mercoledì 20 aprile 2016

DUE TIPI A POSTO di Laura Silvestri

Mio fratello è un tipo a posto.
È anche morto, a volerla dire tutta, ma questo è meno rilevante.
Mi preme innanzitutto sottolineare che è un tipo davvero a posto, anche se ha il brutto vizio di morire, o meglio di farsi ammazzare. Ma ritorna, sapete? Ritorna ogni volta. Se esiste il detto che l’erba cattiva non muore mai, lui è la prova che anche quella buona ha i suoi modi per riproporsi e, fidatevi, ve lo dice uno che di erba buona ne sa parecchio.
Mi rendo conto che molti di voi non avranno un fratello come il mio, che si fa accoppare e poi rispunta all’improvviso ma, in fondo, non sono tutti quanti spine nel fianco, i fratelli minori, ognuno a modo proprio?
Ma lasciate che mi presenti: potrei dire di essere un uomo facoltoso e raffinato, ma sarebbe un po’ scontato. Dirò invece che anche io sono un tipo davvero a posto, come mio fratello, anche se di solito per tutti è più facile credere che io lo sia. Sapete, penso sia colpa del look. Per quanto mi sforzi di consigliarlo per il verso giusto, lui continua a essere affezionato a quel suo stile anacronistico da hippie. Glie l’ho detto, che quella barba non sarebbe stata ammissibile nemmeno su un rocker degli anni settanta, che la gente lo scambia per qualcuno di pericoloso, in giro per la strada, e cambia marciapiede in gran fretta. Ma lui, sapete, è un tipo testardo. Gli piace quello che gli piace. È un po’ viziato, perché è il piccolo di casa, e lo sa che papà un giorno se ne andrà in pensione e lo metterà a dirigere la baracca, a prescindere da quante bravate abbia compiuto in gioventù il suo ragazzaccio.
Quanto a me, mi è toccato mettere da subito la testa a posto.  Fratello maggiore e tutto il resto, sapete. Il mio vecchio mi ha fatto capire sin dall’inizio che a me sarebbero toccate le rogne da gestire, e ho cercato di farmelo piacere. Dopotutto, quando si fissa abbastanza a lungo qualcosa, qualsiasi cosa, non importa quanto noiosa o patetica, si finisce per trovarci qualcosa di positivo, e io ho guardato molto, molto a lungo.
All’inizio ho avuto i miei momenti di disaccordo con mio fratello, come spesso succede fra ragazzi, ma direi che ormai siamo una bella squadra. O, per lo meno, adesso riusciamo a capirci. Più che altro è lui che viene a piangere da me quando qualcosa gli va storto, il che significa che me lo ritrovo fra i piedi piuttosto spesso. Ma sono affezionato al mio fratellino scavezzacollo, e non mi dispiace averlo in giro per casa mia. Vorrei soltanto che fosse un po’ più propenso ad ascoltare i miei consigli. Dopotutto, sto al mondo da più tempo di lui, conosco come vanno le cose, capisco la gente. Ma no, è come parlare con il muro: lui ascolta, sorride, mi volta le spalle e va a farsi sparare, tutto a modo suo.
Questa volta è così che è successo: gli hanno sparato. Niente di eclatante, si sarà guadagnato si e no un trafiletto sulla prima pagina dei giornali locali. “Opinionista di talk show assassinato all’uscita degli studi televisivi”. In realtà, questa volta è stata un po’ colpa mia. Mio fratello ci tiene tanto che la gente lo stia a sentire, ha tante cose da dire, è fatto così. È un utopista, un sognatore, e finisce che riesce a rendersi antipatico anche al più paziente degli ascoltatori. Ho pensato: se prova a parlare a tanta gente, qualcuno d’accordo con lui dovrà pur trovarlo, e gli ho proposto un’ospitata in un bel programma di prima serata. Ci ho messo due mesi a convincerlo: lui diceva che non era il suo stile, che non era capace a stare davanti alle telecamere. Io conosco tanta gente, non mi è stato difficile trovargli un posticino al sabato sera, e un’intervistatrice intraprendente, di quelle che saprebbero rendere interessante anche il sermone di un pastore protestante. E mio fratello, incredibile ma vero, per una volta si era preparato un discorsetto come si deve, accattivante, pieno di attivismo, intriso di protesta vibrante. Tutta roba pacifista, naturalmente, niente incitamento alla violenza, soltanto sani, vecchi valori di una volta. Un discorso di quelli che strappano applausi spontanei, sincero e mai retorico. Be’, non ci crederete, ma gli ascolti erano stati buoni, e gli sponsor si erano subito dichiarati pronti a sborsare un bel po’ di quattrini per fargli fare un bis. Ma figurarsi se lui avrebbe accettato di farsi pagare. È un cane sciolto, mio fratello, chi lo conosce da un po’ ormai se n’è accorto.
