sabato 12 ottobre 2013

UN NOVELLINO AL SIMPOSIO di Sauro Nieddu




Mvrust Vrusthùm si affacciò timidamente nell'enorme sala dei ricevimenti, costruita apposta per l'occasione. Era il primo Simposio Intergalattico a cui partecipava, e non era abituato allo sfarzo e le raffinatezze delle grandi occasioni extramondane.
Era anche il primo simposio cui fosse stato ammesso il suo popolo, gli Trhuvùm di Hurmtrùh. Su di lui pesava la responsabilità di rappresentare il suo pianeta, ma soprattutto di provare, con la sua abilità, che i Trhuvùm avevano le carte in regola per esercitare il commercio nella la Grande Comunità Interstellare.
In realtà, l'imbarazzo e il disagio di Mvrust erano dovuti a qualcosa di molto più prosaico; gli Trhuvùm erano la dodicesima specie polipoide a essere ammessa al Simposio, ma, tra queste, erano sicuramente quelli dalle dimensioni più ridotte. Uno Trhuvù di medie dimensioni era alto appena qualche decina di centimetri e Mvrust, pur essendo considerato piuttosto grosso, si sentiva poco più che un microbo. Si era arrampicato fino a metà dello stipite della grande porta d'ingresso e osservava gli altri ambasciatori, disinvolti come nel loro ambiente naturale, che scambiavano convenevoli e chiacchieravano allegramente nel salone.
Mvrust sapeva che il suo posto sarebbe stato in mezzo alla mischia, a discutere di questioni intergalattiche, intento a promuovere nuovi accordi commerciali. Ma nonostante i sensi di colpa per il mancato svolgimento del suo dovere, proprio non gli riusciva di prendere coraggio ed entrare.
Osservava i goffi Sherif bruchiformi dalle centinaia di arti, e si chiedeva come avrebbe fatto ad attraversare il salone senza essere calpestato. Teneva d'occhio i grossi lumaconi di Brewew, col loro strano modo di procedere in retromarcia, e pensava a quanto fosse difficile, per loro, accorgersi di un minuscolo Trhuvù che gli attraversasse il cammino. Quelli che lo atterrivano maggiormente erano i sauroidi di stirpe fraifughiana; uno dei loro piedi enormi avrebbe potuto schiacciare qualche centinaio di Trhuvùm contemporaneamente.
Fu così che Mvrust rimase appeso allo stipite per tutta la durata della riunione informale, a chiedersi se la chiusura di un buon contratto valesse il rischio della sua vita.
Arrivò l'ora del pranzo di gala, e i delegati iniziarono a defluire a gruppetti dal salone. Mentre il piccolo polpoide fissava affascinato la moltitudine di esseri alieni dalle forme più improbabili, sentì un rombo tremendo alle sue spalle. Istintivamente si lasciò cadere, pronto a riparare sotto il ripiano da buffet accanto alla porta. Il volo però si arrestò a mezz'aria; il fraifughiano alle sue spalle, preoccupato per le conseguenze della caduta, aveva allungato una mano riuscendo a prenderlo al volo. Il gigante si schiarì ancora la voce:
– Mhumrhum...
Mvrust, terrorizzato, si schiacciò sul palmo della mano.
– Salve amico! Scusa se ti ho spaventato, ma ero curioso di scambiare due chiacchere con te. Non avevo mai incontrato personalmente uno Trhuvù.
Mvrust, non senza qualche esitazione, si decise ad alzare lo sguardo.
– Mhumrhum, Mhumrhum... scusa la maleducazione; temo di non essermi presentato. Sono Jerry Potter, in rappresentanza di Cretaceus... e tu devi essere l'ambasciatore di Hurmtrùh... come membro anziano del Simposio, sono lieto che il vostro pianeta si sia finalmente unito alla comunità intergalattica.
Mvrust, sollevato dall'apparente civiltà del suo interlocutore, si sollevò sui tentacoli allungandone uno nel tipico gesto di saluto hurmtruhiano. Poi si accorse della gaffe e lo ritirò subito; l'unica cosa che avrebbe potuto stringere, col suo tentacolo, era la verruca alla base di un dito del fraifughiano.
– Mi chiamo Mvrust.
Disse semplicemente.
– Bene Mvrust, che ne dici di dirigerci subito alla sala dei banchetti? – Jerry Potter fece un attimo di pausa, poi riprese con un’ombra d’imbarazzo – Noi fraifughiani di norma non lasciamo passare troppo tempo tra un pasto e l'altro, non conosco la fisiologia Trhuvùm, ma io sto crepando di fame...
Terminò il sauroide con un sogghigno. La vista della sua dentatura causò un altro sobbalzo al piccolo Trhuvù, che però, stimolato dalla conversazione dell'altro, smise di sentirsi in pericolo e spiegò:
– Noi possiamo stare molto tempo a digiuno, ma almeno, quando saremo seduti tutti a tavola, non rischierò di farmi calpestare da voialtri...
– Ah, è per questo che sei rimasto appeso alla porta per tutta la riunione?
– Sì.
Ammise Mvrust.
– Ma non hai motivo di preoccuparti... la maggior parte dei delegati è attenta a questi particolari... è da quattro Simposi che non occorre un caso di calpestamento! L'ultimo capitò al povero Gwerk, della delegazione jiuviussiana; ma dopo quell’incidente diplomatico le regole sono diventate molto più restrittive, ti assicuro che i tuoi timori sono del tutto infondati.
– Se lo dici tu... – replicò senza troppa convinzione – ma dubito che possa capirmi; nessuno deve aver mai cercato di calpestare te.
– Mhumrhum, Mhumrhum... – rise Jerry – non hai tutti i torti... ma non preoccuparti, ti farò io da wrembefn... – il gigantesco sauroide rise ancora, scosse il capo, poi si corresse in intergalattico – da guida, volevo dire. Vedrai che con un veterano dei Simposi come me al tuo fianco, ti ambienterai in un attimo.
Detto ciò, posò Mvrust sul capiente incavo della sua spalla e s'incamminò verso il salone del banchetto. Il Trhuvù, pur sentendo lesa la sua dignità di ambasciatore nel farsi trasportare in quel modo, decise saggiamente di mettere da parte l'orgoglio in favore della sicurezza.

