lunedì 9 settembre 2013

I ROBOT NON SI ADATTANO di Ismael Rodríguez Laguna





(Con mucho gusto, le damos la bienvenida en estas páginas al profesor Ismael Rodríguez Laguna, excelente escritor de ciencia ficción. Algunos de sus cuentos han sido traducidos al inglés. Este es el primero - y no será el último - traducido al italiano.
Con grande piacere, diamo il benvenuto in queste pagine al professor Ismael Rodríguez Laguna, ottimo scrittore di fantascienza. Alcuni suoi racconti sono stati tradotti in inglese. Questo è il primo – e non sarà l'ultimo – tradotto in italiano.)

Papà posa il giornale sul tavolo e si serve un’altra tazza. Mi fissa.
– Che cos’hai?  – chiede.
Resto in silenzio. Papà insiste. Alla fine rispondo.
– A scuola dicono che sono imbranato. Che la mia voce è strana. Che sono orribile e che sono “guasto”. Ridono di me.
Papà mi posa una mano sulla spalla.
– Papà, non voglio essere diverso – aggiungo. – Tutti mi guardano strano. Perché sono diverso?
Papà prende tempo per rispondere.
– C’è chi è fatto in un modo e chi in un altro… Alcuni sono di carne e ossa, altri di derivati plastici, metalli e silicio… ma non per questo vali meno, Rob. Lo capisci? Per la mamma e per me sei nostro figlio come lo sono Dan e Cris, e ti vogliamo bene nello stesso modo. Non sei diverso da loro.
Guardo in basso.
– Credo che alcuni mi odino. Odiano tutti quelli come me.
– Sono solo pregiudizi – dice papà. – Se rimani te stesso e ti comporti con naturalezza, finiranno col rendersi conto di quanto sei meraviglioso.
– Ma perché mi trattano così? Che cosa gli ho fatto? Cosa gli hanno fatto quelli come me?
Papà schiarisce la voce.
– Tempo fa, quelli come te causarono molti problemi... fecero cose terribili, ma in realtà non fu colpa loro. Era nella loro programmazione, non potevano evitarlo. Ma tutto ciò adesso è passato. Abbiamo imparato a fare le cose bene, e questo non si ripeterà. E, soprattutto, non dovrebbero giudicarti per quello che hanno fatto altri, anche se questi altri assomigliavano a te nell’aspetto esteriore.
Papà sorride mentre sorseggia la sua tazza.
– Me ne dai un pochino? – gli chiedo.
Per un momento papà appare a disagio. Scuote la testa.
– Lo so, mi guasterebbe – gli dico.
 Anche papà è triste, ma si affretta a sorridere. Mi porge il mio tubo metallico ripieno di quella schifosa pasta untuosa e biancastra. Bevo e papà è contento.

***
– Cosa ti hanno fatto, Rob? Ti hanno picchiato? – domanda papà.
Resto in silenzio.
– Chi è stato?
– I compagni di scuola… a ginnastica… ho detto che non potevo salire la corda. Hanno iniziato a chiamarmi imbranato, mi hanno detto che ho un design di merda… Papà, non voglio tornare a scuola!
Papà mi abbraccia.
– Però ci sono altre cose che tu puoi fare meglio di loro.
– Lo so, ma quando faccio movimenti che loro non possono fare, o buoni ragionamenti, è peggio… mi chiamano mostro e mi guardano con disprezzo.
Gli occhi di papà brillano.
– Ti accetteranno, Rob. Abbi pazienza. Questo è solo un brutto momento.
Indico la tazza di papà. Lui mi avvicina il mio tubo metallico. Bevo da quello e papà sorride.

***
Singhiozzo in maniera incontrollata. Papà mi guarda con occhi vitrei. Non sa cosa fare.
– Le ho confessato che mi piaceva – gli dico – e lei ha iniziato a prendermi in giro… Mi ha risposto che non sarebbe mai potuta uscire con un simile mostro, che gli umani e i robot non possono fare coppia… e come avevo il coraggio di pensare che avrebbe accettato, che la umiliavo solo con l’averglielo chiesto...
Papà mi abbraccia.
Indico la sua tazza e lui mi porge il mio tubo metallico.
Con un colpo getto il tubo per terra; con un rapido scatto tolgo a papà la sua tazza e la porto alla bocca. Mi appresto a bere mentre papà lotta frenetico per tentare di strapparmela e mi guarda con orrore.
La mia vista si annebbia. A ogni sorso sento più deboli le urla di papà.

