mercoledì 25 novembre 2015

LA LAGUNA DI CUBELLI di Fernando Sorrentino


A sud est della pianura di Buenos Aires si trova la laguna di Cubelli che è familiarmente conosciuta col nome di “lago del Caimano Ballerino”. Questo nome popolare è immediato ed espressivo, ma —così come è stato stabilito dal dottor Ludwig Boitus— non risponde alla realtà.
In primo luogo, “laguna” e “lago” sono casi idrografici distinti. Nel secondo, benché il caimano —Caiman yacare (Daudin), della famiglia Alligatoridae— sia tipico dell’America, si dà il caso che questa laguna non costituisca l’habitat di nessuna specie di caimano.
Le sue acque sono estremamente salubri, e la sua fauna e la sua flora sono quelle abituali delle varietà che si sviluppano nel mare. Non può, per tal motivo, considerarsi anomalo il fatto che in questa laguna si trovi una popolazione di circa centotrenta coccodrilli marini.
Il “coccodrillo marino”, ossia il Crocodilus porosus (Schneider), è il più grande di tutti i rettili viventi. Suole raggiungere una lunghezza di circa sette metri e pesare più d’una tonnellata. Il dottor Boitus afferma d’aver visto, sulle coste della Malesia, vari esemplari che superavano i nove metri e, in effetti, ha scattato e fornito fotografie che intendono provare l’esistenza di esemplari di tale grandezza. Essendo però stati fotografati in acque marine, e senza punti esterni di riferimento relativo, non è possibile determinare con precisione se questi veramente avessero la dimensione che loro attribuisce il dottor Boitus. Sarebbe assurdo, è chiaro, dubitare della parola d‘un ricercatore tanto serio e dalla carriera tanto brillante (pur se dal linguaggio un po’ barocco), ma il rigore scientifico esige convalidare i dati secondo metodi inflessibili che, in questo specifico caso, non sono stati posti in pratica.
Succede, tuttavia, che i coccodrilli della laguna di Cubelli possiedono esattamente tutte le caratteristiche tassonomiche di quelli che vivono nelle acque prossime all’India, alla Cina e alla Malesia, onde spetterebbe loro in tutta legittimità il tassativo nome di coccodrilli marini o Crocodili porosi. Esistono, però, alcune differenze che il dottor Boitus ha diviso in caratteristiche morfologiche e caratteristiche etologiche.
Tra le prime la più importante (o, a dir meglio, l’unica) è la dimensione. Così come il coccodrillo marino dell’Asia raggiunge i sette metri di lunghezza, quello che abbiamo nella laguna di Cubelli arriva appena, nel migliore dei casi, a due metri, misura che si ottiene a partire dalla punta del muso fino alla punta della coda.
Riguardo alla sua etologia questo coccodrillo è, secondo Boitus, “incline ai movimenti musicalmente concertati” (o, più semplicemente, “ballerino”, com’è chiamato dalle persone del villaggio di Cubelli). È largamente risaputo che i coccodrilli, stando a terra, sono tanto inoffensivi quanto uno stormo di colombe. Riescono a cacciare ed uccidere solo se si trovano nell’acqua, che è il loro elemento vitale. In esso afferrano la preda tra le loro mandibole dentate e, imprimendo ad essi stessi un veloce movimento di rotazione , la fanno girare sino ad ucciderla; i loro denti non hanno funzione masticatoria ma sono esclusivamente disegnati per imprigionare ed ingerire, intera, la vittima.
Se ci portiamo sulle rive della laguna di Cubelli e mettiamo in funzione un riproduttore di musica avendo preventivamente scelto un brano adatto al ballo, vedremo in seguito che —non diciamo tutti— quasi tutti i coccodrilli escono dall’acqua e, una volta sulla terra, cominciano a ballare al ritmo della melodia in questione.
Per tali ragioni anatomiche e comportamentali questo sauro ha avuto il nome di Crocodilus pusillus saltator (Boitus).