Approdarono a una grande tavolata. Jerry si mise comodo accanto a un uccelliforme snello, dal grande becco minaccioso, posando delicatamente Mvrust tra se e un insignificante ameboide.
– Ragazzi, vi presento il mio amico Mvrust; primo delegato ufficiale di Hurmtrùh. Mvrust... – continuò rivolto verso l'uccelliforme – lui è Xiurxiox, ma lo chiamano tutti X, del pianeta Wshwea, Lui invece...
– Io sono Piroddi, rappresentante di Pruddaxi. Piacere di averti qui.
Lo interruppe telepaticamente l'ameboide.
– Sempre il primo ad accaparrarti le novità, eh Jerry?
Ironizzò invece X.
– Non c'è niente di male, o sbaglio? A essere socievoli.
Replicò Jerry con un sorriso che metteva in mostra la formidabile dentatura.
– Per niente, assolutamente.
Si affrettò a rispondere X. Anche Piroddi dovette convenire:
– A parte i Bo-lafizreshh, tutte le razze della comunità considerano la socievolezza come una virtù...
– Beh... – disse deciso Mvrust. – non fosse per te, probabilmente starei ancora appeso alla porta; non posso che ringraziare.
– Non hai nulla di che ringraziare invece; è questo il vero spirito del Simposio. Io non ho fatto niente di che; cerco solo di essere un buon cittadino dello spazio.
– Già... – comunicò Piroddi – un tempo, in un Simposio come si deve, il padrone di casa non avrebbe mai lasciato che un ospite si sentisse a disagio. Il problema è che ultimamente i Simposi stanno diventando una routine; sono organizzati bene, ma manca il calore e l'accoglienza dei vecchi tempi.
– Bah – polemizzò X – i simposi sono sempre stati occasioni per fare business, e il calore dei vecchi tempi era dovuto solo al fatto che essendo di meno, ci si conosceva meglio. Del resto non credo che l'accoglienza che Jerry ha riservato a Mvrust, sia del tutto disinteressata...
Concluse in maniera sgradevolmente insinuante.
– Tu e il tuo defecante becco affilato! – ringhiò Jerry – Fosse per te esisterebbero solo gli affari. Non nego che il governo di Cretaceus abbia i suoi interessi verso le miniere di platino hurmtruhiane, ma abbiamo tutto il tempo per stipulare contratti. Personalmente non sopporto che il rappresentante legale di un intero pianeta, che ha percorso parsec su parsec per arrivare qua, debba starsene appollaiato sullo stipite di una porta senza che gli organizzatori lo degnino di uno sguardo! Su Cretaceus una cosa simile...
– Lascialo perdere Jerry! – intervenne ancora l'ameboide – non vedi che cerca solo di farti perdere le staffe?
Jerry si voltò verso l'ameboide, poi verso lo wshweano che ora sghignazzava apertamente.
– Dannazione a te X! E a me che ci casco sempre... – allargò lo sguardo a tutta la sala – ma, non hanno ancora iniziato il servizio! Domani Ghimifiurythest si troverà un bel reclamo ufficiale sulla scrivania, è il peggior simposio cui abbia presenziato.
Mvrust finalmente cominciava a sentirsi a suo agio; che Jerry fosse interessato a fare affari con Hurmtrùh non era certo un problema, dopotutto anche lui era lì per quello... ma almeno in quel gruppetto di alieni si sentiva trattato da pari; un essere pensante tra esseri pensanti. Un bel passo avanti dai tempi in cui era un semplice orpello della porta d'ingresso! Tuttavia (anche se non lo disse) non era affatto d'accordo con le proteste di Jerry; certo, era il suo primo Simposio, ma gli sembrava impossibile organizzare il banchetto in maniera più efficiente.
