martedì 13 agosto 2013

LA FOTO DI HERBIE di Giuseppe Novellino


(Dopo “L’ultima dei Rokes” e “Scarica elettrica”, pubblichiamo, dell’amico Giuseppe, un altro racconto dedicato al mitico complesso musicale I Rokes che, quantunque inglese, fu attivo e noto soprattutto in Italia negli anni Sessanta del secolo scorso.
Il racconto – per usare le stesse parole dell'autore – è “il terzo di una trilogia fantastica sui Rokes”. E chi altri poteva scriverla, se non uno dei più viscerali, sinceri, accaniti ammiratori dei quattro musicisti inglesi?)

Quante sono le fotografie dei Rokes?
Quelle pubbliche non si possono contare. Se poi aggiungiamo le istantanee realizzate privatamente, allora entriamo in un universo di immagini che sfuggono a ogni possibile calcolo.
The Rokes era un complesso beat di origine inglese, affermatosi in Italia. Dico questo per i giovani di oggi, che nel 1970, quando il gruppo si sciolse, non solo non erano ancora nati, ma probabilmente non potevano essere vagheggiati dai loro stessi genitori.
Torniamo alle foto.
Ce ne sono di svariati tipi, che ritraggono i quattro musicisti in tutte le situazioni e in tutte le fogge: mentre suonano con le loro originali chitarre a freccia, mentre camminano per strada, ma anche quando fanno il bagno al mare, oppure accanto a una Rolls Royce (la loro). Prevalgono quelle ironiche e spiritose, ovviamente. Erano ragazzi beat, un po’ irriverenti, scanzonati e pieni di vitalità. Come tanti loro coetanei, famosi o anonimi.
Me ne è capitata tra le mani una particolare.
L’ho inviata, via e-mail, a Shel Shapiro, il mitico leader del complesso, e aspetto una risposta. Sì, perché intendo divulgarla solo dopo la sua autorizzazione. Mi sembra giusto, no?
Di che cosa si tratta?
Andiamo con ordine.
Devo dire che non sono un collezionista di fotografie. Sono semplicemente un vecchio fan dei Rokes, e per questo, probabilmente, sono venuto in possesso del ritratto.
Come?
Per posta.
- C’è una lettera per te – disse Aurelia, mia moglie.
Presi in mano la busta. – Viene dall’America… Stati Uniti.
- Embè? – fece lei.
- Chi mi può spedire una lettera dall’America?
- Se non la apri, non lo saprai mai – disse mia moglie, venendomi vicino.
Nella busta c’era solo una vecchia foto, nient’altro.
Per un bel momento rimasi come stordito, il cartoncino in una mano.
- Ma quelli… li conosco – disse Aurelia. – Non sono… come si chiamavamo? I Rokes, no?
Erano i Rokes, effettivamente: Shel, Johnny, Bobby e Mike. Ma ciò che vedevo era incredibile, assolutamente da non credere.
Girai la foto e sul retro, ingiallito e macchiato di quello che doveva essere caffè, c’erano le seguenti parole, in inglese:
“Realizzata da Herbie Webster a Roma il 28 settembre 1965. I Rokes si sono simpaticamente messi in posa per accontentare me, ma soprattutto Emma, la mia ragazza.” Sotto, in italiano, con un tratto più fresco (evidentemente recente) spiccava il breve messaggio: “Voglio liberarmi di questa foto, che mi ha ossessionato e turbato per anni; ma una voce interiore mi dice che non devo distruggerla.Tramite Facebook, ho saputo che lei è un ammiratore di quella band inglese. Così ho pensato che fosse il più adatto a venirne in possesso. Ho recuperato il suo indirizzo e gliela ho spedita. Lascio a lei giudicare. Ogni commento è inutile. Charleston -West Virginia, Mercoledì 31 ottobre 2012”
Adesso vorrete proprio sapere che cosa c’è nella foto.
Mi sembra giusto.
Intanto è in bianco e nero, leggermente ingiallita e sciupata ai margini. Si tratta proprio di un’istantanea scattata tanti anni fa.
Ritrae i Rokes accanto alla vetrina di un caffè-pasticceria. Sono vestiti con abiti di mezza stagione, moderatamente estrosi, secondo la moda beat dell’epoca. Ma quello che più colpisce è il loro aspetto fisico.
Johnny porta gli occhiali, è stempiato con pochi capelli grigi; Mike è quasi calvo; Bobby, con la bella pancia, è a mezza strada tra un santone bonario un nonno affettuoso; Shel, infine, presenta un viso molto rugoso e una bella chioma di capelli bianchi, tenuti con una coda.
Vedere per credere!
Adesso aspetto una risposta di Shel. A quest’ora avrà già visto la foto.
Chissà cosa ne pensa?

2 commenti:

  1. Ciao, Giuseppe, chissà che stavolta Shel non si faccia vivo per davvero. Non credo abbia, in nessun luogo, un grande ammiratore come te.
    Simpatico racconto, il tuo.

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  2. Spinto dalla curiosità, mi sono dilettato a fare una piccola ricerca sui Rokes, citati in alcuni bei racconti di Giuseppe. Gruppo interessante.
    In quanto al nuovo racconto, storia originale. Mi è piaciuto leggerla.

    Antonio Ognibene

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