sabato 31 maggio 2014

IL BAMBINO DELLE STELLE di Peppe Murro



 (Illustrazione: Paolo Secondini - Astrattismo plastico)

...sebbene fosse il padrone del mondo, non sapeva bene ancora che cosa fare in seguito.
Ma avrebbe escogitato qualcosa.

Si fermò ancora ad osservare quelle palla lattiginosa che una radioattività rovente andava bruciando, pensò con un certo stupore ai popoli ed alle loro storie, pensò a quanti si erano un giorno guardati con sguardi d’amore, pensò a quanti avevano guardato le stelle con meraviglia.
Si sforzò, ma neanche tanto,  di capire tutto questo, e la musica, la poesia, le dolcezze di legno e di marmo che l’anima esprimeva. Decise però che l’odio e la stupidità erano più grandi e non assolvevano il pianeta, che era necessario un diverso esperimento, a cui avrebbe prestato cura maggiore di quella di un qualunque creatore.
E per un’ultima volta volle guardare in basso. E vide, con curiosità e meraviglia, un giunco che si piegava docile alla carezza mortale del fuoco, quasi accettandone l’abbraccio, cercandolo.
Capì qualcosa che lo colpì come una ferita… l’offrirsi a quel fuoco.
E pianse, sulla sua durezza pianse, sulla sua anima arida di dio pianse.
Era solo, e tutto era privo di luce.
Era solo come non aveva mai creduto… solo… il buio e se stesso.   

2 commenti:

  1. Interessante, riflessiva come sempre la narrativa di Peppe Murro,

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  2. Il giunco che si piega docilmente alla mortale carezza del fuoco è un'immagine veramente poetica, struggente. Rimbomba nel racconto e, direi, lo caratterizza nella sua divina nostalgia. Una bella, breve e fulminante prova sulla solitudine di Dio. In poche parole viene rievocata la fine del mondo e la tristezza che inevitabilmente la pervade. Mi è piaciuto moltissimo. In un breve racconto una forte suggestione e un invito a meditare.

    Giuseppe Novellino

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