Nella sala erano rappresentate almeno un migliaio di culture planetarie, ognuna dei quali con i suoi gusti in fatto di cibo, eppure il padrone di casa avrebbe accontentato tutti, anche se non alla svelta come pretendeva Jerry. Il lavoro che stava dietro a quel banchetto lo lasciava senza parole; Hurmtrùh sarebbe dovuto crescere ancora molto, prima di candidarsi a ospitare un Simposio Intergalattico. Si chiese da quanti mondi diversi provenissero le vivande, e quanti cuochi esperti lavorassero nelle cucine del Simposio. Ma nonostante questo sforzo immane, Ghimifiurythest si sarebbe trovato con la scrivania sepolta dai reclami; roba da matti.
Il servizio non tardò comunque molto a iniziare. Mvrust sentiva voci che si levavano da destra e manca per lagnarsi della scarsa cottura di una pietanza, o di un'altra servita con troppe spezie, ma non ebbe personalmente nulla di cui lamentarsi, anzi...
Sebbene gli Trhuvùm fossero tra i pochi, veri onnivori dello spazio interstellare, capaci di nutrirsi di qualunque materia organica e di molte inorganiche, i cuochi di Ghimifiurythest non si limitarono a nutrirlo; lo deliziarono. Ebbe uova di Vutvhùm freschissime, dell'uvrhùm croccante come appena colto dalle serre hurmtruhiane, persino del succo di muhurhùt, inebriante come non ne aveva mai bevuto, e tumhùv, ruvhùr e vuvuvhù in abbondanza.
Perfino Jerry, quando gli fu servito l'enorme vassoio stracolmo di grosse polpette, smise di protestare per mangiare a quattro palmenti. Nella loro piccola combriccola, l'unico a tener viva la conversazione era Piroddi, che comunicando per via telepatica non aveva nessun problema a deglutire e parlare contemporaneamente. Il Trhuvù iniziava a pensare di trovarsi nel paradiso della pace interrazziale.
Eppure a un certo punto accadde l'impensabile; dall'altro lato del tavolo si levarono voci rabbiose, non le semplici proteste a cui tutti avevano ormai fatto il callo; rabbia, autentica furia. Mvrust vide che i suoi amici si sporgevano a osservare il fondo della tavolata, ma il tavolo era ingombro di vassoi, bottiglie e altri contenitori di dimensioni tali da impedirgli la visuale. Con assoluta nonchalance (probabilmente dovuta alla complicità del succo di muhurhùt) si arrampicò sul braccio di Jerry per capire il motivo del trambusto.
Arrivato all'altezza della spalla, vide che il delegato umano della Terra si era alzato in piedi e inveiva furiosamente contro il padrone di casa, questi appariva in imbarazzo (sempre che agitare i tentacoli verso l'alto avesse tra i Gitrumy lo stesso significato che tra la sua gente). L'umano, dopo aver sbraitato per un po', si voltò e lasciò la sala. Anche tutti gli altri ambasciatori scimmioidi si alzarono e seguirono l'umano verso l'uscita. Ghimifiurythest sprofondò nella sua poltrona lasciando che i tentacoli ricadessero mollemente attorno a lui.
Purtroppo per Mvrust, l'udito non era il senso più sviluppato tra i Trhuvùm, inoltre il baccano era tale da confondere le parole pronunciate dall'umano, che tra l'altro parlava un pessimo intergalattico; in pratica il Trhuvù non riuscì nemmeno a farsi un’idea dell'accaduto.
– Jerry, tu ci hai capito qualcosa?
Domandò al gigantesco fraifughiano. Jerry, che nell'eccitazione del momento non aveva percepito la scalata del suo amico, sentendo la voce così vicina fece uno scatto che per poco non sbalzò Mvrust dalla sua spalla.
– Ah, sei tu! Dovresti avvisarmi quando ti arrampichi... - lo rimproverò bonariamente – ... se mi fosse venuto il solito prurito, ti avrei schiacciato senza neanche accorgermene.
– Hai ragione, scusa, solo che non riuscivo a veder niente, da laggiù, e sono salito istintivamente... ma si può sapere che è successo? Ho visto gli scimmioidi lasciare il banchetto ma non sono riuscito a sentir nulla.
