venerdì 5 dicembre 2014

L'INCREDULO di Fabio Calabrese



Faccio un tuffo dal cinquantasettesimo piano del grattacielo. Dopo un breve volo, atterro elegantemente sul selciato con le punte dei piedi unite. Attraverso la strada.
Il conducente del camion non mi vede (è impossibile che mi veda, solo una persona particolarmente sensitiva in un notevole stato di tensione emotiva riuscirebbe a vedermi), e mi viene tranquillamente addosso.
È una cosa che mi sconcerta ancora adesso, ma il camion mi passa attorno come fosse fatto di aria. Ho solo una fuggevole visione dello spaccato del motore, della cabina di guida, del conducente al disopra della mia faccia a qualche decina di centimetri in linea d'aria, che guida il mezzo co lo sguardo fisso davanti a sé, poi il carico fatto di lunghi tubi metallici. Infine mi ritrovo nel mezzo della strada.
Certo, è piacevole starsene comodamente disteso galleggiando a mezz'aria, ma è una seccatura non poter parlare con la gente e non poter toccare le cose.
Faccio un salto (si, proprio un salto) al secondo piano di quello stabile e passo oltre la porta (chiusa).
C'è un tale che sta leggendo un libro che mi sembra interessante.
Mi siedo dove è seduto lui (intendo dire proprio sulla stessa sedia, sovrapposto) e mi metto a leggere anch'io. Peccato che questo legga più lentamente di me, è lievemente fastidioso quando ho finito la pagina dover aspettare che lui la volti, ma per il resto non ci sono problemi.
Però qualche volta sono stufo e annoiato da non poterne più, di questa quasi vita incorporea e invisibile.
Potrei camminare giorni e giorni senza stancarmi (non ho un corpo da portarmi appresso), non ho bisogno di mangiare né di bere né di dormire, non soffro la fame, la sete, il freddo, il caldo, il sonno, il dolore. Potrei passare perfettamente indenne attraverso un'esplosione nucleare.
Ma contro la noia non posso fare nulla.
Non tutti muoiono allo stesso modo. Non a tutti tocca lo stesso destino dopo la morte.
Ma chi avrebbe mai potuto immaginare che sarebbe toccato proprio a me che per tutta la vita sono stato un materialista convinto e scettico nei confronti di qualsiasi credenza nel soprannaturale, di diventare un fantasma?


6 commenti:

  1. Molto bello questo breve racconto di Fabio. Come definirlo? Racconto fantasy, weird, fantascientifico? Senz'altro un racconto fantastico con evidenti sfumature ironico-umoristiche.

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  2. Bel racconto weird, detto da un fantasma ad un altro fantasma

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  3. Le considerazioni di un fantasma. Assumere il suo punto di vista è molto interessante e, direi, piacevole. Il racconto descrive una condizione di esistenza con tanta efficacia, semplicità e concretezza che la rende plausibile. MI sono facilmente immedesimato nel personaggio, tanto da volerne sapere di più sul suo stato. Quindi è un racconto davvero riuscito che potrebbe essere dilatato con altri aspetti riguardanti la vita precedente e quella attuale del protagonista.

    Giuseppe Novellino

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  4. Davvero interessante questo racconto. Ha la giusta cadenza che piacevolmente porta alla conclusione, senza peraltro rivelarne la natura.

    Danilo Concas

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