giovedì 29 agosto 2013

IL VISIONARIO di Sergio Bissoli

                         
Le notti di fine anno le trascorriamo in stalla, io e il mio cane Whisky. In questo periodo c’è una vacca gravida e il padrone non vuole che si ripeta l’incidente dell’anno scorso quando il vitello morì per mancanza di assistenza.
La notte del 30 dicembre sono in stalla come al solito, disteso su una brandina e vengo svegliato di soprassalto. Le vacche si muovono e muggiscono. Il cane abbaia. Deve essere mezzanotte passata poiché la temperatura si abbassa sempre a quest’ora. Dalle finestre a nord entra il vento gelido di tramontana, così prendo stracci e paglia e incomincio a tappare le fessure.
Mentre sto facendo questo lavoro sento alcuni colpi battuti sulla porta della stalla e mi sembra di udire una voce che chiama. Chi può essere a quest’ora di notte?
La fattoria è isolata. Fuori la campagna è murata di buio e nebbia. Il cane abbaia forte. Le vacche sono diventate irrequiete. I colpi si ripetono e io mi avvicino alla porta per controllare.
Quando apro vedo un vecchio intabarrato con una lunga barba bianca. L’uomo tiene una sporta e si appoggia a un bastone.
“Sono un mendicante... Ho visto la luce accesa... cerco un posto dove passare la notte...”
Dopo un attimo di esitazione mi tiro da parte per lasciarlo entrare. L’uomo camminando stancamente va a sedersi su un mucchio di paglia. Si appoggia con la schiena a un palo, tira fuori del pane dalla sporta e incomincia a mangiare. Quando ha finito resta immobile con lo sguardo perduto nel vuoto.
Vorrei chiedergli da dove viene e perché si trova per strada a quest’ora di notte, ma mi trattengo. Suppongo che il vecchio si sia addormentato e non oso disturbarlo.
Invece dopo alcuni minuti egli volta la testa verso di me e parla a bassa voce:
“Esistono mondi bellissimi... coloratissimi... con piaceri mille volte superiori a quelli terrestri... In questi mondi gli uomini realizzano tutti i loro sogni, tutte le fantasie, tutti i miracoli e i desideri...”
I discorsi del vecchio suonano strani nell’ambiente povero della stalla; i muri gocciano umidità, la lucerna attaccata alla carrucola del palo centrale è annerita di fuliggine e ragnatele. Ma il vecchio sconosciuto non sembra badare a queste cose e riprende a parlare:
“Sono mondi luminosi fatti di materia sottile che vibra più velocemente. Sono mondi popolati da esseri con una coscienza più profonda, più estesa, più intensa. Una coscienza tanto diversa dalla nostra; una coscienza talmente diversa dal nostro povero insieme di percezioni e ricordi...”
“Che belle favole sai raccontare nonno” sorrido.
“Non sono favole. Io ho visto questi luoghi! Tutte le volte che mi trovo fra i mondi io posso vederli.”
Adesso si alza in piedi fra i mucchi di paglia. É alto, barbuto, e sembra un Dio antico:
“... Ma sopra questi mondi incomincio a intravedere altri mondi ancora superiori di inconcepibile, stupefacente bellezza. Io ho solo intravisto questi nuovi mondi superiori dove la luce è ancora mille volte più luminosa e la materia ancora più sottile e vibra ancora più veloce. In questi nuovi mondi il pensiero crea forme, luci, suoni e comunica direttamente con le menti degli Dèi...”
Con il trascorrere della notte anche io sono preso dalla magia di questi strani mondi. Piano piano mi immergo nelle atmosfere dei racconti di questo singolare viaggiatore dello spirito.
É quasi l’alba. Il vecchio ha smesso di parlare adesso. Egli si è allontanato per guardare la luce pallida che entra dai finestrini. Dopo qualche minuto va verso la porta ed esce fuori.
Anche io mi alzo. Corro al finestrino per guardarlo mentre si allontana.
Il vecchio cammina piano appoggiandosi al suo bastone, e va verso la luce del nuovo giorno.

4 commenti:

  1. Un carissimo saluto a Sergio, i cui racconti sono sempre di un fascino molto particolare.

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  2. Una storia narrata molto bene, e dotata di un certo magnetismo.

    Antonio Ognibene

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  3. Bello questo sprazzo su mondi lontani, forse reali, forse meno (ma tutti noi appasionati scommetto che li abbiamo dati per veri, giusto?)

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  4. L'infinitamente grande (il cosmo) in contrasto con l'infinitamente piccolo (una stalla). Bel racconto d'atmosfera e d'effetto, con allusioni filosofiche molto interessanti.

    Giuseppe Novellino

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