– Hai appena assistito a una lezione di alta diplomazia. – lo informò il sauroide sollevandolo delicatamente e rimettendolo al suo posto – ma non è il caso di parlarne ora, il povero Ghimifiurythest è già abbastanza affranto. Ne parliamo più tardi, dopo pranzo.
Nella sala dei banchetti regnò un profondo silenzio per una buona decina di minuti. Poi il vocio riprese con rinnovato vigore. Solo che ora le conversazioni si erano spostate su argomenti neutrali, e la nota di allegria delle voci nella sala, in molti casi suonava forzata.
Mvrust continuò a mangiare in silenzio seguendo l'esempio dei suoi vicini. Si riteneva fortunato a essere capitato in tale compagnia; dal loro gruppetto emanava un'aura di pacata civiltà, del tutto assente, ahimè, in molti dei delegati circostanti.
La maggior parte dei commensali era ancora intenta a riempirsi lo stomaco, quando Mvrust, X e Jerry udirono la voce sottile di Piroddi insinuarsi nelle loro menti.
–Ragazzi, che ne dite di andare subito in sala meditazione e occupare un privè? Tra un po' si alzeranno tutti e farci spazio diventerà complicato.
Jerry si sollevò immediatamente e raccolse Mvrust e Piroddi posandoli sulle sue spalle.
–Scusate se mi sono permesso – disse mentre uscivano – ma la sala da meditazione non è qui all'angolo, e al vostro passo...
–Ho sempre trovato il mio passo più che sufficiente alle mie necessità!
Protestò Piroddi dignitosamente. X passò avanti al sauroide, che si era immobilizzato distratto dalla conversazione.
–Su, muovetevi! I primi stanno già arrivando.
Trovarono la sala da meditazione quasi vuota. Il Jerry si avviò decisamente verso uno dei privè in fondo a quell'ambiente titanico. Scostò delicatamente le tende e quando il resto della combriccola si fu accomodato, le richiuse e avviò il sigillatore.
I quattro restarono a guardarsi in faccia per dieci minuti, poi Mvrust, in preda all'impazienza cronica della sua razza, si stufò e chiese delucidazioni sull'accaduto.
– Ehm, allora qualcuno si decide a spiegarmi perché gli scimmioidi erano così arrabbiati?
– Dunque Mvrust... – esordì Jerry Potter – come saprai, i Fruskyen del sistema...
– Scusa Jerry... – lo interruppe X – ma è meglio se lasci raccontare a Piroddi, credo che abbia percepito l'accaduto meglio di...
– Beh, è noto che noi razze telepatiche abbiamo una marcia in più nelle contrattazioni diplomatiche. – lo interruppe a sua volta la voce mentale di Piroddi con un irritante senso di soddisfazione – In ogni caso... Mvrust, i Fruskyen sono una popolazione sauroide affine al nostro Jerry; il loro delegato, Rung-Ah, lo avrai certamente notato, sedeva accanto all'umano che ha fatto quella scenata.
Mvrust annuì.
– Come saprai, esiste un sistema di regole complicatissimo per i banchetti multirazziali come questo. Ovviamente solo l'organizzatore ha l'obbligo di conoscerle tutte, ma tutti sanno, per esempio, che a un banchetto intergalattico una pietanza non deve mai offendere i commensali, né può avere un aspetto troppo simile a quello di un invitato; pensa se tu vedessi che il tuo vicino che si ingozza di polpi terrestri, che sono morfologicamente simili a voi, oppure di esseri della tua stessa razza...
– Non credo che la cosa mi turberebbe in nessun modo – disse Mvrust con una certa sicurezza – figuratevi che noi stessi, nei periodi di surplus, mangiamo i nostri piccoli, dovreste assaggiarli, dico davvero! Sono semplicemente deliziosi.
– Mhumrhum, Mhumrhum, se io vedessi qualcuno mangiarsi un cucciolo fraifughiano, lo sbranerei seduta stante.
Disse Jerry più serafico che mai.
– Anche noi mangiamo le nostre uova, ma solo se non sono fecondate.
Spiegò anche il taciturno X
