domenica 28 luglio 2013

TELETRASPORTO di Massimo Licari

                                      
Vorrei invitarvi al brindisi che, solitario, dedico alla chiusura dei viaggi tradizionali. Si, lo so, è con spirito sarcastico che festeggio l’evento che di fatto mi precluderà qualsiasi spostamento non possa fare a piedi, ma cosa posso fare per oppormi al cosiddetto progresso? Solo un brindisi sconsolato.
Rileggo l’articolo trionfalistico (ferale per me) apparso sul Corriere della Terra: Oggi, 30 luglio 2086 si chiude definitivamente l’era del trasporto tradizionale. È l’inizio di una nuova epoca, nella quale tutti viaggeremo alla velocità della luce. Finalmente anche la Saturn Airline, l’ultima compagnia aerea, ha chiuso definitivamente le attività.
Treni, automobili e navi, sono pezzi da museo già da tempo. Da oggi in poi lo diverranno anche gli aerei ad antimateria.
L’articolo prosegue esponendo con dovizia di particolari tutti i vantaggi che trarremo dal nuovo sistema di teletrasporto della Enterprise Corporation. Spostarsi da un punto della Terra a un altro in un batter d’occhio. E anche di più. Basti pensare alle colonie sulla Luna, su Marte, e alle altre spedizioni che stanno allontanando sempre più i nostri confini. E tutto spendendo molto meno di quanto costava fino ad oggi un volo aereo.
Con grande gaudio delle potenti associazioni per la tutela dell’ambiente planetario.
Io non festeggerò, perché non userò mai il sistema di teletrasporto della Enterprise Co.
Le premesse sembravano molto buone nel 2075, quando il MIT annunciò il debutto del primo sistema sperimentale di teletrasporto.
Ricorderete certamente l’annuncio che tributava gli onori al gruppo di ricerca che era riuscito a teletrasportare una chiave a un chilometro di distanza.
Ora, non voglio annoiarvi con dettagli che conoscete perfettamente, ma lasciatemi seguire il filo del ragionamento.
Concettualmente, il funzionamento è semplice: un oggetto viene analizzato, il sistema ne crea una vera e propria mappa atomica che viene salvata nel buffer del sistema di teletrasporto. L’oggetto viene smaterializzato, la mappa trasmessa alla velocità della luce al sistema di arrivo che la analizza e ricompone l’oggetto usando altri atomi.
Quando hanno usato questo sistema con un essere vivente, un topolino, il tutto ha funzionato perfettamente. Peccato che il topolino all’arrivo era morto.
I ricercatori capirono che l’analisi doveva spingersi più a fondo.
Nei nuovi sistemi la risoluzione arrivava fino a livello quantico, consentendo così la ricostruzione perfetta anche di un essere vivente.
Funzionò con topi, gatti, cani e scimmie. Per essere certi che la ricostruzione fosse perfetta, usarono diversi sistemi di indagine, tra cui uno banale ma efficace: misurare il peso esatto dell’essere vivente alla partenza e all’arrivo.
Tutto sembrava andare per il meglio.
Il sistema era pronto per provare il primo teletrasporto di un essere umano.
Il dottor Scimeca, che faceva parte del team di ricerca, fu il primo volontario.
Venne teletrasportato il 26 agosto del 2081, da un’estremità del MIT all’altra.
Tutto funzionò benissimo, salvo che il dottor Scimeca, all’arrivo, pesava ventuno grammi in meno. Non venti e non trenta. Ventuno grammi esatti in meno.
Forse non ricorderete questo particolare, perché la notizia fu riportata in un paio di trafiletti delle principali riviste scientifiche.
Nei giorni successivi all’esperimento, il dottor Scimeca venne sottoposto a tutte le indagini possibili, e per tutte l’esito fu senz’altro positivo.
Ma quei ventuno grammi erano inspiegabili.
Fecero un secondo teletrasporto sempre con lui, e non registrarono alcuna differenza. Così pensarono di essersi sbagliati.
Quando fu la volta del secondo volontario, i risultati furono analoghi al primo teletrasporto. C’era una differenza di peso di ventuno grammi dall’arrivo alla partenza.
Dato che non c’era alcuna spiegazione e visto che i test erano tutti sicuramente positivi, decisero di non preoccuparsene più.
Come sapete, il sistema fu approvato in poco tempo da tutta la comunità scientifica, e si cominciò la produzione dei primi sistemi a livello industriale.
Quei ventuno grammi, però, continuavano a girarmi in testa.
Finché capii.
Quello fu il momento in cui decisi che non avrei mai provato il sistema di teletrasporto.
Forse penserete che sono un vecchio superstizioso, e probabilmente avete ragione.
Ma provate a fare una ricerca e poi ditemi: quanto pesa l’anima?
No, mi spiace. Sono arrivato fino a qui tutto intero, anima compresa.
Posso fare a meno di viaggiare alla velocità della luce.
Brindate con me, ora.
Alla fine di un’epoca e all’inizio di una nuova era.

5 commenti:

  1. Scusate se io, nei commenti, non riesco mai a non accostare il racconto in questione a un altro già letto. E questo vuole essere un complimento all'autore, visto che il racconto è ben scritto e finemente intrigante.
    Nel caso in questione, mi viene in mente il racconto del grande S. King Il Viaggio. Il riferimento ai presunti 21 grammi dell'anima è un altra ottima trovata.

    Danilo Concas

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  2. Brillante narrazione e originale finale.
    Una bella trovata.

    Antonio Ognibene

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  3. Beh, devo dire che sono anch'io d'accordo con il narratore di questo racconto. Lungi da me il teletrasporto. Non sopporto nemmeno l'aereo, in quanto amo la lentezza e coltivo la filosofia del percorso. Bella narrazione tra novella e saggio, molto incisiva e originale.

    Giuseppe Novellino

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  4. Sscritto bene, non c'è dubbio, scorrevole e lineare ma , ahimè, idea già brillantemente usata in letteratura e sul grande schermo!
    Peccato!

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