I loro gusti risultano essere ampi ed eclettici ed essi non sembrano far distinzione tra musiche esteticamente valide ed altre di scarso pregio. Accolgono con uguale allegria e buona predisposizione tanto composizioni sinfoniche per balletto che ritmi popolari.
I coccodrilli ballano in posizione eretta solo poggiando sulle zampe posteriori di modo che, in verticale, arrivano ad una statura media d’un metro e settanta centimetri. Per non strascicare la coda sulla pista, la sollevano ad angolo acuto mettendola quasi parallela al dorso. Allo stesso tempo le estremità anteriori (che ben potremmo chiamare mani) seguono il ritmo con diversi gesti assai simpatici, mentre i denti giallastri sfoggiano un enorme sorriso di ottimismo e soddisfazione.
Alcuni del villaggio non sono affatto attratti dall’idea di ballare con dei coccodrilli, ma tanti altri non condividono questo rifiuto e certo è che, ogni sabato all’imbrunire, si vestono di gala e confluiscono sulle rive della laguna. Il club sociale e sportivo di Cubelli ha lì installato tutto il necessario perché le riunioni risultino indimenticabili. Le persone possono anche cenare nel ristorante edificato a pochi passi dalla pista da ballo.
Le braccia del coccodrillo sono poco estese e non arrivano a toccare il corpo del partner. Il cavaliere o la dama, che a seconda dei casi balla col coccodrillo femmina o col coccodrillo maschio prescelto, posa ognuna delle sue mani su una spalla del proprio compagno. Onde effettuare questa operazione conviene distendere al massimo le braccia e mantenere una certa distanza; poiché il muso del coccodrillo è assai pronunciato, la persona dovrà avere la precauzione di piegarsi il più possibile all’indietro: benché in poche occasioni si siano registrati episodi sgradevoli (come ablazione di narice, rottura di globi oculari o decollazione), non si deve scordare che, poiché nella sua dentatura s’incontrano resti cadaverici, l’alito di questo rettile è ben lungi dall’essere attraente.
Tra i cubelliani corre leggenda che, sull’isoletta che occupa il centro della laguna, risiedano il re e la regina dei coccodrilli che, a quanto pare, non l’hanno mai abbandonata. Si dice che ambedue gli esemplari abbiano oltrepassato i due secoli di vita e, forse a causa dell’età avanzata, forse per mero capriccio, non hanno mai voluto partecipare ai balli indetti dal club sociale e sportivo.
Le riunioni non vanno molto oltre la mezzanotte poiché a quell’ora i coccodrilli cominciano a stancarsi e probabilmente ad averne a noia; d’altra parte viene loro fame e, siccome l’accesso al ristorante è a loro vietato, desiderano tornare in acqua in cerca di cibo.
Quando viene il momento in cui nessun coccodrillo è rimasto sulla terraferma, le dame e i cavalieri fanno ritorno al villaggio alquanto stanche ed un po’ tristi, ma con la speranza che forse al prossimo ballo, o forse in qualche altro più in là nel tempo, il re o la regina dei coccodrilli, o forse ambedue contemporaneamente, abbandonino per qualche ora l’isoletta centrale e intervengano alla festa. Con questa aspettativa ogni cavaliere, benché si guardi dal manifestarlo, nutre l’illusione che la regina dei coccodrilli lo scelga come compagno di ballo; lo stesso avviene con tutte le dame, che aspirano a formar coppia col re.

 Prima pubblicazione in lingua originale in: Cuadernos del Minotauro (direttore: Valentín Pérez Venzalá), anno IV, n.° 6, Madrid, 2008, pagg. 117-120. La presente traduzione italiana è stata condotta su una più recente rielaborazione del testo operata dall’autore e presenta solo leggere modifiche rispetto a quella summenzionata.                                                           
(Traduzione e nota di Mario De Bartolomeis)


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