– Insomma! – esplose Piroddi – Non era questo il punto. Il punto è che qualcuno è sensibile a questo genere di problematiche, e un certo rispetto è dovuto a tutti i partecipanti al congresso; per questo esiste il regolamento.
– Eppure non capisco che c'entri il delegato Fruskyen con tutto ciò e con gli scimmioidi...
Pensò Mvrust, poi saltò sulla sedia, quando il pruddaxiano lo riprese prontamente; non era abituato ai contatti con razza telepatiche.
– Se mi lasci continuare, ci arrivo subito... l’ambasciatore Fruskyen, adducendo problemi di salute, ha chiesto all'organizzatore di potersi avvalere del proprio cuoco personale. Ghimifiurythest, il peggior organizzatore di simposi che si sia mai visto, ha gentilmente acconsentito. Fin qui niente di male, sarebbe bastato ordinare al cuoco Fruskyen che lavorasse nelle cucine del simposio, in modo che i cuochi autorizzati potessero tenerlo d'occhio. Invece Ghimifiurythest, dopo aver autorizzato Rung-Ah, si è dimenticato del problema. Al Fruskyen non è parso vero; il padrone di casa gli ha servito la propria testa su un piatto d'argento! Ovviamente ne ha approfittato subito per farsi portare in tavola uno Sloath al forno. – Piroddi percepì l'ignoranza di Mvrust sull'argomento e fu pronto a informarlo – Gli Sloath sono degli scimmioidi che nell'aspetto sono quasi identici agli umani, anche se non hanno lo stesso livello intellettuale...
– Né lo stesso gusto.
Commentò Jerry
– ... da quando furono scoperti, un centinaio di cicli fa, i sauroidi li hanno eletti loro pietanza preferita e ne hanno importato l'allevamento in mezzo universo. Ovviamente gli scimmioidi intelligenti hanno accettato questo fatto senza mettersi troppi problemi; dopotutto loro stessi mangiano bestie affini ad altre specie intelligenti... ma un fatto è accettare la questione in generale, un altro è trovarsi a tavola con un sauroide gigante al tuo fianco che divora un essere che potrebbe essere tua sorella, perdipiù cucinato intero, senza un minimo di preparazione a mascherarne l'aspetto. L'ambasciatore terrestre, Johnson Scott, si è giustamente infuriato con Ghimifiurythest, la cui responsabilità era proprio far sì che non succedessero incidenti del genere. Gli altri delegati scimmioidi, per solidarietà hanno lasciato il banchetto e hanno presentato un reclamo al Consiglio Perenne del Simposio. Risultato? Il popolo Gitrumy verrà espulso dal simposio per almeno un paio di edizioni, e la colpa è solo dell'incompetenza di Ghimifiurythest.
– Ma perché Rung-Ah si è dovuto comportare in quell'assurda maniera?– esclamò il Trhuvù, poi rivolgendosi a Jerry – è questo che intendevi per alta diplomazia? A me sembra più un dispetto infantile...
– Forse ti è sfuggito qualcosa...
Insinuò X con un sorriso beffardo.
– E credo di sapere anche cosa. – continuò per lui Piroddi – Il nostro nuovo amico non è molto addentro alle faccende commerciali di quella parte di galassia.
– In effetti è vero – ammise Mvrust – noi non abbiamo contatti commerciali né con gli umani né con Fruskyen.
– Capisco, ma gli umani non c'entrano niente in questa particolare situazione, sono stati solo una pedina; la partita era tra Fruskyen e Gitrumy. Devi sapere che sia gli uni che gli altri sono tradizionalmente tra i migliori fabbricanti e commercianti di pelsiomi. I pelsiomi sono molto richiesti, ma nonostante ciò, entrambi i pianeti avevano messo gli occhi sugli stessi mercati in via di sviluppo. Perciò era inevitabile che tra questi due popoli scoppiasse una tremenda guerra commerciale, senza esclusione di colpi. Ora, Grazie all'astuzia diplomatica di Rung-Ah, i Gitrumy saranno fuori dai piedi per qualche tempo, e di conseguenza non avranno più diritto alle agevolazioni mercantili spettanti ai membri del Simposio. Ciò li porterà dover alzare il prezzo dei loro articoli. Adesso che non hanno più nessuno a contrastarli, nel giro di qualche ciclo, i Fruskyen avranno il monopolio assoluto sui pelsiomi. Capisci cosa intendeva Jerry per alta diplomazia?
