giovedì 22 ottobre 2015

CIO’ CHE FECE, TRA L’ALTRO, NEMESIO DOPO PRANZO di Giuseppe Novellino

Dopo pranzo, Lino Nemesio uscì a fare il pedone.
La zona in cui viveva, dichiarata A.C.A.V. (Area di Conservazione dell’Antica Viabilità), era abbastanza vasta, comprendeva sei isolati e un giardinetto pubblico in cui ci andava praticamente nessuno, tranne qualche collaboratore domestico extracom  per i bisogni del cane. L’area verde appariva assai trascurata e sporca (un vero merdaio). I suoi tre lati erano lambiti da un traffico intenso e congestionato, a causa dei rallentamenti provocati dalla zona A.C.A.V.
Nemesio si avviò verso quel luogo.
Un pallido sole faceva filtrare la sua luce dorata attraverso la nebbiolina di polveri sottili che avvolgeva gli edifici.
Camminava lentamente sul marciapiede, tenendo le mani in tasca.
I veicoli transitavano sui due sensi del largo vialone. Si beccò solo un “pedocchio!” da un motociclista incazzato.
Arrivato nel giardinetto, andò a sedersi su una panchina che sembrava meno sgangherata, a ridosso di un folto cespuglio di lauro grigio di polvere.
A un certo punto vide avvicinarsi una giovane donna dai lineamenti orientali, che tratteneva a stento un grosso dalmata. Ma quella subito cambiò direzione.
Evidentemente non voleva interloquire con un “pedocchio” solitario, nostalgico dei giardini pubblici.
Poi udì un ronzio alle sue spalle.
Si girò di scatto. Era una zanzara, uno di quei nuovi mezzi volanti monoposto in dotazione ai vigili urbani. Avevano certamente un nome tecnico, ma la gente, abituata da qualche mese a vederli sfarfallare sotto le finestre e sopra le arterie congestionate dal traffico, li chiamava semplicemente con il nome dell’insetto portatore della malaria.
Era atterrato proprio accanto alla panchina dove Nemesio stava seduto placidamente.
Il vigile scese dal mezzo e gli si avvicinò, togliendosi lentamente uno dei guanti.
- Pedone? – chiese.
Nemesio annuì senza scomporsi. Che cosa poteva temere in fondo? Stava facendo il pedone solitario, in una zona regolamentare, ed era approdato in un angolo di verde pubblico.
- Documenti – fece l’altro con freddezza.
Nemesio li esibì.
 L’agente osservò la carta di identità per un lungo momento, poi gliela rese. – Mi faccia vedere il cellulare, prego.
Nemesio portò meccanicamente la mano alla tasca del giubbotto, tastò e si accorse che l’apparecchio non c’era. Frugò in un’altra tasca con lo stesso risultato. – Temo di averlo dimenticato a casa.
L’agente lo fissò con gli occhi socchiusi e con una severa espressione in faccia.
- Sono uscito a fare una passeggiata – tentò di giustificarsi Nemesio - una breve camminata fino a questo giardinetto.
- Il fatto che lei è un pedone in uscita di piacere rende meno grave l’infrazione. Comunque devo farle la multa.
Essere pescati con il cellulare scarico aveva un peso, ma senza era addirittura impensabile.
- Non potrebbe chiudere un occhio – supplicò Nemesio. - Torno subito a casa. – E nel dire ciò si alzò in piedi.
- Mi spiace, ma abbiamo ordine di essere severi.
- Tolleranza zero?
- Sì – disse il vigile estraendo il blocchetto elettronico delle multe. – Lo sa che il cellulare deve essere sempre in tasca della persona che esce di casa? Soprattutto se usa un veicolo di qualsiasi tipo. Lei è a piedi, d’accordo, ma non cambia granché. – Mentre scriveva sul blocchetto, soggiunse. – Lei mi sembra un po’ arretrato. Se le dà fastidio portarsi in tasca l’apparecchio, potrebbe montarne uno bionico nella calotta cranica. È una protesi che non dà particolare fastidio… Si tratta solo di sopportare una minuscola antenna sopra l’orecchio sinistro.
Nemesio sapeva che quella recente applicazione era stata promossa dal cavaliere Aristide Di Vairo, da diciotto anni presidente del consiglio dei ministri, e da cinque lustri padrone della telefonia nazionale.
- Sono centoventi eurofigure. Paga subito?
- Non ho i soldi con me.
- Allora le lascio copia cartacea del verbale. Potrà pagare per via telematica, ovviamente.
Nemesio afferrò il pezzo di carta, senza reprimere un moto di stizza.
L’altro parve non accorgersi. Prima di congedarsi disse.
- Le consiglio di rientrare subito in casa. Non può andare in giro senza il cellulare.
- Va bene – grugnì Nemesio.
Si avviò verso casa mentre il vigile saliva sulla sua zanzara e si preparava a decollare.

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