venerdì 28 marzo 2014

Le sponde di Peppe Murro

Forse stavano lì per caso, ma si erano incontrati e si erano guardati negli occhi o forse nell’anima.
Stavano lì, fermi, da una parte e dall’altra del mare e si guardavano, talvolta si salutavano agitando le braccia. E si dicevano cose, gettavano al vento pensieri che aprivano a sorrisi dal sapore di salsedine.
Le sponde non separavano e Il mare sorrideva, sdraiato fra quelle terre, mentre i due si parlavano, talvolta si sorridevano.
Era dolce persino l’ansia dell’attesa, certo che qualcuno, dall’altra parte, sarebbe venuto…
E di là dal mare qualcuno veniva… a rischiarare la notte, a lacerare le nebbie.
Poi un giorno più nessuno, non parole non gesti non presenze.
E di qua dal mare chi aspetta ancora guarda l’altra sponda. Per la prima volta ne scopre la desolazione…nessuno verrà, nessuno a dire parole…
E impietrito comprende che il silenzio l’assenza l’orribile vuoto sono l’unico modo di far capire, di non scoprirsi il cuore, di indicare, in silenzio, le strade divergenti della vita…


Non si sa bene perché il vento racconti ancora questa storia, mentre copre di nulla il passato del pianeta morto Ohogon, e la polvere scivola lenta, dissolvendo memorie, carezzando di continuo dune ferite.

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