sabato 6 luglio 2013

IL GUFO PARLANTE di Giuseppe Costantino Budetta


Più penso a quella notte e più mi convinco: la mia esistenza è solo parte di ciò che sono realmente. Mondi paralleli varchiamo senza saperlo e la coscienza percepisce appena le improvvise mutazioni dello spazio-tempo.
Il venerdì raggiungevo la mia casetta in campagna. Una sera estiva del 1995 vi arrivai a mezzanotte. Gli occhi per poco fissarono la sua foto sul cruscotto. Era morta un anno addietro: dovevo vivere sempre con lei, senza di lei. Lasciai la macchina nel viale e mi avviai con la torcia accesa verso la sommità del colle. Conoscevo il sentiero che attraversa la mia proprietà, contornato da querce e siepi centenarie a circa una ventina di metri dalla casa di campagna. Illuminando davanti a me, vidi brillare un oggetto tra le frasche basse di una quercia con tentacolari rami sovrastanti il viottolo. Puntai la torcia e vidi un gufo che più illuminavo e più era lucente, in particolare gli occhi tondi. Più tardi, mi sarei chiesto se non si fosse trattato di un ologramma proveniente da un parallelo mondo, dove spazio e tempo diversa valenza hanno. Il gufo disse con roca voce:
"Buona sera, dottore."
Raggelato gli risposi non so cosa, forse gli dissi:
"Salve."
Corsi verso casa. Pensai:
"Che mi succede?"
Temetti che stavo male. Dovevo reagire a quelle assurdità che la mente mi rappresentava. Mi ricordai del fucile in cantina e corsi a prenderlo. Tornai sul posto stavolta armato. Illuminai la quercia. Il lucente gufo appollaiato mi fissava con occhi come abbaglianti fari. Mi parve lo sguardo di una persona furba che non mi temeva. Disse aprendo il becco:
“Buona sera. Sono la parte di te che hai dimenticato."
D'istinto puntai il fucile e sparai per ucciderlo, scomodo testimone dell’inconscio. Esplosi diversi colpi che rimbombarono a valle, squarciando la notturna pace ed il fiume che sonnolento, non lontano scorreva. Mi fermai e feci luce. Il gufo era ancora lì appollaiato tra i rami non scalfiti dalle pallottole. Realtà cangiante. Realtà illusoria. Realtà nei fluttuanti flussi della mente.
Il gufo ebbe l’aspetto di una donna, come un’Arpia dal volto di fanciulla e corpo di uccello rapace. A poco a poco ne misi a fuoco l’aspetto. Era lei, morta un anno addietro. Lei, amata più di ogni altra al mondo. Ridendo mi aveva detto:
"Sono la parte di te che nella notte vola."
Spiccò il volo verso l'alto, sparendo nella vastità notturna. Caddi a terra svenuto. Rinvenni che il sole tramontava. Ero rimasto senza sensi per oltre venti ore. Mi pesava la testa, ma ricordai tutto della notte prima. Al posto delle tenebre, adesso c’erano macchie di sangue di sole morente sulle creste di secolari querce nel fondovalle. A terra, c'erano le cartucce di fucile esplose e sotto il ramo dove s’era appollaiato il gufo, penne di volatile e macchie insanguinate. E lei, lei che tanto amo pur morta, che mi manca e rende vuoti i giorni, sparita senza tracce. Forse, le macchie insanguinate nel prato erano le sue? E come poteva essere se da tempo morta?
Andai a bere dell’acqua in casa. Cercai di ricordarmi tutto. Cercai di calmarmi. Avevo la barba incolta e lo sguardo stanco. Prima di tornarmene in città, andai in auto al cimitero. Sotto un secolare pino, c’era la lapide con la sua foto che baciai. Sulla tomba, deposi un mazzo di fiori. Vivere sempre con lei, senza di lei. Accartocciata foglia sulla lapide si posò. Sollevai lo sguardo e nell’incerta luce del crepuscolo su un ramo c'era il gufo della notte precedente che mi fissava. Per telepatia mi sussurrò:
“L’invisibile nel visibile appare con la sua realtà sfuggente e misteriosa."
Io faccio parte di questa realtà. Sto nella realtà. Entità aliene in mondi paralleli ci sfiorano, umano contatto anelanti. Realtà plananti tra opposti mondi.


3 commenti:

  1. Bel racconto come sempre, Giuseppe Costantino. Il tuo stile è inconfondibile.

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  2. Un bel racconto gotico dai risvolti vagamente psicoanalitici. Si legge con interesse anche per l'atmofera un po' triste entro la quale si svolge l'azione. Una bella prova di stile.

    Giuseppe Novellino

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  3. Racconto dalla bella trama, sviluppato in maniera interressante.
    Lo stile però, l'ho trovato bizzarro... Sarà che mi sono immaginato il maestro Yoda parlare... ;)

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