giovedì 5 settembre 2013

IL CIRCOLO VIZIOSO di Massimo Licari




Non posso sfuggire all’ineluttabilità del mio destino. Da tempo mi sono rassegnato, e presto salirò sul mio disco modello CG251Y.
Tutto cominciò nel 2050, quando un disco volante cadde nel campo accanto a casa mia. Ricordo ancora l’enorme boato per il quale mi svegliai di soprassalto.
Mi affacciai e vidi il disco argenteo conficcato per metà nel terreno.
Erano anni che non c’erano avvistamenti di oggetti non identificati.
Nei libri di storia avevo letto che, a partire dal 1947 con l’incidente di Roswell, il fenomeno era cresciuto di intensità, sino al suo culmine, nel 2022, con la guerra lampo Est-Ovest e la successiva “Rivoluzione dei Quanti” che cambiò definitivamente la società dei nostri padri.
A quel tempo non si capiva il significato delle improvvise apparizioni di oggetti non identificati.
Erano nati circoli di studiosi del fenomeno e, in quello che era chiamato all’epoca il World Wide Web, impazzavano filmati più o meno reali degli avvistamenti.
Qualche eminente studioso aveva affermato che “la questione degli UFO mi ha rotto le palle”, aggiungendo:
“Possibile che questi esseri misteriosi, in grado di viaggiare superando le barriere del tempo e dello spazio, vengano qui per svolazzare con i loro dischi volanti, per farsi fotografare in modo così rigorosamente dubbio? Se è vero che ci stanno sorvegliando, perché nel corso dei millenni non sono ancora riusciti a farsi un’idea di chi siamo? Loro saranno degli esseri molto più avanzati di noi, molto superiori, ma dimostrano di non avere la benché minima immaginazione. Perché non gli è scappato, almeno un volta, di fare un gesto eclatante, come quello raccontato nel famoso film di Spielberg? Potrebbero atterrare davanti alla Casa Bianca (o al Vaticano), darci una specie di ammonimento: “Guardate, noi vi stiamo sorvegliando, perciò cercate di rigare dritto”.
Quando, incuriosito dall’oggetto circolare precipitato nel campo, ero riuscito a entrare all’interno del disco, avevo scoperto che l’unico occupante era morto nell’impatto.
Quell’uomo, perché di un uomo si trattava, sembrava la mia fotocopia, anche se invecchiata di almeno cinquanta anni.
Per lui non c’era altro da fare se non dare onore alle sue spoglie con l’atomizzazione del corpo, come si usava allora.
Nel disco argenteo, però, avevo trovato migliaia di unità di memoria che contenevano i dettagli scientifici e tecnologici della scoperta che mi rese famoso nel mondo: il mix di fisica quantistica e fisica delle stringhe che quindici anni dopo permise all’umanità di viaggiare da un capo all’altro dell’universo e nel tempo.
Grazie alla mia scoperta, che confesso oggi non si trattò interamente di un parto del mio cervello, anche se la disquisizione rischia di scivolare nell’antica filosofia, fummo in grado di costruire dischi volanti che sovvertirono tutte le leggi fisiche conosciute all’epoca.
Cominciammo l’esplorazione dell’universo e creammo l’ASU, “l’Accademia Storica Umana”, che aveva il compito di riscrivere la storia a partire dall’alba dell’umanità.
Il compito immane era a portata di mano grazie alla possibilità di tornare indietro nel tempo per osservare e registrare gli eventi storici che avevano caratterizzato la storia dell’uomo.
A quel punto tutto fu chiaro: i numerosi avvistamenti a cavallo tra il XX e XXI secolo erano dovuti all’accresciuta capacità di documentare il fenomeno da parte degli studiosi dell’epoca parimenti all’esigenza dell’Accademia di studiare quel periodo critico della storia umana.
L’Accademia cominciò a usare anche le EBA (Entità Biologiche Autosufficienti) per accrescere la raccolta di informazioni, piccoli robot biologici ritenuti alieni dagli antichi studiosi.
Rimaneva un unico neo a tormentarmi: il salto in avanti era stato possibile grazie a quel disco caduto nel campo vicino a casa mia, nel lontano 2050. Mi resi conto che era una responsabilità alla quale non mi sarei potuto sottrarre.
Così, arrivato al culmine della mia esistenza terrena, tra poco mi imbarcherò sul mio disco per quel viaggio senza ritorno nel 2050.
Non so quante volte ho ripetuto il viaggio: in questo momento storico non ci sono sufficienti conoscenze per rispondere alla domanda. Forse un giorno si potrà dare una risposta, e qualcuno verrà a salvarmi da questo dannato circolo vizioso.