– Avete perfettamente ragione, ora che so tutto, devo riconoscere che è stato davvero un colpo niente male.
– Mhumrhum, Mhumrhum... – intervenne Jerry – però anch’io ho delle novità da riferire; vedo che siete rimasti un po'indietro riguardo al mercato alimentare sauroide...
– Ci sono novità?
Chiese X con una certa apprensione; la produzione di spezie per le popolazioni sauroidi, era una delle industrie più importanti del pianeta Wshwea.
– Nulla di cui vi dobbiate preoccupare voi wshweani... finché la nostra dieta sarà basata sulla carne, la vostra produzione non è in pericolo. Solo che ora abbiamo trovato una fonte di proteine notevolmente migliore degli Sloath... dovete sapere che qualche tempo fa c'è stato un piccolo incidente tra noi fraifughiani e gli umani. Una nostra astronave è atterrata su un piccolo pianeta che credevamo disabitato, in realtà vi si era stabilito un piccolo gruppo di terrestri. Questi terrestri però non utilizzavano vestiti, né calzature, inoltre avevano perso l'abitudine radersi... per farla breve, i nostri esploratori li hanno presi per qualche varietà di Sloath selvatici, e se li sono pappati tutti. Riferirono poi che la carne di quegli Sloath era diversa da quella che conoscevamo; nessuno di loro aveva mai mangiato niente di così buono. Solo in seguito, quando scoprimmo il villaggio costruito dagli umani, ci rendemmo conto dell'errore. Comunicammo l'accaduto al governo terrestre prima che lo scoprissero da soli e presentassero un reclamo alla Comunità, ma loro ci chiesero di insabbiare tutto; i coloni divorati erano dei fuorilegge, o qualcosa di simile. Perciò gli umani, più che prendersela a male, ci ringraziarono e preferirono considerare l'incidente come una collaborazione tra polizie planetarie. Ma ormai noi fraifughiani avevamo sentito il resoconto degli esploratori, e tutti eravamo curiosi di assaggiare questa pietanza straordinaria. Dopo qualche ciclo, il nostro corpo diplomatico sulla Terra, riuscì a ottenere, non senza difficoltà, diversi campioni di DNA. Da allora i nostri scienziati hanno imparato a clonare i tessuti umani, e abbiamo invaso il mercato alimentare con un misterioso e squisito nuovo prodotto; il Nuskvit, la famosa carne degli Dei, non è altro che carne umana ottenuta per clonazione. In pochissimo tempo abbiamo conquistato tutti i pianeti sauroidi, ma il Nuskvit è gradito anche a molte atre razze; figuratevi che lo stesso Scott, che si è infuriato tanto con Ghimifiurythest, si era fatto servire delle polpette di Nuskvit trovandole ottime; scommetto che a breve la Terra ci chiederà di iniziare a importarla anche da loro... ovviamente, su quello che vi ho appena detto, acqua in bocca! Non vorrei che qualcun altro si mettesse a produrre Nuskvit in proprio e perdessimo il monopolio.
– Per chi ci hai preso? – sibilò X irritato – È ovvio che le chiacchere tra amici debbano restare tra amici!
– Non volevo mancarvi di rispetto, amici cari, è solo che vorrei vi rendeste conto dell'importanza di quest'informazione...
Si scusò Jerry.
– A proposito di informazioni; star qui a chiaccherare tra noi è certo piacevole, ma tutti abbiamo qualche affare da concludere; forse è il caso di mischiarci alla folla e metterci al lavoro.
Disse malinconicamente Piroddi, gli altri approvarono e tutti e quattro lasciarono assieme il privè.