***
Papà, mamma, Dan e Cris sono in prima fila, davanti alla mia bara. I loro volti manifestano tutto il dolore che può mostrare esternamente il volto di un robot. Non hanno familiarità con i funerali, nessuno dei presenti ce l’ha, ma capiscono che devono seppellirmi perché la mia carne non causi problemi decomponendosi. Sembra che abbiano obbligato alcuni miei compagni di classe ad assistere al funerale. I loro volti robotici non esprimono nulla.
Papà appoggia con delicatezza il mio tubo metallico di latte sopra la bara.
            
(Nota introduttiva e traduzione dallo spagnolo di Giuliana Acanfora)

9 commenti:

  1. Con vero piacere rivolgo a Ismael un cordiale benvenuto sulle pagine e tra i collaboratori di Pegasus Sf. La sua narrativa fantascientifica, di indubbio valore, è molto gradevole.

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  2. La vita è una lunga lotta per l'adattamento. Anche quella dei robots. Simpatico e divertente racconto, geniale per avere condensato tutta un'esistenza cibernetica in poche righe. Pervaso di sottile malinconia, è scritto molto bene, con brio.

    Giuseppe Novellino

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  3. Molto bello. In questa storia viene abilmente mescolata la fantascienza con il razzismo.
    Il racconto poi induce al lettore un continuo senso di dolore, sperando nel lieto fine che invece non c'è.
    Beh, io mi sono immedesimato.
    Complimenti.

    Antonio Ognibene

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  4. Bello, il finale non me l'aspettavo.

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  5. Grazie per i commenti. Volevo mostrare che la discriminazione è un argomento avanti e indietro. In generale, gli argomenti utilizzati da un gruppo per discriminare contro un altro può essere usato quasi con le stesse parole, per giustificare una discriminazione contraria se il gruppo di dominanti e dominati sono scambiati. Nel caso della storia, le parole sono esattamente gli stessi. Esistono esempi curiosi nel mondo reale. In Spagna, negli anni prima della crisi economica, i razzisti spagnoli hanno usato il termine dispregiativo "sudaca" per riferirsi a poveri immigrati sudamericani. Ma di recente ho sentito una parola nuova, "nordaca" definisce ironicamente immigrati del nord (soprattutto spagnola) che, essendo impoveriti, andano al sud (in Sud America) per lavorare. Come si vede, il linguaggio è rotondo.

    Ismael Rodríguez Laguna

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  6. Grazie della tua delucidazione, Ismael, soprattutto grazie della tua collaborazione a Pegasus Sf. Spero tanto di poter ancora pubblicare i tuoi racconti, molto belli, avvincenti, e resi altrettanto bene dall'ottima traduzione di Giuliana Acanfora, cui vanno immensi ringraziamenti.
    Infine, Ismael, complimenti per il perfetto italiano.
    Paolo Secondini

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  7. Per quanto riguarda l'italiano del mio commento, confesso che ho ricevuto qualche aiuto. Mio fratello ha vissuto a Trieste per due anni, e ha corretto il mio testo. Ma io non voglio perdere l'opportunità di affrontare i lettori nel miglior modo possibile.

    Sarò lieto di incontrarci di nuovo qui con un altro dei miei racconti.

    Naturalmente, grazie mille a Giuliana per la sua eccellente traduzione.

    Ismael

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  8. Carissimo Ismael, il piacere di incontrarti su Pegasus Sf, attraverso un altro tuo interessante racconto, è tutto nostro. Oltre che scrittori, noi siamo, prima di tutto, appassionati, attenti lettori, e leggere storie di altri autori ci aiuta a capire, a conoscere e, sicuramente, a migliorare. C'è, infatti, tanto, anzi tantissimo, da apprendere dagli altri.
    Affida pure a Giuliana la traduzione dei tuoi racconti: saprà renderli in italiano in tutta la loro bellezza narrativa.
    A presto, dunque, e grazie ancora della tua gentile collaborazione.

    Paolo

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  9. Dimenticavo, Ismael: se mi comunichi (privatamente, se credi) il tuo indirizzo di posta elettronica, potrò puntualmente informarti di tutte le nuove pubblicazioni su Pegasus Sf e di tutti i commenti relativi ai tuoi racconti. Grazie.

    Paolo

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