mercoledì 26 giugno 2013

LA MONTAGNA di Maurizio Setti

Non mi pareva vero, avevo quasi raggiunto la cima ed ero felice come un bambino che muove i primi passi. Per arrivare fin lassù l'escursione non è stata affatto semplice anzi, ho dovuto assistere alla perdita dei mie due compagni di cordata, impotente e impassibile. Prima uno e poi l'altro li ho visti precipitare in fondo a quel crepaccio. È stato orribile. Loro imploravano aiuto ed io li osservavo sconcertato e confuso senza muovere un dito. Poi come se niente fosse ho arrotolato la corda, ho messo lo zaino in spalla e ho proseguito il cammino.
Ad ogni passo che facevo pensavo ai due disgraziati e alla loro tragica fine, ma io sentivo il bisogno quasi mistico di andare avanti, come se una forza irresistibile mi spingesse da dietro. Il sole era alto e cocente e quasi le mie gambe stavano cedendo alla tentazione di afflosciarsi e riposare. Mancavano ormai pochi metri alla guglia in granito, simbolo della vetta che stavo scalando e già il mio cuore aveva raggiunto il picco delle palpitazioni. Non avevo più saliva in gola, ma il traguardo era ormai prossimo e mentre mi stavo pregustando l'idea dell'impresa personale, già immaginavo i titoli sui giornali: Trio di alpinisti tenta l'impresa impossibile, solo uno ce la fa.
Pensavo alle interviste e alle comparsate nei vari talkshow e tutto ciò mi stava gasando portandomi a toccare quasi il cielo con un dito. Ero proprio a due passi dalla croce e intravedevo già il riflesso del sole che rimbalzava sul metallo del simbolo cristiano.
Un ultimo sforzo, e tutto avrebbe avuto finalmente un senso. Stavo per toccare il basamento della croce, quando da dietro sento afferrarmi un piede, e con forza sovrumana tirarmi giù. Non potevo credere ai miei occhi, stavo scivolando sempre più in fondo e non capivo chi o cosa mi stesse afferrando. Vedevo la cima allontanarsi sempre più, cominciai ad urlare, a implorare aiuto, cercando qualche appiglio tra i sassi e le sterpaglie ma tutto pareva essere contro di me. A un certo punto mi blocco rimanendo sospeso a mezz'aria. Sono appeso ad una corda e non posso né scendere né salire. Poi guardo in basso, giù nel crepaccio e intravedo due corpi accasciati l'uno accanto all'altro: sono i miei due compagni di cordata. Cerco con le poche forze che mi rimangono di arrampicarmi fino al ciglio del burrone, sto quasi per mettermi in salvo quando ai miei lati vedo due corde perfettamente tirate.
Qualcuno sta salendo! Mi sta raggiungendo! Ora li vedo, sono loro...ma com'è possibile?
I miei compagni erano lì accanto a me, stavano salendo così rapidamente che non mi sembrava realmente e umanamente possibile. Cercavo di fuggire ma invano, uno di loro mi addenta un piede e non lo molla, sentivo la pelle strapparsi di dosso; urlavo agonizzante dal dolore, forse l'unica via di fuga sarebbe stata quella di tagliare di netto le corde dei compagni. Li avrei condannati a morte una seconda volta, ma ciò non rappresentava ormai più alcun problema. Sfoderai il mio inseparabile coltellino Opinel dalla guaina e con un colpo secco separai la corda del primo compagno in due parti, poi mi voltai di lato e feci la stessa cosa col secondo compagno.
Li vedevo precipitare giù nel crepaccio, destinati inesorabilmente a soccombere negli inferi della terra, nessuno li avrebbe mai più trovati. Mentre mi pregustavo tutto ciò, un moschettone mi colpì una mano, poi di seguito una piccola manciata di sassi mi franò addosso. Alzai la testa e vidi moschettone dopo moschettone, staccarsi dalla roccia ogni appiglio che mi consentiva di rimanere sospeso a mezz'aria come un salame. Vidi che la mia corda era legata incomprensibilmente con le altre due; il cuore mi salì in gola, mentre vedevo cadere i due disgraziati mi rendevo conto che precipitavo insieme a loro.
Ero spacciato, condannato dal mio stesso cinismo e dal desiderio insanabile di arrivismo.
Prima di schiantarmi al suolo girai l'Opinel verso di me, e...

3 commenti:

  1. Sono valtellinese e ho apprezzato questo racconto fantastico sulla montagna. La storia di una impietosa e arcana nemesi che si consuma nel panorama incantato delle vette e delle pareti rocciose. Bello e incalzante nel suo ritmo.

    Giuseppe Novellino

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  2. Ti ringrazio...sono di Gorgonzola ( paese della primissima provincia milanese) ma ciò non toglie il fascino che la montagna a volte esercita su di me pur non frequentandola così spesso.

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