venerdì 7 giugno 2013

I TREMOLANTI di Sauro Nieddu



Certo, al giorno d'oggi nessuno potrebbe più fare a meno dei Tremolanti. Tutta la nostra vita, senza di loro, tornerebbe complicata come all'età della pietra.
Prendete le comunicazioni, per esempio; prima dei Tremolanti ci si doveva affidare a complicati aggeggi elettronici, che spesso non funzionavano nemmeno troppo bene. Adesso invece basta affidare il messaggio al primo Tremolante che vi capita a tiro, comunicargli il destinatario, e potete essere certi che questi lo riceverà nel giro di qualche millisecondo.
Oppure, prendete gli incidenti! Con il loro sesto senso, i Tremolanti sono in grado di prevenire qualunque inconveniente; quando un’altra vettura si dirige troppo veloce verso il vostro stesso incrocio, se un Tremolante si trova nei paraggi (e potete star certi che qualcuno di loro è sempre nei paraggi) vi dirà immediatamente di rallentare. Se un piolo della scala su cui vi trovate sta per cedere all'improvviso, un Tremolante se ne accorgerà prima di voi e ve lo farà sapere.
E questi sono solo esempi... scommetto che se sparissero, la gente non saprebbe più come fare. L'umanità si è talmente abituata a loro, da far sembrare impossibile che un tempo vivessimo senza di loro.
Eppure non è poi da tanto che li abbiamo importati da Marte. Non da abbastanza, almeno, perché il ricordo di come si viveva prima sia andato perso; sopravvive ancora, infatti, nella memoria di qualche anziano. E neanche eccessivamente anziano; avevo ventisei anni quando furono scoperti, e nonostante mi sia lasciato indietro la parte migliore della vita, non mi sento ancora decrepito.
Vi dirò di più; io ero là quando li trovammo. Facevo parte di quella famosa spedizione. Più avanti si preferì non parlare in maniera troppo dettagliata di quell'episodio, perché le solite teste d'uovo pensavano avesse un impatto negativo sull'integrazione. Ma io c'ero, ricordo, e ora voglio raccontare come andarono esattamente le cose.
Era la prima metà del secolo scorso, il trentasei mi pare, quando montammo sulla nostra astronave, la vecchia Mars-Attack, che Dio l'abbia in gloria, e partimmo per Marte.
La spedizione era composta da un centinaio di uomini; una ventina formavano l’equipaggio, tutti gli altri erano tecnici. Lo scopo era di eseguire le prime rilevazioni geologiche su grossa scala. Ci interessava soprattutto verificare la presenza di acqua e di metalli, ma dai dati che avremmo riportato, sarebbe dipeso anche tutto il progetto di terraformazione di Marte.
Eravamo carichi come non mai; il suolo marziano fino a quel momento era stato visitato solo da sonde e robot, noi saremo stati i primi a lasciarci le impronte degli scarponi.
Sul viaggio c’è poco da dire; fu lungo e noioso, soprattutto per noi tecnici minerari che a bordo non avevamo nulla da fare. Ma quando giunse il momento di atterrare eravamo tutti su di giri, tanto che mi meraviglio ancora della freddezza dell'equipaggio; la Mars-Attack si posò a terra senza uno scossone. Ci precipitammo subito a indossare le tute, poi corremmo come forsennati verso la camera di decompressione.
Gli ordini erano stati chiari a riguardo, ma noi eravamo come ubriachi e niente e nessuno sarebbe riuscito a tenerci chiusi nei nostri alloggi; finì che quelli che in teoria sarebbero dovuti uscire per primi, cioè i membri dell'equipaggio, arrivarono che noi eravamo già sciamati tutt'intorno.
Avreste dovuto vedere che scena! Sembravamo un gregge di pecore impazzite; chi gironzolava con lo sguardo perso nel cielo, chi correva qua e là cercando di fare un po' d'ordine. Un gruppetto di tecnici delle perforazioni era impegnato a contendersi il primo trofeo "John Carter" in una gara di salto in lungo. Un tizio che non riconobbi, correva su per una collinetta, deciso a piantare il suo stendardo nel punto più elevato.