E così, alla diretta successiva, eccolo pronto a dirne altrettante, inveendo col suo solito stile irriverente contro il malcostume e un sacco di altre cose tanto di moda, che probabilmente hanno dato fastidio a più di una persona in posizione di rilievo. Gli hanno sparato all’uscita degli studi, e la Polizia sta ancora indagando su chi sia stato il mandante dell’assassinio. Io ho una mezza idea in proposito, ma poco conta. So già che tanto, di qui a qualche giorno, mio fratello si rifarà vivo, nel senso letterale del termine. Mica come queste storie dell’occulto da quattro soldi in edicola, con case infestate e fantasmi che sbattono le catene. Si rifarà vivo e, come sempre, col suo gusto per il plateale, farà prendere un grande spavento a Consuelo, la governante, mostrandole i nuovi fori di proiettile proprio al centro del petto. Ma è un giocherellone, in realtà, non lo fa con cattiveria. Forse, un po’ è colpa anche dei suoi amici, che gli danno sempre ragione. Se li porta dietro da un sacco di tempo, ormai non riescono più a contraddirlo per abitudine. Sono tipi a posto, anche loro. Quasi tutti. Quando passano dalle mie parti li chiamo J.C. and the Sunshine Band, e loro ridono sempre.
Ecco, credo proprio che questa volta si sia sbrigato, sento dei rumori dal piano di sotto. È una fortuna che Consuelo sia a portare a spasso il cane.
I passi sono pesanti, stanchi, proprio quelli che ormai riconosco a mio fratello. Mi alzo dal salotto e gli vado incontro. Eccolo lì, sulla porta, con la sua aria scarmigliata da bello e dannato che gli ha sempre valso un certo successo con le donne. Ha indosso i vestiti della sera che gli hanno sparato, la camicia ancora strappata dove i proiettili, più di uno, si sono conficcati. È un bel ragazzo, anche se non ha più vent’anni, ma io sono meglio, e non lo dico per vantarmi. Nel nostro circolo sostengono tutti che papà con me abbia fatto un mezzo capolavoro.
- JC, ce ne hai messo stavolta! – esordisco aprendo le braccia in un invito silenzioso – Quanto ti ci è voluto, una settimana? Un tempo te la cavavi nella metà del tempo!
Mio fratello storce il naso. Non gli piace quando lo chiamo con le sue iniziali, ma ha smesso di rimproverarmelo. Dopotutto, lo ha capito persino lui che ogni tanto bisogna adattarsi al nuovo che avanza. – Provaci tu, a svignartela da una camera mortuaria senza far prendere un accidente al custode. – mi risponde abbracciandomi sbrigativamente. – Ho dovuto aspettare il week end.
- Che peccato. – commento andando a versare una coppa di vino per entrambi dal raffinato mobile bar. Mi piace coccolarlo, quando ritorna da qualche peripezia finita male. Una volta era molto popolare, più di me, ma adesso mi pare che non esista una sola persona al mondo in grado di comprenderlo come lo comprendo io. – Stavolta avevi fatto un buon lavoro, sai? Tutta quella passione, quell’accusare i corrotti insospettabili, il clero e tutto il resto. Avrei scommesso che ti avrebbero creduto, a questo giro.
- No, non lo fanno mai. Mi hanno creduto a malapena la prima volta che sono venuto da queste parti. – mio fratello si stringe nelle spalle, con l’aria affranta. – Mi sa che hai ragione tu. Finirà che verrà il gran giorno, e nessuno si sarà fidato di me, di quello che ho da dire.
- Oh bè, peggio per loro, fratello caro. Lo sai come la penso su questa gente. Non ti meritano, non ti hanno mai meritato. – gli dico porgendogli un calice di cristallo. Lui lo prende, con la mano stanca e segnata dall’ennesima cicatrice. – E alla fine, verranno tutti alla mia festa. È una fortuna che io sia un così bravo organizzatore di eventi. Sarà proprio la fine del mondo.
Mio fratello non apprezza il mio umorismo. Lo trova troppo cinico, dice, e forse ha ragione. Ma come potrei non esserlo? Provateci voi, a vedere vostro fratello spiegare il bene a piccole menti ottuse, tentativo dopo tentativo, secolo dopo secolo, rivolgersi ai presunti pii, agli autoproclamati benefattori, e venire scacciato, deriso, assassinato. Voi, non sareste amari di fronte a un simile trattamento, se aveste per fratello la migliore persona che abbia mai calcato la terra?
- Ti dispiace se sto un po’ da te, Luke, prima di tornare alla base? – mi chiede con quel viso triste che gli conosco, e come posso dirgli di no?
È un tipo a posto, mio fratello, ma ancora una volta non ha avuto successo. Quando ci riproverà, per cortesia e per il vostro stesso bene, siate un po’ più gentili con lui. Voglio dire, lo so che è facile avermi in simpatia, perché io ci so fare, ho i modi accattivanti, i soldi e le amicizie, e un senso dell’umorismo al quale non si può resistere. So come prendere le persone, so che proposte fare, e finisce che sono sempre molto popolare, in ogni stagione, anno dopo anno, dopo anno.
Ma mio fratello… be’, lui è un tipo scomodo. Lo è stato sin dalla prima volta che se l’è presa con alcuni mercanti in un vecchio tempio. Si infervora quando dice le sue cose, ma voi dovreste proprio starlo a sentire, sapete? Quindi date retta a uno come me, un uomo ricco e di buon gusto, in giro da parecchio tempo: se per caso doveste incontrare mio fratello, e lui dovesse dirvi il suo nome per intero e darvi qualche consiglio su come evitare di essere invitati alla mia grande festa… be’, fatemi un piacere: dimostrate per lui un po’ di simpatia, e delle buone maniere.
E forse, quando verrà il momento di scegliere cosa fare di voi, una volta che le vostre anime patetiche singhiozzeranno e attenderanno di diventare carne da macello per i miei mastini… potrei chiudere un occhio.

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