro politico. Sembra che a Cristoforo Colombo avessero predetto l’evento e  per questo abbia voluto scoprire l’America.”
“Ai miei tempi, questi parassiti facevano una brutta fine, se non altro perché davano fastidio all’imperatore. Anzi, ai miei tempi, la Repubblica era in crisi e si vedevano in giro i primi dittatori che poi avviarono l’Impero, retto da un solo uomo. Comunque, questi tizi spreconi,  ma senza le giuste protezioni, davano fastidio a chiunque.”
“Lasciamo stare i tuoi tempi remoti. Adesso, il popolo della Campania langue tra montagne di rifiuti, una disoccupazione galoppante, un esodo biblico dei suoi giovani. Ci sono le guerre di camorra, la corruzione e una giustizia con oltre 500 mila processi arretrati. Il servizio sanitario campano è il più costoso, così come la benzina. Il premio nobel PHELPS dice riferendosi all’Italia che la forza delle corporazioni frena lo sviluppo. Questa disgraziata regione è ferma da secoli e millenni. Stasi completa.”
“Pazienza.”
“Di queste cose, la Alessandrina Leophardus finge di occuparsi e poi fa come l’alunno distratto che dice ai genitori di studiare, ma ha altro per la testa. Pasolini pure aveva avanzato una previsione: vedo intorno a me un mondo doloroso, sempre più squallido. La Alessandrina degna moglie di un uomo di potere fine a se stesso, incarnerebbe bene questa tendenza.”
“Pazienza.”    
“Aggiungo riflessioni di qualche anno fa, ma che si adattano all’immutabile presente. Il cambiamento sostanziale nella vita politica italiana degli ultimi anni è stato il raduno dell’UDEUR, nel beneventano. Cosa sia questo partito di Centro a nessuno è dato sapere. Che programma abbia, idem. Solo vaghi accenni di riformismo alla buona che lasciano il tempo che vogliono. Altri Stati hanno fatto progressi da gigante, uscendo dalle piaghe del terzo mondo e sorpassandoci. In Italia, c’è stagnazione, stasi piatta come nel Seicento. L’emblema di tale stasi è l’UDEUR di Mistella e consorte. Una stasi che nel sud Italia dura da cinquant’anni. Una volta c’era la DC di De Mita, del clan degli avellinesi con il lungo codazzo di enti inutili, gestiti a livello clientelare. Adesso, imperversano i Mistella con l’elettorato di Benevento, similare a quello di Avellino in mentalità, corruzione ed inoperosità: l’evoluzione della specie. Altrove, cambiamenti radicali ed epocali con nuove nazioni ai vertici dell’economia mondiale, qui solo gente falsamente blasonata. Il ciclone del potere si è spostato da Avellino a Benevento con identica forza distruttiva.”
“Te l’ho detto: ai miei tempi, li avrebbero crocefissi.”
“Il popolo ben pensante rifletta: i Mistella coniugi benestanti, guadagnano al mese oltre cinquantamila euro, trovandosi al centro di un complesso sistema di potere e inveterate collusioni. La moglie passa ore per trucco, tupè, depilazioni e iniezioni al silicone. Nelle pubbliche riunioni la donna – presidente della Regione Campania - si assenta avendo in dotazione appartamentino apposito per siesta, toilette , strucco e trucco. Per cinquantamila euro mensili i Mistella danno di sé pura immagine, non fatti, né contenuti incontestati. La parabola del cambiamento in Italia è avvenuta solo dal punto geografico: da Avellino a Benevento. Viva l’Italia. “
“Cazzo! Allora 29 ci vuole anche il 29.”
“Che significa mi prendi in giro?”
“No.”
“Sì invece. A Napoli, il cazzo fa 29.”
“Lo so, per questo dico che occorre aggiungere anche il 29.”
“Mi sembra più che giusto. Ottimo.”
“Tu sei incazzato e allora ho pensato che un semplice terno ti allevierebbe la rabbia per poco tempo. Invece, con una quaterna sulla ruota di Napoli saresti appagato in pieno. Giocati allora, ascolta bene, oltre che il 5, il 77 e l’88 anche il 29.”
“ Allora posso andare?”
“Vai pure, ma calmati.”
“I numeri sono: 5, 77, 88, più il 29, vero?”
“Esatto.”
“Caro arringatore, se non vinco, ti prendo di sana pianta, ti metto sul furgone e ti porto diritto alla fonderia.  In vita mia fino ad adesso, ho giocato le date della mia nascita – giorno, mese ed anno – il giorno e l’ora esatta del mio matrimonio andato in malora, la data (ora esatta, giorno, mese ed anno) della mia assunzione nello Stato e non ho mai vinto niente. Bada, la mia pazienza ha un limite. Sono io che comando qui. Capito?”
“Fino ad adesso, hai giocato con la vita. Adesso, si fa sul serio.”
“Questo è anche vero.”
“Ciao e abbi fede. Però aspetta un momento, perché a questo punto devo rettificare una cosa. Bello mio, ti credi di essere originale con le tue lagnanze. Invece, già ai miei tempi dicevo le stesse cose quando arringavo gli Etruschi contro i Romani, ormai vincenti. Anch’io come te non avevo capito in che direzione esatta andasse la storia umana. Lo aveva capito l’originale in carne ed ossa che rappresento. Di dico: come allora, poco si può fare perché l’andazzo finisca per davvero. Giocati i numeri che ti ho indicato e ciao.”
   Stavo per uscire in strada quando mi ricordai di un particolare. Da sotto l’architrave del portone mi girai verso l’arringatore e dissi: “Lo sai”
“Che cosa?”
Fin dal 1998 Nelson Goodman lo aveva detto.”
“Goodman? Il filosofo statunitense che morì appunto nel 1998?”
“Sì, proprio lui. Ebbene, secondo Nelson Goodman, la natura è un prodotto dell’Arte. L’immagine è più simile ad un’altra immagine che non al suo oggetto. Un dipinto dev’essere un simbolo dell’oggetto che rappresenta e questa relazione simbolica non è generata dalla somiglianza, ma dalla denotazione, che è indipendente dalla rassomiglianza tra due oggetti. L’immagine seleziona e semplifica. L’occhio non rispecchia il dato assoluto e puro, piuttosto elabora l’apparenza frammentaria e plasmata dall’abitudine, ottenendo una rappresentazione dell’oggetto.”
    L’Arringatore allora disse: “Lo sai?”
“Cosa?”
“Gli ADE potrebbero essere anche i terrestri. Forse un popolo così, gli ADE appunto, non è mai esistito. Sareste voi, voi terrestri che v’illudete di esistere in eterno. Aspirate all’eternità con tutti i mezzi ed aborrite la morte eterna.”
“Logico.”
“Lo dite voi che è logico.”
“Noi aspiriamo all’eternità, in un modo o nell’altro: con la carne o senza.”
L’arringatore da dietro la bronzea maschera, così com’era stata concepita dall’artista che l’aveva modellata (parlo della statua originale), cercava di sbuffare. Disse:
“Comunque, non sbagliare la giocata sulla ruota di Napoli e ciao.” 

2 commenti:

  1. Un racconto lungo, questa volta, ma interessantissimo e di sapore realistico, con spunti divertenti.

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  2. DIVERTENTISSIMO, PIACEVOLE DA LEGGERE, INSOMMA, RACCONTO DA INCORNICIARE. Bravo !!!!!!!
    peppe murro

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