Il despota di Ropei guardò l'avvocato con
occhi assassini e sorrise tra i denti. – Cosa le fa pensare – disse, – che la sofferenza del suo cliente abbia ammorbidito
il mio cuore?
– È stato vent'anni a marcire in una
prigione maleodorante; vent'anni, mi capisce?
– Non ho colpa se il suo mezzo di
trasporto è così lento.
Lauria sbuffò. – Non è lento. L'effetto
Brentano spiega gli effetti relativistici del viaggio...
– Nessuna espressione scientifica in casa
mia! – Gridò il despota. – Esse sono senza senso, eresie, perversioni. La scienza
non esiste. È una truffa ideata da maghi per ingannare la povera gente. – A un
tratto parve calmarsi, ma pronunciò una minaccia: – Vuol finire anche lei in
una cella maleodorante?
Lauria rimase in silenzio. Era giunto a
Ropei per liberare Becerra, ingiustamente imprigionato dal despota. Guarron era
imponente; sembrava non aver trascurato di crescere nei suoi quasi ottocento anni
di vita e di vedere quel corpo e di sentire quel respiro scoraggiante per
chiunque. Dopo aver acquistato l'immortalità da un mercante del Sacco di Carbone,
il despota si diede a perseguitare gli scienziati di Ropei, per evitare che
qualcuno di loro, anche se per caso, scoprisse il segreto dell'immortalità.
Guarron aveva voluto essere il despota di Ropei fino alla fine dei tempi, e a
causa di ciò trasformò il pianeta in un porcile in arretratezza e dolore.
– È una falsa accusa – disse Lauria. – Becerra
non è uno scienziato.
– Lo ha ammesso lui stesso! – urlò il
despota; non sapeva parlare senza gridare. – E l’ho visto con i miei occhi - aggiunse
toccandosi i bulbi oculari con un’unghia lunga e sporca, dacché Guarron non si
era tagliato le unghie negli ultimi trecento anni.
– È falso – insistette Lauria. – Il mio
cliente è completamente innocente.
– Non lo è. L'ho visto fare esperimenti
con gli strumenti della sua scienza. L’ho visto manipolare questi piccoli e
fragili strumenti. Non ho mai assistito a nulla di simile. E sono sicuro che lei
neanche. Essi sono gli strumenti di un'antica scienza, appunto quella da lui praticata,
una scienza occulta e maligna. La sua perversione non conosce limiti e il suo
scopo è più che ovvio: privarmi del mio tesoro.
– Della sua immortalità? – azzardò
Lauria.
– Sì, della mia immortalità - sospirò il
despota, oppresso da un peso ma senza ammetterlo. – Si vantava della sua
scienza. Sosteneva che i suoi scopi erano immortali, non io. Che io ero un
inganno, e che la sua scienza esisteva già da quando l'umanità viveva in un
piccolo mondo, la Terra.
– Non mi ha mai parlato di questo – disse
Lauria con voce bassa. – Siamo cresciuti insieme in Tibilea, il mondo delle
lune azzurre.
– Non è scienza, è perversione –
insistette Guarron, testardo.
– Becerra non è un uomo pervertito.– Lauria
fece una pausa e provò a sostenere lo sguardo del despota. Non era facile. – Le
ha detto un nome della sua arte, della sua scienza, della sua magia... infine,
della sua... attività?
– Sì! – Il despota misurò le parole, temendo
con il suo gridare di spezzare il continente da costa a costa. –Ha detto che
quello che fa con i suoi piccoli rettangoli illustrati si chiama... filatelia.
(Traduzione
dallo spagnolo di Paolo Secondini)
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