Il Simposio andava ormai per la conclusione. Mvrust era pienamente soddisfatto dei risultati ottenuti; aveva chiuso una decina di contratti piuttosto importanti per il suo popolo, tra cui quello sulle miniere di platino con Cretaceus. Hurmtrùh, a quanto pareva, era sulla buona strada per diventare un mondo di prima grandezza all'interno della Grande Comunità Intergalattica. Era inoltre felicissimo di aver trovato, del tutto inaspettatamente, dei veri amici. Si ripromise di dedicare il resto della sua vita a combattere i pregiudizi verso le razze aliene, che su Hurmtrùh erano piuttosto radicati.
Il Trhuvù si accomodò al tavolo dove già X, Jerry e Piroddi si davano da fare davanti a un enorme brocca di bourbon. X riempì una piccola tazza per il nuovo arrivato e sollevò la sua coppa per un brindisi.
– Al nostro nuovo amico!
I bicchieri si sfiorarono tintinnando.
– All'amicizia tra i popoli!
Esclamò Jerry, e ancora i bicchieri tintinnarono e il loro contenuto fu vuotato in un fiato.
– Al nostro prossimo Simposio, e a tutto quello che avremo da raccontarci!–propose Piroddi, ma subito avvertì, dalle emanazioni psichiche di Mvrust, che qualcosa non andava – Che c'è amico? Ho detto qualcosa che non va?
Tutti si voltarono ansiosi verso il piccolo Trhuvù. In attesa di delucidazioni.
– Temo che questo non sarà possibile... – mormorò lui a disagio – il fatto è che il prossimo Simposio sarà tra un centinaio dei nostri hur, mentre tra noi Trhuvùm, la vita media è di una decina di hur appena...
Mvrust fu sommerso da una valanga di parole di sincero rincrescimento, espresse con un tono di autentica costernazione.
– Ma non dovete dispiacervi per me, amici – riprese quando le parole iniziarono a diradarsi – cioè, voglio dire che noi ci siamo abituati, alla durata della nostra vita... e anche se io partirò presto per le vasche di Huvm, la nostra amicizia non andrà persa. Vedete, noi Trhuvùm, al momento del trapasso, abbiamo l'abitudine di trasmettere la memoria a coloro che ci sono vicini. È molto probabile che il prossimo ambasciatore verrà scelto tra quelli che serbano la mia esperienza... così, in qualche modo, una parte di me sarà di nuovo qui.
Ci fu un momento di silenzio, poi la voce di Piroddi, piena di calore e commozione, tornò a risuonare nella mente degli altri.
– All'amicizia, che è così forte da sopravvivere alla morte!
Stavolta non ci furono esitazioni, e il tintinnio dei bicchieri echeggiò a lungo nella sala meditazione ormai deserta, prima che anche gli ultimi partecipanti al Simposio, abbandonassero finalmente il pianeta.