A un certo punto, non ricordo chi fu il primo ad accorgersene, ci trovammo circondati da una quantità di figure tremolanti, i Tremolanti appunto. Solo che fino a quel momento nessuno ne aveva mai sentito parlare, e non ci parvero affatto innocui e rassicuranti, come invece sarebbero stati valutati in seguito.
Dovete provare a mettervi nei nostri panni; per quanto ne sapevamo, Marte era un pianeta più che disabitato, era sterile. Nessuna delle sonde aveva mai mostrato fenomeni di quel tipo, e sì che esistevano migliaia e migliaia di ore video della superficie del pianeta! Quelle apparizioni ci avevano colto completamente alla sprovvista e non sapevamo cosa pensarne Ma il peggio doveva ancora venire.
Le figure, che dapprima apparivano come vaghi addensamenti d'aria, diventarono più consistenti (non troppo, ma già conoscete i Tremolanti), e cominciarono ad assumere contorni umani. Le forme si facevano sempre più definite e tutti, senza eccezione, iniziammo a riconoscerci le sembianze di parenti o amici lasciati sulla terra. Il fuggi fuggi generale però, prese il via quando qualcuno riconobbe, nelle fattezze di quelle figure eteree, il volto di qualche caro defunto.
Se l'uscita dall'astronave era stata caotica, il rientro, anche grazie alla gravità inusuale, lo fu almeno dieci volte tanto; nel panico generale vidi gente cadere ed essere calpestata dai propri colleghi. Il motorista Olsen e il navigatore Bontempi si scontrarono, con una zuccata che lasciò entrambi storditi a terra. Fu solo grazie al coraggio del vecchio Sergeant se furono riportati a bordo; fosse stato per noialtri, li avremmo abbandonati su Marte senza pensarci due volte.
La buonanima del comandante Lucy Chen ordinò il decollo immediato, e solo una volta al sicuro, lassù in orbita, tenemmo una riunione per decidere il da farsi. Dato che nessuno aveva intenzione di rimettere piede sul pianeta, finì che ce ne restammo a girare intorno a Marte finché la Terra non si trovò in una posizione favorevole per il ritorno. Qualche tempo dopo i capoccia terrestri organizzarono una spedizione di contatto e, beh... sapete tutti com'è andata finire.
Personalmente sono stato uno dei pochi abitanti della terra a rifuggire qualunque contatto con i Tremolanti, e non me ne sono mai pentito. Basta guardarsi attorno per vedere che da quando sono tra noi, l'umanità è entrata in una fase di profonda decadenza. E non si tratta di una questione che si avverte solo nella società, nei grandi numeri, è una decadenza che riguarda anche singoli individui.
Qualcuno la spiega col fatto che, siccome i Tremolanti fanno tanto per noi, non abbiamo più bisogno di darci da fare e ci stiamo rammollendo; sciocchezze! Checché ne dica il mio psicologo, cioè che nutro una profonda avversione verso i Tremolanti per colpa di quel primo impatto traumatico e bla bla bla, io sono di un altro avviso.
Credo che i Tremolanti, con lo stesso sistema che usano per comunicare telepaticamente, risucchino le nostre energie psichiche per nutrirsene. Guardatevi attorno, osservate con attenzione e valutate se non ho ragione. Ora, se non altro, mi sono messo in pari con la mia coscienza; ho detto quello che da tanto tempo mi rodeva il fegato. Ho fatto tutto quello che potevo fare.
E sappiate che quando le cose peggioreranno, uscirne sarà ancora più complicato. Tenetelo bene a mente; io vi ho avvertito.

1 commento:

  1. Un racconto-riflessione. Buon esempio di narrativa fantascientifica... La copia di Nuove storie dallo spazio ti è arrivata, Sauro? Non appena l'avrai, mi aspetto un tuo giudizio sul libro da pubblicare qui, sul blog. Ciao.

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