5 commenti:

  1. Interessante racconto, quello di Massimo. Molto ben scritto.

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  2. Il racconto mi ha divertito un casino! Non solo perchè cita le parole di un mio articolo semiserio, ma perché è ben costruito e fornisce una teoria interessante sul mistero degli Ufo. I viaggi nel tempo, perché no? A questo punto, dopo le ultime ricerche scientifiche sulla teoria delle stringhe, mi sembra più probabile che che ci sia qualche scappatoia per passare da un tempo a un altro, oppure, addirittura, da un universo parallelo a un altro. L'universo sarà certamente popolato dalle razze più fantasiose, ma probabilmente, in termini di spazio, non potranno mai venire a contatto fra loro. Ci vogliono settemila anni, viaggiando alla velocità della luce (si potrà mai raggiungere?)per venire a contatto con le lumache intelligenti di Cypro VII. Io ho già comprato un biglietto. Lo userà, forse, il nipote del mio nipote. Il quale, se ne avrà voglia, partirà... Per dove? Per quando?.
    Grazie, Massimo, per avermi fatto leggere questo bel racconto, che ha il pregio di nutrire la mia fantasia. Che è una delle cose a cui tengo di più.

    Giuseppe Novellino

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  3. Piaciuto moltissimo anche a me. Complimenti.
    Del resto, la teoria dello spaziotempo è sempre affascinante, oltre che misteriosa, e gli alieni (o alcuni di essi) potrebbero essere davvero i nostri pronipoti che viaggiano nel tempo.
    Sto giusto tentando di scrivere un racconto sui buchi neri come vettori spaziotemporali.
    Una curiosità: il numero di modello del disco volante, è per caso tratto da una targa automobilistica italiana senza lettera finale?
    Racconto molto bello.

    Antonio Ognibene

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  4. Ed è maggiormente bello il racconto di Massimo in quanto, se ben ricordo, egli era, all'inizio, piuttosto restio a cimentarsi con la fantascienza, che non sentiva come genere letterario a lui peculiarmente congeniale. I complimenti sinceri ricevuti, dimostrano, a mio avviso, che anche la science-fiction, caro Massimo, è campo in cui esercitare, decisamente, la tua narrativa.

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  5. Grazie per tutti i complimenti che mi tributate. Ne sono commosso.
    Devo dire che la fantascienza è un genere letterario che mi ha sempre affascinato.
    Del resto il mio primo libro fu proprio di fantascienza e fu un regalo di mio padre che, disperato, mi fece alla tenera età di dieci anni. Ero bloccato a letto da una broncopolmonite e all'epoca (Dio quanto sono vecchio...) la TV cominciava le trasmissioni solo nel tardo pomeriggio. Ovviamente due canali RAI in bianco e nero. Aveva iniziato a comperarmi fumetti, ma si era accorto che li leggevo nel giro di un'ora. Così, stufo di spendere un mucchio di quattrini per occupare un breve spazio del mio tempo, mi aveva portato "Il mondo degli Ufz" o qualcosa del genere. Fantascienza per ragazzi.
    Da lì il passo a Urania fu una naturale conseguenza. E poi, via via, libri, riviste, film.
    La ritrosia manifestata all'amico Paolo nasceva più che altro dal timore di non riuscire a scrivere bene qualcosa di fantascienza. Senza voler peccare di presunzione, mi sembra che quello che scrivo si lasci leggere, quindi posso proseguire nell’esperimento…
    Non riesco ad essere presente come vorrei perché sono contemporaneamente impegnato a scrivere il mio terzo libro, oltre a dover anche lavorare per vivere. Giuro però che non mi perdo nessun racconto che il blog pubblica praticamente quotidianamente.
    Mi impegnerò per continuare a dare il mio contributo, anche se ogni volta che leggo qualcosa di tutti voi, mi sento sempre un pivellino con un mucchio di strada da fare.
    Siete bravissimi, lasciatemelo dire, e leggervi, oltre che diletto, è per me scuola.
    Grazie davvero per questa opportunità.

    Massimo

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