6 commenti:

  1. Stile limpido, lineare. Lettura piacevole, a tratti ironica.
    Bel racconto di fantascienza ambientato su mondi alieni.
    Colgo l'occasione per salutare Sauro, che torna con un suo racconto interessante su Pegasus Sf.

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  2. Gran bel racconto, divertente e scritto molto bene.

    Danilo Concas

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    1. Bel racconto, un affresco dell'alienità galattica di notevole rilievo. E mi ha colpito il sottile umorismo, ben dosato e costante, con cui si affrontano le descrizioni e si narrano le vicende. Scritto bene, fluido, si legge con piacere. E lo dice Novellino, che per la fantascienza certo non è un novellino.

      Giuseppe Novellino

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  3. Ringrazio tutti.
    I commenti positivi fanno sempre piacere, ma in questo caso in modo particolare; ho iniziato a scrivere questo racconto forzatamente, intenzionato a inviare qualcosa di nuovo a Paolo, ma senza la minima idea di cosa. Via via che la scrittura procedeva, la storia e i personaggi hanno iniziato a definirsi da soli, e io ad affezionarmi al racconto, fino a che l'affetto non è diventato quasi amore.
    Di solito, al contrario, quando inizio su queste basi, finisco per cestinare ciò che ho scritto!

    Sauro Nieddu

    P.S. A Giuseppe: una volta tanto, riguardo al titolo, si tratta di pura coincidenza; lo giuro.

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  4. Ma certo, Sauro. Ho capito. Il mio cognome è anche un nome comune.
    Se il tuo racconto ti è uscito in modo così felice, è un buon segno, per te come scrittore e per il racconto stesso che potrebbe avere un destino. Magari potresti ampliarlo o trasformarlo in una specie di serie avventurosa. Pensaci.

    Giuseppe Novellino

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  5. Racconto elegante nella struttura narrativa, con una lettura godibile e scorrevole.
    Bello.

    Antonio Ognibene

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